Toti a Controcampo: «Avanti al Centro con Iv, Azione e FI, ma non ci servono leader-rockstar»

Toti a Controcampo: «Poli superati. Avanti al Centro con Renzi, Calenda e settori di FI»
Toti a Controcampo: «Poli superati. Avanti al Centro con Renzi, Calenda e settori di FI»
Martedì 22 Febbraio 2022, 18:41 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 09:30
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Covid: la Lega con FdI ha votato per cancellare il Green pass. Il suo parere qual è presidente Toti? Tempo di riaprire tutto e subito, o avanti con cautela?
«Innanzitutto una puntualizzazione», avverte il governatore della Liguria, ospite a Controcampo, le videointerviste del Messaggero: «Coraggio Italia ha votato per il governo. Da governatore sono stato in prima fila a favore della campagna vaccinale. La pandemia sta effettivamente mollando la presa ed è giusto tornare gradualmente alla normalità. Ma non farei la corsa a chi riapre prima. Il Green pass è uno strumento che la maggior parte dei cittadini ha apprezzato, gli stessi operatori commerciali grazie al Green pass hanno fatto forse il miglior inverno d'Europa rimanendo aperti. Quindi: cancelliamo quelle norme nei tempi e nei modi giusti, senza isterismi».


Il voto della Lega è l'ennesima dimostrazione, però, di un centrodestra che si muove ormai in ordine sparso. Allora è vero che il voto per il Colle ha scompaginato i poli e centrodestra e centrosinistra, per come li conoscevamo, non esistono già più?
«Il centrodestra è un po' scompaginato da assai prima del voto per il presidente della Repubblica. In questa legislatura non è mai rimasto unito in nessuna delle scelte fondamentali. A sinistra Iv ha un pregiudizio nei confronti dei 5Stelle quasi insuperabile, e lo stesso vale per Azione di Calenda. Le due coalizioni certamente necessitano entrambe di una ristrutturazione profonda».


Sempre più voci si levano per evocare larghe intese anche dopo il 2023: lei se le augura o comunque le mette in conto? E, nel caso, con chi?
«Non so quale governo sceglieranno gli italiani, ma mi auguro che lo spirito del governo Draghi resti: concretezza, moderazione nei toni, coraggio nelle scelte. Questo è quello che deve fare il nostro Paese se vuole continuare a crescere».


Ma lei lo vede possibile un modello Draghi dopo il 2023 anche senza Draghi?
«Io spero che i leader politici colgano il meglio di questa esperienza di governo. Ovvero che un grande Paese nelle fasi cruciali deve saper trovare momenti di unità.

Quello su cui lavoro io è cercare di ridare equilibrio alla politica italiana, rafforzando il centro parlamentare, attraverso europeismo, pragmatismo e meritocrazia».

La scorsa settimana si era parlato della nascita di una nuova Margherita, certificata dal notaio, chiamata Italia al Centro, che coinvolgerebbe voi e Renzi. Poi però la frenata. Che fine ha fatto l'obiettivo di gettare le basi per l'organizzazione di un centro autonomo?
«Italia al Centro le confermo che è un bellissimo nome che mi piacerebbe utilizzare. Il mio lavoro è mettere insieme tutte le forze moderate che ci vogliono stare. So che il mio amico Calenda non ama il termine moderati né il termine centro. Diciamo allora tutte le forze popolari, riformiste, liberali, socialiste, che hanno voglia di ridare alla politica la giusta dignità. Cercando di superare le rivalità tra i leader, tutti i distinguo, l'affezione ai marchi di partito, per metterli insieme. Ma questo non è un percorso che si fa in due giorni. Perché è evidente che io, per la mia storia politica, guardo più a un centro che guarda al centrodestra, altri legittimamente si ritrovano meglio a dialogare con il centrosinistra, e mettere insieme queste due concezioni del mondo non è facile. Penso però che tra Italia viva, Carlo Calenda, noi, e anche settori di Forza Italia, non vi siano tutte queste differenze programmatiche. La stessa Lega può essere un interlocutore, nel Pd c'è chi in questo senso ci ha scavalcati a destra come si dice, ma è chiaro che un siffatto movimento di centro dovrebbe dialogare con tutti».


Lei ha citato molti nomi di possibili alleati in questa avventura centrista, da Renzi a Calenda. Tutte personalità, come dire, forti. Il tema dei personalismi rischia di intralciare il progetto centrista?
«A tutti i leader o sedicenti tali consiglio di osservare la storia recente del nostro Paese. Abbiamo bruciato più leader politici che covoni di paglia. Il leaderismo fa parte della comunicazione moderna, però dobbiamo anche restituire un equilibrio alla politica italiana, altrimenti ogni stagione voi giornali sarete costretti a fare aperture a nove colonne su un leader politico che nella stagione successiva non prende più neppure una breve. Noto che negli altri paesi i grandi partiti hanno una classe dirigente in cui una volta uno è premier, un altro leader, un altro ancora ministro, un altro sindaco di una grande città, poi si scambiano i ruoli senza tante drammatizzazioni. Le classi dirigenti si amalgamano anche così».


Insomma, il tempo dei leader unici al comando è finito, dovrebbero fare tutti un passo indietro?
«E' un po' tranchant ma se vogliamo lavorare per ridare equilibrio alla politica italiana dobbiamo mettere avanti i programmi, concreti, fattibili, e classi dirigenti che sappiano occupare spazi e dialogare con l'opinione pubblica senza necessariamente l'impostazione da rockstar».


Realisticamente, che possibilità ha un terzo polo se non cambia la legge elettorale? E c'è tempo per cambiarla da qui alla primavera del 2023?
«Il Rosatellum fu approvato negli ultimi mesi della legislatura scorsa. Penso che chiunque debba ammettere che un sistema di voto in cui le coalizioni di presentano insieme ma nessuna riesce ad ottenere sufficienti voti per governare, ha fallito».


Perché nel centrodestra non c'è un erede vero di Berlusconi? Perché lui non l'ha mai voluto?
«Berlusconi come tutti i grandi ha difficoltà a immaginare il mondo dopo di lui. Il rapporto è sempre stato diretto tra lui e gli italiani. Forza Italia è un contorno, tant'è vero che non si è mai strutturato in un vero partito».

 

L'intervista a Giovanni Toti di Massimo Martinelli per Controcampo, la serie di videointerviste ai big della politica realizzate dal direttore del Messaggero.

 

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