Rieccolo. Quando il gioco politico si complica, ecco che le riserve della Repubblica scendono in campo. Evocate, sondate, a volte perfino tirate per la giacchetta da chi le vorrebbe in partita per risolvere i problemi che le squadre in campo non sono più in grado di gestire. È in questo quadro che oggi, con il governo di Mario Draghi appeso a un filo, si torna a fare il nome di Giuliano Amato. Evocato, pare, da Massimo D'Alema (che però ha smentito ogni attivismo in questa fase). E indicato come una delle figure istituzionali in grado di traghettare il Paese verso nuove elezioni, qualora il premier dovesse dimettersi nelle prossime ore.
Sempreverde
È la sempreverde "ipotesi Amato": "Chi meglio di lui?", pare sia stato il ragionamento.
Lui, Amato, deve averci fatto ormai l'abitudine. Molti l'hanno soprannominato il "Rieccolo della seconda Repubblica", sulla falsariga del nomignolo che ai tempi della Dc fu affibbiato ad Amintore Fanfani. Ottantaquattro anni, giurista, politico, accademico, vanta un curriculum ultra-cinquantennale. Prima nel partito Socialista, poi nel Pd, poi da indipendente. Due volte premier, prima nel '92-'93, nei giorni del crollo della prima Repubblica sotto i colpi di Tangentopoli. Un esecutivo passato alla storia (suo malgrado) anche per il prelievo forzoso del sei per mille sui conti correnti. Poi di nuovo ("rieccolo") nel 2000, dopo le dimissioni dal governo di Massimo D'Alema.
La carriera
Ma la carriera di Amato sarebbe stata ancora lunga. Ministro dell'interno nell'esecutivo Prodi II, nel 2006 (dopo aver già guidato per due volte i dicasteri del Tesoro e poi quello delle riforme istituzionali). E poi giudice costituzionale, vicepresidente della Consulta e infine, dallo scorso gennaio, presidente della Corte Costituzionale. Intanto, più o meno ogni sette anni, il suo è tra i primi nomi che si spendono per il Colle. E' stato così nel 2022, e prima ancora nel 2013, all'epoca della rielezione di Napolitano. Alla fine, per la presidenza della Repubblica la strada per Amato si è fatta in salita. Per la terza volta a Palazzo Chigi, chissà.
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