Conte prepara il suo partito: «Il mio progetto non resterà in un cassetto, i cittadini sono con me»

Conte prepara il suo partito, gruppi alle Camere: «I cittadini sono con me»
Conte prepara il suo partito, gruppi alle Camere: «I cittadini sono con me»
di Marco Conti
Giovedì 1 Luglio 2021, 07:00 - Ultimo agg. 11:10
4 Minuti di Lettura

L’obiettivo è quello di svuotare politicamente il M5S. Dimostrare che non ha futuro se lasciato nelle mani di chi «dice falsità». Per aumentare il caos Giuseppe Conte schiera i suoi colonnelli già di prima mattina. Vito Crimi dice che la Piattaforma Rousseau non può gestire votazioni, aumentando a dismisura l’incertezza. Stefano Patuanelli lo difende dagli ultimatum di Beppe Grillo, anche se poi parla di «rilancio del M5S» quasi a voler precisare il recinto in cui intende muoversi. 

La violenta contrapposizione tra l’ex premier e il comico piomba su un Movimento sfibrato, da mesi senza guida, con una serie di abbandoni-record - inferiori solo alle capriole programmatiche - e percentuali che viaggiano verso una cifra.

Conte, sventolando il «sostegno dei cittadini» che emerge dalle rilevazioni di gradimento, ha gioco facile nel proporsi come unico possibile “salvatore” di una pattuglia di parlamentari pronti a votare ancora qualsiasi governo pur di arrivare a fine legislatura e desiderosi di esserci anche nella prossima. L’ex premier è consapevole di rappresentare per molti l’ultima ciambella di salvataggio o l’unica opportunità per restare ancora “portavoce”. È per questo che ieri sera, a dispetto dei suoi tempi - solitamente lenti e meditati - l’ex premier ha immediatamente replicato al video di Grillo accusandolo di volere «più di una diarchia». Non solo. L’ex premier sottolinea, con una buona dose di spigolosità, che non sarà Grillo a fermarlo. Il progetto politico «non lo voglio tenere nel cassetto - dice - perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese». 

 

Le strade sembrano divaricate per sempre e la scissione vicina. Al Senato c’è chi fa già i conti sulla nascita di un nuovo gruppo che potrebbe prendere il simbolo del Maie o dei dipietristi. 60 su 75, sostengono gli ottimisti, potrebbero lasciare il gruppo del M5S a palazzo Madama per dare vita ad una nuova componente in attesa del partito. Alla Camera c’è più incertezza, ma è compensata però dall’alto numero di deputati, 167, e dalla presenza di molti ex. Tutto pronto, quindi, o quasi. Perché quando si va a stringere anche i più filo-Conte, come Patuanelli e Taverna, tentennano mostrando quanto sia complicato lasciare le “caotiche certezze” del M5S per approdare verso un partito tutto da costruire, dal simbolo al programma, e senza soldi. «Il Movimento deve evolvere», spiega cauto il ministro Patuanelli, mentre la Taverna pesa le parole e, tornando a chiedere il voto sullo statuto, conferma di non volersi, per ora, muovere mentre persino Crimi «medita».

Non è facile mollare. Soprattutto per coloro che sino a qualche giorno fa pensavano di poter assumere, insieme a Conte, la guida del Movimento e di mettere alla porta Grillo. In questo residuo spazio di incertezza si inseriscono, con estrema cautela, mediatori come Luigi Di Maio e Roberto Fico, tutti e due convinti che sia ancora possibile ricomporre i cocci del rapporto partendo dal fatto che Grillo chiede “solo” di poter continuare a fare il garante come ha sempre fatto, e Conte di diventare - come ha sempre cercato - il leader del primo partito. 

Video

D’altra parte l’ex comico nel suo ultimo video dice di essere «il padre e non il padrone» del M5S. Ripete di non volere un ruolo diverso da quello che ha sempre avuto e circoscrive anche il ritorno a Rousseau parlando di sole due votazioni. In effetti sino a quando non si vota lo statuto di Conte, ma neppure il direttorio, è possibile che qualche margine resti anche se sarà difficile che tra i due finisca con un “pari e patta”. È evidente che Conte avrebbe preferito mettersi alla guida del Movimento piuttosto che avviare la complicata strada del partito - tentata più volte e con scarso successo sia a destra che a sinistra - anche se foraggiata da compiacenti sondaggi. Senza contare che realizzare una scissione, per poi produrre nuovi gruppi parlamentari che siederebbero in maggioranza a fianco dei 5S, potrebbe apparire come una operazione di potere. È molto probabile che la vicenda non si chiuda presto anche se Conte non ha molto tempo. Lo si comprende dal crescente nervosismo del Pd, partito che lo ha indicato leader del Movimento ancor prima del voto di qualsiasi piattaforma, e che rischia di franare per la mancanza di quella stampella attraverso la quale costruire il “nuovo Ulivo”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA