Giustizia, riforma in arrivo: freno al carcere preventivo per i reati di Pa e finanza

Interrogatorio di garanzia obbligatorio per i crimini che non destano allarme sociale. Abuso d’ufficio verso l’abolizione, ma FdI e Lega resistono: trattativa nel centrodestra

Giustizia, riforma in arrivo: freno al carcere preventivo per i reati di Pa e finanza
Giustizia, riforma in arrivo: freno al carcere preventivo per i reati di Pa e finanza
di Francesco Bechis
Venerdì 19 Maggio 2023, 00:37 - Ultimo agg. 21 Maggio, 16:35
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Stop alle intercettazioni selvagge. Dimezzato il traffico di influenze. E un freno alla custodia cautelare in carcere: sarà ristretta ai reati di grave allarme sociale. Mentre sull’abuso di ufficio è stallo nel centrodestra, tra chi vuole abolire e chi solo ridimensionare il reato più odiato dai sindaci italiani. È in dirittura d’arrivo la riforma della giustizia del governo Meloni. Manca un testo definitivo, le riunioni proseguono però febbrili a via Arenula per portare un disegno di legge in Cdm entro fine maggio. 


LE NOVITÀ
Tra le novità nel pacchetto, frutto di una mediazione non sempre facile tra le forze di maggioranza, c’è la riforma della carcerazione preventiva che d’ora in poi, ha anticipato il ministro Carlo Nordio alla Camera, sarà «l’eccezione dell’eccezione».

Un fronte delicato per il governo, finito al centro delle cronache del caso di Artem Uss, il trafficante russo ricercato dagli Stati Uniti evaso dagli arresti domiciliari dalla sua abitazione in provincia di Milano, lo scorso 23 marzo. 


Nella riforma saranno tuttavia previsti paletti stringenti per il carcere preventivo, «ce lo chiedono l’etica, la razionalità e la presunzione di innocenza», ha detto il Guardasigilli in Parlamento. Tra le novità, la previsione di rendere obbligatorio l’interrogatorio di garanzia per chi è indagato per reati minori, che non destano allarme sociale né presentano un chiaro pericolo di fuga o inquinamento probatorio, come invece succede per i reati di mafia, droga e terrorismo. Limature in corso per definire la lista. Saranno inclusi i reati contro la Pubblica amministrazione ma potrebbero rientrare anche, stando alle indiscrezioni, reati finanziari come la bancarotta fraudolenta o il falso in bilancio. Un’ipotesi è prevedere l’interrogatorio anche per i reati di tossicodipendenza anche se sul punto Lega e FdI sono scettiche. Non si tratta comunque di un dettaglio: oggi l’interrogatorio preventivo non è obbligatorio e per ottenerlo dal Pm gli avvocati devono faticare non poco. L’altro pilastro della riforma della custodia cautelare in carcere a cui lavora il ministero è affidare il potere di arrestare a un giudice collegiale composto da tre magistrati, riservando al giudice monocratico i casi di flagranza e i provvedimenti d’urgenza.
Idea che trova concordi i partiti di maggioranza ma si scontra con i cronici problemi di organico della giustizia italiana. Del resto un magistrato che giudica sulla richiesta del carcere preventivo non può pronunciarsi nello stesso caso nei gradi successivi. Un rebus ancora da sciogliere. Sempre per la parte procedurale, la riforma interviene sull’avviso di garanzia con l’obiettivo di rendere più circoscritto e chiaro il fatto contestato all’indagato. 


LO STALLO
Non si è ancora trovata invece la quadra per la riforma dell’abuso di ufficio. Due riunioni del ministro tra mercoledì e ieri mattina con i sottosegretari Sisto (Fi), Ostellari (Lega) e Delmastro (FdI) non hanno sbloccato lo stallo. Se infatti l’opzione più quotata rimane l’abolizione tout-court del reato, la Lega spinge per ridimensionarlo, ad esempio cancellando l’abuso di vantaggio. Ad offrire una via mediana è Azione che ieri con il deputato Enrico Costa ha chiesto a Nordio di depenalizzare l’abuso di ufficio trasformandolo in una semplice sanzione amministrativa, «una battaglia di civiltà».

Costa ha consegnato nelle mani di Nordio un dossier sui “danni” dell’abuso di ufficio e la “paura della firma” dei sindaci e il ministro sarebbe propenso a prendere in esame la proposta, di fatto riducendo all’osso l’estensione del reato. Per il momento l’impasse resta - anche FdI è divisa tra un’ala che tifa per l’abolizione e un’altra più prudente - e potrebbe far slittare l’intero pacchetto anche se dal governo minimizzano, «entro fine maggio avremo una proposta», ha detto ieri il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini. Tra i nodi della riforma anche la revisione del reato di traffico di influenze. Sul tavolo di Nordio c’è l’ipotesi di distinguere tra mediazione “illecita” e “lecita”. Così da far ricadere nella seconda fattispecie quelle attività legali - è il caso della rappresentanza di interessi o lobbying - che troppo spesso finiscono impigliate nelle maglie larghe del reato nella sua attuale formulazione. Un altro paletto consiste nel circoscrivere il reato alle relazioni «effettive» utilizzate per la mediazione illecita, escludendo dunque le relazioni «vantate» e non veritiere. 

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