Tutti, a partire da Matteo Renzi, negano di volerlo ma sembra ormai chiaro che se il governo Conte riuscirà ad andare avanti passerà attraverso un rimpasto più o meno corposo. Parola semplice da pronunciare ma operazione politicamente sempre complicata, dagli esiti imprevedibili soprattutto vista la natura molto poco di coalizione dell'esecutivo guidato dall'«avvocato degli italiani». La via che ministri e dirigenti più esperti stanno consigliando a Conte, a quanto si apprende, è quella dell'«operazione chirurgica» mirata: poche caselle da cambiare in fretta. In questa operazione, secondo indiscrezioni, tutto ruota intorno al ministero degli Interni.
Se Conte venisse incontro a Iv che chiede un maggior riconoscimento, infatti, potrebbe concedere il ministero della Difesa al coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato.
Nei toto-nomi che circolano da mesi, sono messe in discussione anche le ministre Lucia Azzolina, Paola De Micheli e Nunzia Catalfo. Ma, nell'idea di evitare un esecutivo completamente nuovo, sia M5S sia Pd fanno scudo al cambio delle ministre. Così come per Matteo Renzi sono intoccabili le sue ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti a meno che lui stesso non decida di ritirarle dall'esecutivo per aprire la crisi. Ma in questa tempesta ad essere oggetto di grande tensione non è un ministero ma una delega, quella ai Servizi, che per legge va affidato ad un ministro senza portafoglio o ad un sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Conte l'ha tenuta per sé e ha cercato di tenersela ma davanti all'irrigidirsi della situazione e dei veti incrociati sembra essersi convinto che è meglio cederla. I nomi che circolano sono i dem Emanuele Fiano e Michele Bordo ma non si esclude la terza opzione, quella della cessione, da parte di Conte, ad una personalità terza e di fiducia.