Di Maio: Conte schiacciato sul Pd. E i democratici: M5S dovrà piegarsi

Di Maio: Conte schiacciato sul Pd. E i democrat: M5S dovrà piegarsi
Di Maio: Conte schiacciato sul Pd. E i democrat: M5S dovrà piegarsi
Martedì 3 Dicembre 2019, 09:00 - Ultimo agg. 10:00
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«Vedete? L'asse con il Pd è nei fatti». Al termine di una giornata convulsa in Parlamento, il premier Giuseppe Conte a proposito delle regionali (a gennaio si vota in Calabria ed Emilia Romagna) torna ad auspicare «un'ampia traiettoria tra Pd e M5S». E subito il Nazareno plaude. Al contrario, appunto, di Luigi Di Maio che riceve solo l'ennesima conferma di quanto ha pensato per tutta la giornata. «Il premier è spalmato sui dem», è la sintesi di chi è vicino al ministro degli Esteri. D'altronde sulla corsa solitaria alle regionali Di Maio ormai ha preso una decisione e le parole del premier «creano solo confusione».

Ma sono spie di una clima denso di sospetti che aleggia dalle parti della Farnesina. E che suona così: «Giuseppe gioca a indebolire la mia leadership». La fotografia del dossier Mes è chiarissima a chi sta vicino a Di Maio. Non a caso è proprio il segretario del Pd Nicola Zingaretti a commentare con entusiasmo l'intervento del premier alle Camere. Al contrario del capo politico dei grillini: glaciale a Montecitorio (mai un applauso né una stretta di mani con il presidente del Consiglio) e assente a Palazzo Madama.

Perché in contemporanea Di Maio fa uscire la notizia che è pronto a riunire i ministri grillini alla Farnesina «per analizzare la situazione politica». A Palazzo Chigi scatta l'ennesimo allarme: Luigi cosa dovrà dire o decidere? «Era una riunione programmata da tempo», trapela dai vertici pentastellati. «Ma davvero Di Maio vuole far cadere il governo?», si domandano con finta preoccupazione a Palazzo Chigi. Dove in queste ore gira una battuta di questo tipo: «Salvini aveva il bottone per far saltare il governo, e lo ha pigiato, adesso non c'è chi arriva a spingerlo questo bottone, perché ha il braccio corto». Come dire: alla fine Di Maio non avrà mai la forza di far saltare tutto.

Ma che la dicono lunga, però, dei rapporti tra il Capo politico e il presidente de Consiglio. Quando raccontano a Conte della reazione di Di Maio a quel «tutti i ministri sapevano» i comunicatori provano a mettersi in contatto. E alla fine il premier, al termine della discussione a Palazzo Madama, è costretto a smussare gli angoli per mandare messaggi distensivi: «Nessuno screzio con Luigi», dice davanti ai taccuini.

LA PAURA
Il Pd vive con sofferenza la testardaggine con la quale Di Maio porta avanti l'attacco al Mes. E osserva con sospetto i segnali lanciati da Matteo Salvini al leader 5Stelle. Non a caso il segretario Nicola Zingaretti fa un po' come Conte in Aula: attacca Salvini per le sue «bugie» sul Fondo salva Stati, per attaccare Di Maio.
Ciò detto, i dem sono convinti che il capo del Movimento «sia finito in un vicolo cieco». «Ora mostra i muscoli», dice un ministro, «ma quando mercoledì prossimo ci sarà da votare la risoluzione in Parlamento a sostegno di Conte, Di Maio dovrà venire a Canossa. Se non lo farà, sarà crisi e si andrà alle elezioni con il Rosatellum. E addio grillini in Parlamento...».

Comunque, visto che anche i dem temono il precipitare verso le elezioni anticipate («Se accadesse questa brutta e pericolosa destra di Salvini si prenderebbe il Paese», dice Piero Fassino), nessuno vuole spingere Di Maio alle corde. E la speranza è che Roberto Gualtieri, alla riunione dell'Eurogruppo di domani, riesca a strappare quella che il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia chiama «logica del pacchetto»: «Se non passa l'unione bancaria come la vogliamo noi, senza ponderazione del rischio dei titoli di Stato acquistati dalle banche in base al rating del Paese di emissione, non passerà neppure il Mes. E Gualtieri tornerà da Bruxelles con in tasca lo stop alla richiesta tedesca. Ciò permetterà a Di Maio di dichiararsi soddisfatto e faremo insieme una bella risoluzione comune». Un po' ciò che pensano il capodelegazione Dario Franceschini che in serata ha riunito i suoi ministri in una riunione che ha grondato «preoccupazione per le fibrillazioni innescate da Di Maio e Renzi». Ma da cui è anche filtrata la speranza che, come dice il ministro delle Politiche europee Enzo Amendola, «una soluzione si troverà»: «Domani Gualtieri negozia nell'Eurogruppo e poi tireremo le somme. Non ci sono e non ci saranno problemi insormontabili». Per dirla con il responsabile della Salute, Roberto Speranza e Federico Fornaro (Leu), «lo scoglio si può superare, siamo ottimista». Dalle parti di Nicola Zingaretti osservano la situazione con preoccupazione: «Siamo davanti al cambiamento di uno scenario politico».
Simone Canettieri
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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