La Lega, il ritorno alle Province e la caccia al tesoro della Cariplo

La Lega, il ritorno alle Province e la caccia al tesoro della Cariplo
di Nando Santonastaso
Lunedì 29 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:53
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D'accordo che ormai ogni pretesto è buono per litigare. D'accordo che tra Lega e 5 Stelle il tema delle Province è profondamente divisivo, con la prima che affida ancora ai territori locali un ruolo centrale per la sua stessa rappresentatività; e i secondi che vorrebbero invece completare ciò che al governo Renzi è riuscito solo in minima parte, abolendo definitivamente questi enti. Ma dietro le quinte dell'ennesimo scontro tra gli alleati di governo c'è forse molto di più. Come la conquista, a suon di voti di Comuni e Province appunto (sia pure solo del Nord), di quella fortezza che è la Fondazione Cariplo, di gran lunga la più importante d'Italia. La Lega ci ragiona da tempo e ora che è il partito più in alto nei sondaggi sarebbe pronta all'assalto finale, considerato che siamo alla vigilia di una svolta. Oggi, lunedì 29 aprile, si approva infatti l'ultimo bilancio della Fondazione targata Giuseppe Guzzetti, il banchiere-filantropo che dopo 22 anni passa la mano, con un bilancio a dir poco esaltante: non solo quasi sette miliardi di patrimonio ma anche il ruolo strategico di azionista di Intesa Sanpaolo e Cassa depositi e prestiti e una dimensione da protagonista assoluto nel welfare italiano.
 
Lo dicono poche ma inequivocabili cifre: dalla nascita a oggi la Fondazione ha erogato sul territorio di riferimento 3 miliardi di euro per finanziare 30mila progetti. Nel periodo 2013-2018 per l'area dei servizi alla persona sono stati approvati 778 progetti per un totale di 196 milioni, con una media annua di deliberato pari a 32,7 milioni.

Numeri importanti per uno come Guzzetti che, dicono dal suo entourage, «la fame l'ha conosciuta per davvero». Ma la partita che più stuzzica gli appetiti dei leghisti non è quella sul welfare. È la quota in Intesa Sanpaolo (il 4,68% del capitale) e il peso della Fondazione nelle operazioni finanziarie che passano per Cdp a sollecitare interessi tutt'altro che trascurabili se si considera che parliamo della prima banca italiana e della società pubblica che gestisce il risparmio postale degli italiani. Due strumenti per fare politica, insomma, fondamentali per chi come il partito di Matteo Salvini aspira a restare al potere per anni, anche senza i 5 Stelle. Del resto, che la Lega voglia comunque accrescere la sua rappresentatività negli organismi che decideranno le future scelte della Fondazione non è affatto un mistero. Lo scorso anno, ad esempio, abolendo il ricorso all'election day, furono anticipate da gennaio a novembre le elezioni di provincie lombarde come Como e Bergamo che contribuiscono a indicare i nomi per la nuova Commissione centrale di beneficenza, ovvero il Parlamentino dell'ente che si insedierà ufficialmente il 28 maggio prossimo.

La scalata però non si annuncia agevole. Intanto perché con la sua proverbiale lungimiranza il presidente uscente avrebbe già definito le alleanze e il percorso della sua successione. Politico esperto e concreto, Guzzetti ha infatti sempre mantenuto cordiali rapporti sia con il sindaco di Milano, il pd Sala (la Città metropolitana meneghina esprime tre consiglieri), sia con la Regione Lombardia, guidata dal legista Attilio Fontana. Ma sono soprattutto i riconoscimenti di affidabilità e trasparenza arrivatigli anche di recente dal ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a far ritenere improbabile un ribaltone in chiave leghista alla Fondazione, passaggio comunque chiave per puntare poi all'obiettivo grosso. Ovvero, imporre un nuovo profilo al vertice della banca quando scadrà il mandato di Messina, di qui a un anno. Lui, Guzzetti, ha già i nomi dei 28 componenti del Parlamentino (ridotti dai 40 dell'ultima elezione, e anche questo è un dato che non sembra giocare a favore della Lega) da cui uscirà il nome del suo successore.

E guarda caso dopo la ridda di indiscrezioni dei mesi scorsi, ora in tanti danno in pole position Andrea Sironi, attuale presidente di Borsa Italiana, gradito a Guzzetti perché esperto di finanza e dunque dotato della competenza necessaria a gestire l'immenso patrimonio della Fondazione. Anche sul fronte Cdp Guzzetti sembra avere le spalle ben coperte: l'attuale presidente del braccio operativo del Mef è infatti Massimo Tononi, da tempo legato al presidente uscente e considerato autonomo dalla politica. Eppure, proprio Guzzetti nel discorso pubblico di commiato qualche settimana fa alla Scala di Milano, un allarme per la possibile ingerenza della politica nelle Fondazioni l'ha lanciato: ha parlato di un «Rubicone da non oltrepassare» perché «il potere pubblico deve rispettare i corpi intermedi quando questi sono fragili e la democrazia è a rischio».

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