La vittoria del partito del Colle: decisivi i timori per i mercati

La vittoria del partito del Colle: decisivi i timori per i mercati
di Marco Conti
Giovedì 13 Dicembre 2018, 07:00
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BRUXELLES - Il terzo partito che compone la maggioranza è riuscito alla fine a convincere gli altri due che andare contro la Commissione Ue poteva significare sfidare gli investitori e alla fine pagare un prezzo ben maggiore dei sette miliardi tagliati a Reddito e Quota100. Al vertice di maggioranza, che ieri ha preceduto l'incontro Conte-Juncker c'erano tutti. Con il padrone di casa Sergio Mattarella visibilmente soddisfatto per essere riuscito ad acquisire Giuseppe Conte nel gruppo dei realisti&responsabili inizialmente composto dai ministri Moavero e Tria, ma che in pochi mesi ha acquisito non solo la titolare della Difesa Trenta, ma anche il coriaceo Savona.
 
D'altra parte il pranzo al Quirinale prima del Consiglio europeo è ormai una tradizione. Ma ieri non si è parlato di Brexit, tema del Consiglio di oggi, quanto di quel 2,05% deciso la sera prima e divenuto ieri mattina 2,04% per accontentare gli scaramantici e quelli che «gli zeri non contano». Settimane di lavoro, continui richiami al rispetto degli impegni e alla difesa dei risparmi degli italiani, hanno alla fine prodotto una disponibilità impensabile dopo la notte del balcone. Ovviamente qualche prezzo il Paese lo ha pagato nelle settimane dello spread che «me lo mangio a colazione». Invece ieri al Quirinale suonava tutt'altra musica ed era tutto un coro pronto a tifare per Conte. E se il presidente del Consiglio da due mesi è stato il tramite delle preoccupazioni istituzionali del presidente della Repubblica, il ministro degli Esteri Moavero dei timori della comunità internazionale. Un lavoro di squadra silenzioso iniziato a fine novembre quando Mattarella - dopo aver incontrato il presidente della Bce Mario Draghi - chiama al Quirinale prima i due vicepremier e poi il presidente del Consiglio. Lo spread e la borsa avevano cominciato a reagire pesantemente e i rischi diventavano concreti anche perché non sembrava realizzarsi la previsione di coloro che avevano scommesso su interventi di salvataggio o sulla debolezza dell'Unione e di una Commissione in scadenza. Svanite le illusioni sovraniste occorreva prendere atto della realtà. Ovvero delle fatica del Tesoro nel collocare altro debito e di interessi sempre più elevati su bot e cct. Il merito di Conte sta nel non essersi sottratto al compito di fare «qualunque cosa pur di evitare la procedura d'infrazione». Una sorta di «whatever it takes» che Di Maio e Salvini hanno faticato a comprendere, ma che alla fine è risultato vincente proprio perché non è mai stato posto in contrapposizione alle due riforme bandiera, ma come presupposto necessario. E che il risultato possa essere positivo lo si è visto già ieri con l'andamento della borsa. Non resta ora da vedere se «il capolavoro di Conte», come lo definisce Il capogruppo grillino Francesco D'Uva, riuscirà a far risalire i sondaggi del M5S. Salvini è tornato ieri sera da Israele. L'esito dell'incontro di Bruxelles e l'annuncio dello 2,04% è stato quasi ignorato dai leghisti. Il partito dei realisti&responsabili continuerà a seguire non solo l'evoluzione della trattativa ma soprattutto alcuni dossier europei, come i meccanismi di riforma del bilancio proposti da Francia e Germania.
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