Crisi governo Conte, 5 scenari possibili: dai responsabili al rebus Draghi

Crisi governo Conte, 5 scenari possibili: dai responsabili al rebus Draghi
Crisi governo Conte, 5 scenari possibili: dai responsabili al rebus Draghi
di Alberto Gentili
Giovedì 14 Gennaio 2021, 16:31 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 07:30
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Fino a ieri pomeriggio, fino allo strappo di Matteo Renzi e alle dimissioni delle due ministre di Italia viva, sul tavolo c’era di fatto una sola opzione: la nascita di un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte, l’ormai famoso Conte-ter, rivisto e corretto. Adesso tutto è cambiato. Il premier fa sapere di non voler avere «più nulla a che fare con Renzi». E Luigi Di Maio parla di «strade divise». A questo punto lo scenario cambia. E la crisi appena innescata potrebbe riservare molte sorprese, compreso un ritorno “a casa” di Renzi. Ecco le varie ipotesi sul campo.

Conte-ter con “responsabili”

Probabilità: 35%

La partita, quella vera, come al solito si gioca in Senato dove i numeri sono incerti e ballerini.

Conte appare determinato a non dimettersi, a conservare l’interim delle due deleghe (Agricoltura e Famiglia) lasciate da Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e ad andare a palazzo Madama a cercare una nuova fiducia. Ma per farlo deve prima nascere in Senato un nuovo gruppo di “responsabili”, appunto. Il nome già c’è: Udc. Vi potrebbero far parte, come dimostrano i contatti tra Gianni Letta e Goffredo Bettini, i centristi che attualmente sono nel gruppo di Forza Italia-Udc, ex grillini, qualche forzista, i senatori vicini a Giovanni Toti e anche qualche renziano. I voti necessari sono circa 18. Se nascesse il gruppo, potrebbero cadere le perplessità del Quirinale riguardo a «una maggioranza raccogliticcia». 

Conte-ter con Italia viva

Probabilità: 20%

Come si diceva fino a ieri era l’ipotesi più probabile, ma ormai Renzi sembra essersi bruciato i ponti alle spalle. Di certo, Conte e i 5Stelle non lo vogliono più. Ma qui entra in gioco il Pd che, pur bollando Renzi "inaffidabile",  non vuole diventare ostaggio di centristi forzisti in libera uscita. E, soprattutto, non ha alcuna intenzione di essere cannoneggiato alle spalle da Renzi dai banchi dell’opposizione. Dunque questa ipotesi potrebbe tornare in campo anche perché comporterebbe un ridimensionamento di Conte (che dovrebbe ingoiare uno o due vicepremier e cedere la delega ai Servizi), gradito al Pd, più un corposo rimpasto con l’ingresso di Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato nel governo. 

Nuovo premier, stessa alleanza

Probabilità: 10%

Da mesi Renzi lavora per spedire a palazzo Chigi un premier del Pd, facendo i nomi di Dario Franceschini e Nicola Zingaretti. Oppure, in alternativa, di Luigi Di Maio. Ma questa strada appare sbarrata proprio dal Pd, che non vuole rompere con Conte in vista delle elezioni e della nascita di uno schieramento progressista anti-Salvini e dal fatto che i 5Stelle non hanno alcuna voglia di lasciare palazzo Chigi a un esponente del Pd. 

Governo di scopo o elettorale

Probabilità: 25%

Se tutto precipita, se Conte non dovesse riuscire a ottenere i voti dei “responsabili” in Senato, potrebbe nascere un esecutivo tecnico con qualche esponente politico in prima linea contro la pandemia (come Speranza, Boccia, Gualtieri), votato da una maggioranza trasversale. Questo governo potrebbe essere guidato da Luciana Lamorgese (attuale ministra degli Interni), da Marta Cartabia (ex presidente della Corte costituzionale) o dall’economista Carlo Cottarelli. L’esecutivo avrebbe breve durata: servirebbe per portare il Paese al voto appena la pandemia allenterà la presa, presumibilmente verso maggio o giugno.

Governo istituzionale

Probabilità: 10%

Vale lo schema del governo di scopo ed elettorale: nel caso che Conte non avesse i numeri in Senato, potrebbe essere tentata la strada di un esecutivo guidato da Mario Draghi con un orizzonte fino al 2023. La maggioranza dovrebbe essere bipartisan. Ma il Pd non ne vuole sapere e anche Giorgia Meloni già si è chiamata fuori. In più è tutta da verificare la disponibilità dell’ex presidente della Bce, dato come candidato “forte” per il Quirinale, ad assumere l’incarico. 

 

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