Governo Draghi, M5S al bivio: disponibili solo a un governo politico. Ma Conte tratta

Governo Draghi, M5S al bivio: disponibili solo a un governo politico. Ma Conte tratta
di Emilio Pucci
Giovedì 4 Febbraio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 12:33
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A poche ore dal conferimento dell'incarico a Draghi nel Movimento 5 stelle è l'ala dura e pura a prevalere. Soprattutto lato Senato dove è più consistente il fronte di chi non vuole assolutamente aprire all'ex numero uno della Bce. Ma tra i pentastellati si fanno sentire pure i pontieri, perché da Di Maio a D'Incà c'è la volontà di evitare le barricate. E' dura però compattare il gruppo, per questo motivo in tanti hanno bussato alla porta di palazzo Chigi. Superato il momento della delusione e dell'amarezza il presidente del Consiglio uscente Conte ai mediatori ha lasciato uno spiraglio aperto. Agli ambasciatori ha detto di voler aspettare cosa dirà Draghi ma potrebbe scendere in campo per evitare la fine del Movimento. Ha fatto sapere di voler giocare la partita, di poter avere un ruolo e farsi garante sul fatto che l'esecutivo sarà politico, non tecnico.

Di fronte ad una prospettiva del genere l'auspicio di chi sta lavorando ai numeri per Draghi è che la posizione del Movimento 5 stelle possa ammorbidirsi.

Perché per ora non è solo l'ala ortodossa incarnata da Di Battista a promettere guerra all'uomo indicato da Mattarella. «Per noi Draghi è indigeribile», la linea del Movimento. 

Crimi ieri è stato tranchant: «Nessun sostegno a Draghi, un esecutivo tecnico non fa il bene del Paese, abbiamo già dato». Il capo politico M5s ha aperto soltanto alla soluzione di un voto su Rousseau ma ha sostenuto che chi intende appoggiare un governo Draghi lo farà a titolo personale. «E sarebbe fuori da M5S», la strategia. Su questa lunghezza d'onda Taverna, Patuanelli, Toninelli e tanti altri. Ma il presidente della Camera Fico ha detto ai suoi di evitare toni di rottura. E così ha fatto Di Maio che però non ha escluso la via dell'opposizione proprio per evitare una scissione. Serve un garante. È necessario qualcuno che si faccia carico di un patto sul programma pentastellato. Affinché Draghi non sfasci il reddito di cittadinanza, non prenda il Mes, non cancelli il superbonus. Ebbene, quel garante potrebbe essere proprio Conte.

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Sono ore frenetiche nel Movimento. «Se Mattarella vuole un governo politico allora si rivolga a Conte. Per noi è un colpo di Stato», osserva un big M5s. Toni niente affatto moderati che mettono in conto la possibilità di andare in piazza qualora un governo, considerato dei poteri forti, dovesse formarsi senza l'ok pentastellato. Il sentiero stretto, quello del governo politico, al quale si aggrappano i più dialoganti, porterebbe M5S ad avere un vicepremier M5s a palazzo Chigi. «Non cedete su Draghi, è una manovra anti-M5S», taglia corto Dibba. «Penso sia necessario sedersi a un tavolo con Draghi e capire cosa ci propone. Se rimaniamo fuori non possiamo contribuire al Piano nazionale di ripresa e resilienza e al piano vaccini», osserva D'Incà. «La volontà popolare è rappresentata dalle forze parlamentari, il cui mandato ricevuto dagli elettori non è stato quello di un governo tecnico», rilancia Di Maio. Pesa la posizione di Grillo che nel dire no a Draghi ha cercato di tirare dentro Conte, «siamo leali».

Ora il premier uscente si ritrova in una situazione scomoda. Da un lato difficilmente può mostrarsi contrario ad un governo che nasce sotto gli auspici dell'Europa e dei mercati; dall'altro non può andare contro il partito che lo ha indicato a palazzo Chigi. «Io ho fatto un passo indietro per salvare il Movimento 5 stelle», annunciò prima di andare a dimettersi. La sua linea era «meglio andare alle elezioni». Ma Conte, che ha fatto sapere di non essere interessato a mettersi alla testa del Movimento o di vestire i panni del padre nobile, è sensibile agli appelli del Capo dello Stato Mattarella. Da qui il suo tentativo di far conciliare le posizioni all'interno del Movimento 5 stelle, anche per salvaguardare l'alleanza con il Pd. Ma non è un'impresa facile.

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