Le nozze con i fichi secchi del governo giallorosso

di Bruno Vespa
Sabato 5 Ottobre 2019, 08:00
2 Minuti di Lettura
Se una telecamera nascosta entrasse nei piani alti del ministero dell'Economia vedrebbe i funzionari muoversi come formiche impazzite nei panni di Archimede Pitagorico, il celebre personaggio di Disney, in attesa che si accendano le cento lampadine necessarie a trovare altrettante piccole ( si fa per dire) cifre necessarie a riempire il buco della legge di bilancio.

Servono 29 miliardi, di cui più di 23 solo per evitare l'aumento dell'Iva. Bruxelles più generoso verso questo governo rispetto al precedente ci consente di indebitarci per circa la metà. Bisogna trovarne altri 14. Il governo spera di recuperarne 7 dall'evasione fiscale: non c'è mai riuscito nessuno in solo anno, speriamo che vada meglio. Gli altri sette sono un problema. Di qui le formichine impazzite.

La verità è che il Partito democratico ha sposato nel M5S una donna con due figli frutto del precedente matrimonio: reddito di cittadinanza e quota 100. Anche il Pd è stato sposato, con Matteo Renzi. E anche qui c'è un figlio: gli ottanta euro, che valgono da soli dieci miliardi, più degli altri due messi insieme. Non ci sono soldi per adottare altri bambini e nemmeno per riparare gli infissi di casa. Così con l'arrivo dell'inverno, la famiglia rischia di restare al freddo.

Su quota 100, in odio a Salvini, si schierano sia il Pd che Renzi, ma Di Maio non se la sente di aprire un altro fronte con l'ex marito che gira intorno alla casa con aria sempre più minacciosa. E nemmeno di ridimensionare il reddito di cittadinanza, come vorrebbe il nuovo coniuge, per non scalfire l'ultima battaglia identitaria rimasta ferma dopo il crollo di Tav, Tap, Ilva e quant'altro.

Matteo Renzi definisce pannicelli caldi i due miliardi e mezzo di taglio del cuneo fiscale (40 euro di aumento di stipendio tra luglio e dicembre 2020). «Non sono la rivoluzione del proletariato», ha affondato ieri. Ma da fine politico sa che questo governo si regge su un equilibrio assai precario e che rinnegare quanto si è fatto ieri per trovare più soldi è impossibile per Luigi Di Maio. Non sorprende l'amarezza di Confindustria che vede poco e niente in favore della crescita e sogna cento miliardi per le infrastrutture da finanziare con eurobond.

Il peso fiscale aumenta (dati di ieri) e non è alle viste nessuna riduzione. Anzi. La battaglia contro l'evasione fiscale è una battaglia di civiltà. E va bene l'incoraggiamento alle carde di credito. Ma in Germania, dove si può comperare un'automobile in contanti, l'evasione fiscale è bassissima. Hanno funzionato bene ristrutturazioni edilizie e cedolare secca sugli affitti. Se si moltiplicassero i conflitti di interesse tra contribuenti, lo Stato se ne avvantaggerebbe. E se si sbloccassero i 70 miliardi già stanziati per le infrastrutture l'economia ripartirebbe.

La rivoluzione fiscale di Salvini forse sarebbe stata imprudente. Ma restare fermi sarebbe molto pericoloso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA