Draghi, il primo appello è per l'Italia: «Mettiamola in sicurezza»

Draghi, il primo appello è per l'Italia: «Mettiamola in sicurezza»
Draghi, il primo appello è per l'Italia: «Mettiamola in sicurezza»
Sabato 13 Febbraio 2021, 11:03 - Ultimo agg. 14 Febbraio, 17:11
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«L’unità qui non è un’opzione, è un dovere. Dobbiamo lavorare compatti per mettere in sicurezza il Paese e aiutarlo a ripartire». Dopo il giuramento al Quirinale e il passaggio di consegne con Giuseppe Conte, Mario Draghi ha riunito per la prima volta il suo governo a palazzo Chigi. E ha affrontato di petto il tema vero dell’esecutivo di unità nazionale. Titolo: «Le diversità». Sottotitolo: «Facciamo in modo di trasformarle in una ricchezza». Svolgimento: «Prendo atto che abbiamo sensibilità diverse, avete sensibilità diverse. I bisogni dell’Italia però vengono prima degli interessi di parte. Per questo le diversità non devono essere però un ostacolo, ma un arricchimento». Esattamente come la pensa Sergio Mattarella che viene descritto soddisfatto e sollevato per l’ampiezza della maggioranza che sostiene il governo: un risultato non scontato.

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Il nuovo premier, che politico non è ma che la politica sta dimostrando di saperla fare, è ben consapevole che non sarà facile sanare - o quantomeno mettere sullo sfondo - anni di scontri sanguinosi tra Pd e Lega, tra 5Stelle e Forza Italia. E sa altrettanto bene che non risulterà semplice neppure la coabitazione tra politici e tecnici. Così, dopo aver ringraziato il presidente Sergio Mattarella, Draghi è partito proprio da qui: «Abbiamo di fronte cinque emergenze, quella sanitaria in cui il ministro Speranza ci guiderà. E poi quelle sociale, economica, educativa e culturale. Ebbene, la missione di questo governo è mettere in sicurezza e il Paese e aiutarlo a ripartire. Dobbiamo lavorare insieme pur provenendo da storie ed esperienze diverse per affrontare questa fase difficile. Mi aspetto perciò la massima unità e compattezza, la massima collaborazione e gioco di squadra. Anzi, chiedo una squadra coesa».
Raccontano che tra i 23 ministri, seduti nella sala del primo piano di palazzo Chigi secondo un rigido protocollo (a destra di Draghi i ministri di spesa, a sinistra quelli privi di portafogli) e dunque mischiati senza distinzioni di partito, c’è stato uno scambio di sguardi. «L’atmosfera era quella di che cerca di capire come funzionerà la convivenza tra persone così diverse», racconta un ministro, «dove si andrà e cosa accadrà lavorando a fianco di chi ci è stato avversario fino al giorno prima e anche di tecnici catapultati in un mondo del tutto nuovo».

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Draghi non si è limitato a lanciare un appello all’unità e al gioco di squadra.

Ha descritto la «gravità della situazione», quella che ha spinto alla nascita del governo di unità nazionale: «Vi ricordo che l’ultimo esecutivo ha visto migliaia di morti, perdite di anni di scuola. L’economia soffre, serve un impatto culturale e sociale, questo è il nostro programma: innanzitutto la sfida alla pandemia, con una accelerazione della campagna vaccinale». Il premier ha poi etichettato il suo governo: «Sarà ambientalista, qualsiasi cosa faremo - a partire dalla creazione di posti di lavoro - deve essere all’interno della grande sfida della sensibilità ambientale». Non è mancato un richiamo al Recovery Plan: «E’ la sfida più importante, quella che permetterà la ricostruzione del Paese. Dobbiamo lavorarci da subito e bene, in piena sintonia con l’Europa».

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Fatti, non parole

«L’Uomo del Silenzio, il premier che non ha ancora scelto il suo portavoce, ha dato indicazioni ai ministri anche sul fronte della comunicazione. Il leitmotiv: «Massima sobrietà». «In molti si sono sorpresi e forse lo siete anche voi, perché parlo poco», ha detto Draghi, «ma parlo poco perché credo sia giusto che prima lo faccia in Parlamento. In più bisogna dare la prevalenza ai fatti, rispetto alla chiacchiere. Quando avremo fatto le cose, comunicherò». In sintesi: «Parlate soltanto con i fatti concreti». 
 

 

Cdm di trenta minuti

Nel breve Cdm, durato in tutto 30 minuti, è stato nominato sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli, ed è stato affrontato il tema delle deleghe per il nuovo dicastero alla Transizione ecologica e dello scorporo del Turismo dalla Cultura. «Servirà un decreto ad hoc», è stato concordato. A questo punto sono intervenuti Giancarlo Giorgetti e Dario Franceschini che hanno inviato Draghi a «procedere quanto prima alla nomina di viceministri e sottosegretari». Spiegazione: «Il Parlamento e le Commissioni resteranno fermi fino alla fiducia di giovedì. Ma subito dopo, se non avremo vice e sottosegretari che dovranno essere presenti per ore ed ore in Aula e nelle Commissioni, il lavoro parlamentare si bloccherà». Draghi ha annuito. Per nulla entusiasta, a giudizio dei presenti, di dover affrontare la spinosa questione della spartizione dei posti di sottogoverno. Tant’è, che probabilmente passerà la mano ai partiti per evitare di gettarsi in un ginepraio.

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