Totoministri, c’è l’ipotesi Maresca sottosegretario alla Giustizia nel governo Meloni

Totoministri, c’è l’ipotesi Maresca sottosegretario alla Giustizia nel governo Meloni
di Valerio Esca
Lunedì 3 Ottobre 2022, 23:57 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 08:01
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Catello Maresca in corsa per un posto da sottosegretario nel prossimo Governo targato Giorgia Meloni. I rumors viaggiano da Napoli a Roma, andata e ritorno, e trovano più di una conferma. L’ex pm, forte del suo rapporto con la leader di Fratelli d’Italia, potrebbe essere dirottato in via Arenula, come sottosegretario alla Giustizia. Mentre si va a comporre - con non poche difficoltà - la squadra dei ministri, nelle stanze di Montecitorio si sta già ragionando sulle cariche di secondo livello, che potrebbero risultare utili se non decisive per il completamento del puzzle negli equilibri della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni politiche. Il magistrato verrebbe pescato dall’esterno e non tra i membri del Parlamento. I sottosegretari di Stato possono essere infatti scelti tra gli eletti, come di solito avviene, oppure al di fuori delle due Camere. È prerogativa del presidente del Consiglio proporre i sottosegretari, nominati poi con decreto del presidente della Repubblica. 

Ma non è tutto. Maresca sta ragionando seriamente sulla possibilità di salpare sulla nave di Fdi, ammaliato dalle sirene meloniane. Non è passata inosservata la sua partecipazione, nell’ultimo giorno di campagna elettorale, al dibattito a porte chiuse tra il presidente di Fdi e gli industriali napoletani a Palazzo Partanna. Un incontro al quale hanno preso parte soltanto i fedelissimi di Meloni. Se alla fine decidesse di passare con il partito del premier in pectore - il ragionamento è in fase molto avanzata - indosserebbe i galloni di capogruppo. L’ammiccamento tra Meloni e Maresca parte da lontano.

Un rapporto tormentato all’epoca della candidatura del magistrato a sindaco di Napoli per il centrodestra: il «no» ai simboli sulla scheda elettorale teorizzato da Maresca a poche settimane dal voto fece infuriare Meloni, che senza perdersi d’animo propose una candidatura alternativa. Uno strappo alla fine ricucito. «Da allora tra i due c’è un ottimo rapporto basato su stima e fiducia» racconta una persona che conosce bene il magistrato anticamorra. Il capo dell’opposizione vorrebbe tirarsi dietro anche Salvatore Guangi ed eventualmente Iris Savastano, entrambi oggi siedono nell’assise cittadina tra i banchi degli azzurri. Per Guangi è in corso un’interlocuzione serrata con Fdi grazie al legame con l’ex prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, candidato all’uninominale Napoli-San Carlo all’Arena.

Al vicepresidente del Consiglio comunale sembra stare stretta la casacca dei forzisti, ma prima di lasciare vuole comprendere le prospettive del prossimo futuro. Intanto durante la campagna elettorale ha partecipato più volte ad iniziative elettorali del candidato alla Camera. 

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Ma sono in tanti dalla Campania ad aspirare ad un posto nell’Esecutivo e in quelli di sottogoverno: ci sono i meloniani di ferro come Edmondo Cirielli, Marta Schifone e Antonio Iannone, lo stesso prefetto Pecoraro, ma anche i leghisti Gianpiero Zinzi, Attilio Pierro e Pina Castiello. In ballo ci sono diverse poltrone e il giro di valzer non è ancora cominciato. Bisognerà chiaramente attendere che si completi il quadro dei titolari dei dicasteri, per passare poi ai viceministri e ai sottosegretari di Stato. Diverso il discorso di Fi che potrebbe puntare su Stefano Caldoro, uscito sconfitto dalla corsa nell’uninominale del Senato. Anche lui vittima dell’ondata gialla dei grillini. L’ex governatore siede oggi tra i banchi del Consiglio regionale e in caso di un incarico di sottogoverno dovrebbe dire addio allo scranno del Centro direzionale. All’ombra del Vesuvio andrà poi risolta in Fdi la questione di Giorgio Longobardi, unico rappresentante del partito in Consiglio comunale, almeno fino ad oggi. Rastrelli decise di sospenderlo in seguito ad un post pubblicato su Facebook il 13 agosto, nel quale comparvero riferimenti al dramma dell’Olocausto, utilizzati come invettiva contro gli avversari politici del centrosinistra. Resta per il momento congelato, ma il purgatorio dovrebbe terminare nel giro di poche settimane. Perché no, magari grazie alla benedizione di un nuovo capogruppo.

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