L'ultima uscita del prof Savona: «Reddito di cittadinanza se c'è sviluppo»

L'ultima uscita del prof Savona: «Reddito di cittadinanza se c'è sviluppo»
di Maria Pirro
Sabato 26 Maggio 2018, 11:11 - Ultimo agg. 27 Maggio, 14:44
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Il reddito di cittadinanza? «Va inquadrato nello schema dello sviluppo. La priorità è la crescita»: affrontare il dramma della disoccupazione, aumentando i posti di lavoro. Occorre, per questo, puntare sulle medie imprese, fare delle scelte e sostenerle, in particolare al Sud, con finanziamenti pubblici e bancari mirati. Interventi precisi che possono colmare il divario con il Nord, oppure rafforzare quelle realtà già competitive. Oggi «la domanda crea l'offerta, non il contrario. Nonostante ciò che dice l'Europa».

L'economista Paolo Savona detta la linea durante un forum organizzato al Mattino, in occasione della presentazione del Rapporto sulle imprese industriali del Mezzogiorno curato dalla Fondazione Ugo La Malfa. Il suo intervento, il 4 maggio, è probabilmente stato l'ultimo prima che il suo nome finisse nella lista dei ministri proposta dal nascente governo Lega-M5s e quindi al centro delle polemiche per le sue posizioni considerate euroscettiche.
 
Nel corso del dibattito in via Chiatamone, il docente però chiarisce che rispettare «il vincolo Ue è fondamentale». Insomma, non ipotizza l'uscita dalla moneta unica e nemmeno la violazione del patto di stabilità, quando si esprime, con cautela, a favore del welfare a Cinquestelle. «Dobbiamo probabilmente arrivare a un salario di cittadinanza e di inclusione» nell'ambito di un programma più complesso. «Soprattutto nell'ambito degli accordi europei, se ci mettiamo a erogare cose del genere a carico del bilancio pubblico, ci sfugge di mano la situazione». Un rischio concreto è «l'aumento dell'Iva che colpisce i piccoli e non i grandi», mentre la crescita industriale, deve essere calata in quello che il docente definisce «l'habitat sociale».

«Tutte le proposte vanno inquadrate nello schema dello sviluppo. L'elemento trainante deve essere l'occupazione». Un problema più sentito ovviamente nel Meridione («Il divario di produttività è nell'ordine del 10 per cento», segnala il Rapporto), ma Savona allarga l'orizzonte: «Dobbiamo riuscire a condurre anche in Europa una battaglia, esprimendo dei leader intellettuali. Invece, andiamo a interpellare gli economisti stranieri che non capiscono niente della situazione italiana».

Nel ribadire contrarietà al ritocco dell'imposta sul valore aggiunto, Savona presenta al Mattino la sua formula nuova: la soluzione non può essere più creare «cattedrali nel deserto», da anni «senza sussulti di ripresa». «Se il Mezzogiorno vuol crescere deve puntare sulla media industria che, in alcuni punti, è addirittura migliore di quella del Nord». Solo così è possibile ridurre, più in generale, la disoccupazione: «Un problema su cui non abbiamo iniziato neanche a lavorare», la stoccata. Ed ecco il punto chiave del discorso. Spetta alla «politica interessarsi di questo: lo scollamento avvenuto nel campo è totale». Gli interventi devono, tuttavia, tenere conto dei tempi: «Le industrie saranno sempre più robotizzate», con inevitabili e ulteriori tagli al personale.

Il docente avverte: «La politica non può mischiare il discorso sull'industria 4.0 con la creazione di occupazione». Aggiunge al forum, indicando tra i partecipanti il patron di Getra, Marco Zigon: «Se gli chiedo, se sia cresciuto mediante le innovazioni tecnologiche o aumentando i posti di lavoro, la risposta è scontata». Vuol dire che «un recupero di innovazione nel Sud non porta occupazione», solo a replicare l'impatto negativo già registrato altrove in assenza di una riflessione sul futuro. Analizzando le statistiche, peraltro deficitarie negli ultimi dieci anni, Savona sostiene l'importanza di colmare anche la carenze nelle infrastrutture in un unico disegno di rilancio dell'Italia a due velocità.
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