Governo, ecco il piano per il Sud: torna il credito d'imposta

Governo, ecco il piano per il Sud: torna il credito d'imposta
di Nando Santonastaso
Sabato 28 Settembre 2019, 08:00
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Prende corpo e non solo nell'indirizzo politico il piano straordinario che dovrebbe rilanciare gli investimenti e la crescita del Mezzogiorno. È il premer Giuseppe Conte a seguirlo personalmente insieme al ministro del Mezzogiorno Peppe Provenzano al quale, non a caso, sono state assegnate tutte le deleghe che in precedenza avevano caratterizzato il dicastero. Dal Fondo sviluppo coesione ai Fondi strutturali europei, alle cabine di regia su nodi strategici come Bagnoli e le Zes, al coordinamento degli investimenti ordinari per il Sud, più noti come clausola del 34% della spesa dei ministeri che scatterà dal prossimo anno.
 
La riunificazione delle competenze riporta il ruolo del ministro per Mezzogiorno alle stagioni dei suoi predecessori Fabrizio Barca e Claudio De Vincenti ma soprattutto gli restituisce una centralità operativa che nel governo a trazione leghista si era a dir poco smarrita. Con questa premessa, la possibilità che il Mezzogiorno trovi uno spazio importante nella imminente Legge di Bilancio sembra decisamente alta. Anche perché, secondo le prime indiscrezioni, molta carne è già stata messa a cuocere.

Per gli investimenti privati, ad esempio, appare concreto il rifinanziamento del credito d'imposta per chi punta sul Mezzogiorno (come da tempo sollecitato dalle imprese, Confindustria in testa) e dei Contratti di sviluppo sul cui futuro erano emerse ombre e perplessità in ordine, appunto, alla carenza di risorse disponibili (al palo attualmente sarebbero 60 le iniziative prese in carico da Invitalia ma prive di copertura finanziaria).

Per quanto riguarda invece gli investimenti pubblici, crollati clamorosamente negli ultimi dieci anni e non solo per effetto della crisi economica, ci sono diverse opzioni al vaglio di Conte e di Provenzano, oltre che degli altri ministri direttamente coinvolti, a partire da quello degli Affari regionali Francesco Boccia per i ricaschi sulla riforma delle autonomie regionali. La certezza al momento riguarda l'avvio di un'ampia ricognizione sul Fondo sviluppo coesione, già peraltro annunciata dal precedete governo. Si punta a riprogrammarlo dopo avere capito quante e quali risorse non siano state spese e perché.

Da questo lavoro si spera di recuperare una robusta dose di fondi inutilizzati da destinare alle infrastrutture sociali e a tutti gli asset ritenuti strategici dal governo giallorosso come istruzione e ricerca, fino alla sperimentazione del Green new deal che, come anticipato dallo stesso Provenzano al Mattino, partirà proprio nel Mezzogiorno.

In questo contesto sarà determinante anche il ruolo di Invitalia e Investitalia, le due braccia operative di cui si servirà sempre più l'esecutivo. Ma il recupero di tutte (o quasi) le risorse non spese coinvolgerà anche gli enti locali ai quali Provenzano ha già chiesto sin dal suo insediamento la massima collaborazione. È soprattutto dalla loro sensibilità che il governo conta di ricevere notizie e indicazioni utili ai suoi obiettivi.

L'accelerazione della spesa, ma non solo. Resta in piedi, come lo stesso Conte ha più volte sottolineato, il progetto della Banca per gli investimenti nel Mezzogiorno, attraverso la rivitalizzazione dell'attuale Banca del Mezzogiorno in funzione di stabilizzazione dell'accesso al credito per le piccole e medie imprese. Ma si sta lavorando anche alla possibilità di rilanciare un fondo mai attuato e poi accantonato per la crescita dimensionale delle imprese: è possibile che trovi spazio e operatività anche all'interno della Banca.

Ma il Piano sud passa anche per un ruolo più attivo e specifico di enti e società come la Cassa Depositi e Prestiti e le partecipate statali, alle quali sarà chiesto di fare di più per il Meridione. L'obiettivo politico è dichiarato ma sul piano operativo bisognerà poi capire in che modo e con quali percorsi potrà essere tradotto in pratica.

Tra i nodi definire anche il futuro di Resto al Sud per verificare fino in fondo se l'obiettivo di promuovere nuova imprenditoria tra i giovani sita raggiungendo o meno.

Lo strumento dovrebbe essere potenziato ma con accortezza, si fa osservare, allargandolo ad esempio ad altri settori come i servizi purché siano servizi reali all'imprenditoria.

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