Governo giallo-verde, Berlusconi pronto al no

Governo giallo-verde, Berlusconi pronto al no
di Barbara Acquaviti
Domenica 20 Maggio 2018, 08:05
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Non tira aria di incontri, né di riconciliazioni. Anzi, con chi lo ha sentito al telefono, Silvio Berlusconi non ha usato mezzi termini: «Matteo ha perso la testa». Il leader azzurro non riesce a farsene una ragione, considera il contratto di governo di marcato stampo grillino. L'ultimo casus belli, il no alla Tav e l'ipotesi di chiusura dell'Ilva. I big di Forza Italia danno voce allo sconcerto. Anche se la linea è quella di non di attaccare l'alleato. «Quello che più turba - spiega la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini - è la faciloneria dialettica con la quale Di Maio liquida certi argomenti» dimenticando che «esistono impegni precisi, vincoli contrattuali» e che «rescindere questi accordi significa pagare dei costi».
 
Il filo sottile che tiene ancora in piedi la coalizione, di fatto, è un velo di ipocrisia. Un po' è il gioco del cerino, la gara a non prendersi la colpa. Il centrodestra è «più vivo che mai» e «grantico», si spinge a dire Matteo Salvini, che pure si accinge a dar vita a un governo dal quale i due alleati con ogni probabilità resteranno fuori. E a Berlusconi che lo ha accusato di trattare solo a nome del Carroccio, replica: «Conto di dare risposte non solo agli elettori della Lega ma anche di centrodestra». Stronca anche l'autocandidatura a premier del Cavaliere. «Quando si tornerà a votare si candiderà», «in democrazia sono gli elettori che scelgono».

Forza Italia ormai è proiettata verso l'opposizione. A certificarlo, potrebbe essere una riunione dell'ufficio di presidenza martedì: si attende l'ultimo step, l'indicazione del premier. La pietra tombale sarebbe la scelta di una personalità di area grillina. «Sono ridotte a zero le possibilità che Salvini torni a casa», ma «penso che Berlusconi possa fidarsi della Lega», rassicura il vicesegretario padano, Lorenzo Fontana, intervistato da Maria Latella.

Ma il paradosso di questi giorni di tensione è che gli stessi che a Roma si dividono, si ritrovano a fare campagna elettorale insieme per le città chiamate al voto il 10 giugno. A livello amministrativo, infatti, la coalizione regge e nessuno intende mettere in discussione le realtà che già si governano insieme. È la prospettiva a preoccupare. Tra i parlamentari azzurri hanno cominciato già a ragionarci, il timore infatti è che l'alleanza giallo-verde diventi organica, che l'esperimento si riproponga già alle regionali del prossimo anno. Soprattutto se l'esecutivo dovesse consolidarsi. Sarebbe difficile - spiega un big di Forza Italia - che si combattano sul territorio mentre governano insieme. Renato Brunetta ha già trovato un nome. Il suo sospetto è che la «scelta temporanea e nazionale» di Salvini abbia in realtà «una prospettiva strategica, di lungo periodo», il «Partito unico dei populisti». Rincara la dose Renato Schifani: «Con il contratto M5S-Lega l'Italia rischia di fare un passo indietro. Sul piano delle politiche del lavoro, delle infrastrutture, e più in generale sul rilancio dell'economia del Mezzogiorno l'intesa raggiunta tra grillini e leghisti apre scenari preoccupanti».
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