Grecia-Mezzogiorno, al top il gap su laureati e occupati

Grecia-Mezzogiorno, al top il gap su laureati e occupati
di Marco Esposito
Domenica 2 Giugno 2019, 09:30 - Ultimo agg. 17:01
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Il rischio-Italia ha raggiunto il livello della Grecia, sentenziano i mercati. Ma c'è una fetta d'Italia, il Mezzogiorno, che è molto sotto il Paese ellenico per i principali dati economici e sociali. Se l'Italia vuole recuperare - lo ha ricordato venerdì il governatore Ignazio Visco - deve farlo puntando sul Mezzogiorno. Ma non con generici incentivi per compensare le peggiori condizioni generali, bensì con azioni mirate proprio a migliorare quelle condizioni: «Gli effetti - le parole scandite da Visco - sull'economia meridionale degli investimenti pubblici nella scuola e nelle infrastrutture possono essere rilevantissimi».
 
La scuola è citata per prima e non è un caso. Il confronto fra Grecia e Mezzogiorno fa registrare alcuni dati sociali piuttosto simili (per esempio su speranza di vita o tasso di fecondità) e altri drammaticamente distanti, sempre a favore degli ellenici. Il parametro che vede la distanza maggiore è sul tasso di laureati nella fascia di età 30-34 anni. Non è indicatore qualsiasi, è uno degli otto obiettivi che l'Unione europea si è data a Lisbona nel 2010: raggiungere il 40% di laureati in quella fascia d'età entro il 2010. Ebbene, a quell'anno con cifra tonda ormai ci siamo e la Grecia arriva con un brillante 43,7%, migliorando di oltre 20 punti la situazione d'Italia. E il Mezzogiorno? La situazione è imbarazzante con un 21,2%. Il divario di competenze, insomma, è abissale e la prospettiva è ancora più grave se si considera, come ha ricordato Visco il 31 maggio, che «le regioni meridionali stanno subendo un ulteriore impoverimento per l'emigrazione delle loro risorse più giovani e preparate, in massima parte verso il Centronord del Paese».

Il secondo punto sono le infrastrutture. La Grecia ha speso bene tutti i fondi europei a lei assegnati, come certifica il report sull'ultimo ciclo completato, quello 2007-2013. Grazie a quegli interventi il Pil crescerà a regime di 3 punti al di sopra di quanto sarebbe accaduto senza fondi europei. Nel Mezzogiorno, invece, il report dell'Ue segnala soprattutto problematiche, con frettolose riprogrammazioni per non perdere i fondi, andate a scapito della qualità della spesa. La grande differenza tra Grecia e Mezzogiorno (ma la considerazione potrebbe valere per qualsiasi altro Paese in ritardo di sviluppo) è che in Grecia le strategie d'investimento sono decise ad Atene mentre per l'Italia sono frammentate fra Roma e poi Bari, Campobasso, Cagliari, Catanzaro, L'Aquila, Napoli, Palermo e Potenza.

Forse l'esempio più evidente è il ponte Rion-Antirion. Per collegare il Peloponneso (che ha un quarto degli abitanti della Sicilia ed ègià unito al continente con l'istmo di Corinto) la Grecia ha progettato e realizzato un ponte di 2,9 chilometri, il ponte strallato più lungo del mondo. La prima pietra è stata posta nel 1999 e l'inaugurazione c'è stata l'8 agosto 2004. In Italia il Ponte sullo Stretto, lungo 3,3 chilometri, è stato tante di quelle volte annunciato e poi ridiscusso che probabilmente non si farà mai.

Gli effetti dei divari culturali e di infrastrutture si vedono sul mercato del lavoro. La situazione della Grecia non è certo felice perché con un tasso di occupati del 57,8% è lontana dal target di Europa 2020 del 75%.

Però il Mezzogiorno è addirittura al 48,2% cioè oltre nove punti al di sotto degli ellenici. E se si considera la quota di occupazione femminile nella fascia d'età 20-64 anni la distanza tra Grecia e Mezzogiorno sale a tredici punti: 48,0% per le donne greche e 35,4% per quelle meridionali. La forbice è confermata se si accende un faro sui cosiddetti Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano. La Grecia ha uno dei più elevati tassi europei con il 21,3% ma il Mezzogiorno la supera nettamente con il 33,8%. In pratica il Sud Italia sta abbandonando a se stesso un giovane su tre.

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