Green pass, decreto scuola-trasporti slitta alla settimana prossima. «Prima riforma giustizia»

Green pass, decreto per scuola e trasporti slitta alla settimana prossima: «prima la riforma della giustizia»
Green pass, decreto per scuola e trasporti slitta alla settimana prossima: «prima la riforma della giustizia»
Mercoledì 28 Luglio 2021, 13:56 - Ultimo agg. 29 Luglio, 00:00
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Arriveranno la settimana prossima le misure su scuola e i trasporti: il governo conferma che entro la pausa estiva prevista per il 6 agosto ci sarà il nuovo decreto, con gli interventi che puntano al raggiungimento di due obiettivi. Il primo, prioritario per l'esecutivo e ribadito anche oggi sia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella sia dal ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, riportare in classe tutti gli studenti a settembre e dire addio alla Dad; il secondo, evitare che il ritorno dalle vacanze si trasformi in un'ondata di nuovi contagi tale da far schizzare la curva del virus e soprattutto far risalire le ospedalizzazioni. E dunque intervenire sui trasporti a lunga percorrenza - treni, aerei e navi - introducendo l'obbligo del green pass, molto probabilmente dalla seconda metà di agosto.

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Su entrambi i dossier si sta già lavorando: Mario Draghi ha visto a palazzo Chigi Matteo Salvini proprio per parlare di vaccini e green pass; un incontro «proficuo e cordiale» secondo il governo, nel corso del quale, sostanzialmente, il premier ha spiegato al leader della Lega che questa settimana sarà dedicata a blindare la riforma della giustizia e chiudere la complicata mediazione tra le forze di maggioranza, per poi passare al Covid.

Con Salvini che all'uscita dall'incontro non ha nascosto la soddisfazione per aver ottenuto qualche giorno in più ribadendo però la sua contrarietà all'obbligo vaccinale, non solo nella scuola. «Io sono per la libertà», dice, e trova la sponda del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga: «utilizzerei cautela in questo momento, dobbiamo coinvolgere le persone a partecipare e non alimentare tensioni».

Proprio alle Regioni nelle prossime ore sarà illustrato il Piano messo a punto dal ministero dell'Istruzione sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico: arrivare alla ripresa dell'anno scolastico con almeno il 60% degli studenti tra i 12 e i 19 anni vaccinati (2,4 milioni di persone, 2 se si considera solo chi frequenta le superiori) - percentuale che per il Commissario per l'emergenza Francesco Figliulo è raggiungibile entro la prima decade di settembre - utilizzo della mascherina e distanziamento, con possibilità però di superamento della misura laddove non sia possibile mantenere il metro di distanza, capienza dei traporti pubblici all'80% ed eventuale scaglionamento degli orari d'ingresso, anche se sarebbe preferibile dilazionare quelli degli uffici pubblici anziché della scuola. Il nodo centrale restano però le vaccinazioni del personale scolastico.

Ad oggi la percentuale degli immunizzati è arrivata all'85,5% ma con forti differenze regionali: in base all'ultimo report 4 regioni - Sicilia, Sardegna, Calabria, Liguria - e la provincia di Bolzano hanno oltre il 30% di prof che non hanno fatto neanche la prima dose. L'obiettivo è quello di arrivare a settembre con il 90% del personale scolastico vaccinato con entrambe le dosi. Problemi di forniture non ce ne sono visto che nei frigoriferi delle Regioni ci sono 4,6 milioni di dosi e ad agosto ne arriverà, oltre ai circa 15 milioni già previsti, un ulteriore milione «grazie - dice palazzo Chigi confermando il completamento della campagna di vaccinazione per fine settembre - alla proficua interlocuzione tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen».

Il problema dunque è convincere chi non vuole vaccinarsi. È probabile che il governo proceda con una forte raccomandazione e poi, se entro il 20 agosto - data in cui le Regioni dovranno fornire a Figliuolo i numeri reali della situazione - non si sarà raggiunto il 90%, potrebbe pensare a introdurre l'obbligo. «A scuola si va in presenza - conferma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa - e per centrare l'obiettivo non possiamo pensare ad un ritorno senza il personale vaccinato. Chi si oppone, se non riusciremo a convincerlo, sarà obbligato». Bianchi è più cauto. «il governo vedrà se c'è bisogno di un'omogeneizzazione di tutto il paese. Se c'è una regione con solo il 70% dei docenti vaccinati, il generale Figliulo si concentrerà su quella per portarli al livello nazionale». Anche i presidi hanno riconfermato il loro sostanziale appoggio all'obbligatorietà, attaccando però la politica sia per le «difficoltà» nel decidere sia sui trasporti locali, altro punto critico per la ripresa a settembre: «in un anno e mezzo non si è riusciti a comprare mezzi e ad assumere più autisti» dice il presidente dell'Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. Non sembra invece percorribile anche in Italia, stando a fonti ministeriali sia per problemi di privacy sia per questioni legate ai protocolli sulla quarantena, la scelta della Francia in base alla quale, in caso di contatto positivo in classe, in Dad va solo chi non è vaccinato.

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