«Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale». Così Sergio Mattarella ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco. Il presidente della Repubblica ha acceso la lampada votiva dei Comuni italiani che arde sulla tomba di San Francesco. Lo ha fatto a nome di tutti gli italiani nel corso della celebrazione nella Basilica superiore di Assisi presiedute dal presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi. La comunità francescana ha voluto così esprimere «gratitudine a quanti si sono prodigati nel far fronte alla pandemia mettendo la propria vita al servizio degli altri».
«C'è una pace tradita nel cuore dell'Europa»
«San Francesco è una delle radici antiche della nostra identità.
La pandemia «non è ancora sconfitta»
Sulla pandemia, Mattarella ha detto che «non è definitivamente sconfitta, anche se l'azione dei vaccini e la risposta responsabile degli italiani ne hanno frenato l'espansione, ridotto grandemente la pericolosità e salvato la vita a decine di migliaia di persone. Occorrerà ancora intelligenza collettiva e responsabilità. Il Covid «ha reso evidenti sentimenti radicati. La solidarietà, la responsabilità verso gli altri, il senso del dovere. Abbiamo saputo affrontare insieme i momenti dolorosi e duri della pandemia grazie all'apporto della scienza, all'organizzazione sanitaria e alla professionalità del suo personale - continua il presidente della Repubblica. E grazie a quel senso di comunità che è presente anche se, talvolta, sottovalutato e che sa tradursi in comportamenti responsabili e attivi. È accaduto nei decenni passati. Si è ripetuto. È stata una preziosa ancora di salvataggio. La pandemia ci ha ricordato i nostri limiti. Ci ha costretti a ripensare a ciò che è essenziale e a ciò che è superfluo. Ci ha fatto toccare con mano quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri. Anche a livello internazionale, con un'Europa che ha saputo essere protagonista positiva, aperta anche al sostegno verso popoli meno fortunati di altri continenti. È con questo senso di comunità che rivolgiamo nuovamente il pensiero ai tanti concittadini che non ci sono più, ai familiari che ancora li piangono, a coloro che nei giorni più terribili non hanno avuto neppure il conforto di un parente al capezzale o di un funerale».