Una personalità singolarissima, quella di Ciampi, anche nella sua formazione, tra filologia classica e Giurisprudenza, e l’economia e il movimento del capitale finanziario imparati magari dopo, nell’Ufficio studi della Banca d’Italia, mai dimenticando, magari, l’umanesimo fiorentino appreso alla «Normale». Il fatto è che essere élite di taglia europea ha implicato, soprattutto in un passato ancora vicino, qualcosa che non si poteva esaurire in quella che si usa chiamare dimensione tecnica, giacché la costruzione dell’Europa ha richiesto, ai suoi protagonisti, cultura, coscienza e ricordo vivo di una storia drammatica, memorie che riflettevano lotte all’ultimo sangue e grandiosi momenti di unità.
Le ragioni di questa unità sono state ricercate non per il fine di neutralizzare i conflitti, ma come destinate a fare epoca, a creare per la prima volta qualcosa che non c’era mai stato.
Ciampi, per la sua lunga vita, ha attraversato quasi per intero il Novecento, ed è vero, è stato il primo «non-politico»,come si dice, che abbia ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio, ma guardiamoci dal dire che era un «tecnico» prestato alla politica. Non è così; la cultura di Ciampi era già una cultura politica, magari egli non era esperto di tutti gli stilemi della professione politica, ma ne possedeva il nucleo profondo.