Reddito e periferie, nuove tensioni e nel governo c'è timore per lo spread

Reddito e periferie, nuove tensioni e nel governo c'è timore per lo spread
Venerdì 10 Agosto 2018, 21:29 - Ultimo agg. 11 Agosto, 08:58
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Eccolo, il fattore mercati: la tempesta della lira turca trascina giù la borsa e su lo spread fino a 266 punti base, e dà corpo ai timori nel governo di un autunno turbolento ad agitare il già difficile percorso della prima manovra giallo-verde. I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini ostentano tranquillità. Il leader della Lega si spinge a promettere di alzare le risorse per la disabilità e varare, «da qui a fine governo», un «quoziente familiare» per «premiare la natalità».
Ma le risorse sono difficili da trovare, agenzie di rating e mercati potrebbero metterci il carico da 90: le tensioni che da giorni hanno come bersaglio il ministro Giovanni Tria, rischiano di aprire crepe anche tra M5s e Lega. Il reddito di cittadinanza? «Il nostro obiettivo è di introdurre tutto già dal 2019, quindi con la legge di bilancio del 2018», afferma in un'intervista il ministro M5s Riccardo Fraccaro. «Prima di parlare di risorse e di estensione di misure esistenti occorre fare un'analisi seria», frena in un'altra intervista il viceministro leghista Massimo Garavaglia. Al fondo, c'è sempre il nodo delle risorse per coprire la misura «bandiera» del M5s, così come la flat tax cara a Salvini.
Per «il futuro» Di Maio ha annunciato l'intenzione di superare il pareggio di bilancio in Costituzione. Ma, ferma la volontà di rispettare i parametri europei, a settembre entrerà nel vivo la trattativa per la flessibilità a Bruxelles. Il tentativo è portare il rapporto tra deficit e pil, che dovrebbe fermarsi allo 0,9%, fino all'1,6% o addirittura all'1,8% (con risorse per 15 miliardi). Ma il Pil andrà rivisto al ribasso (a non più dell'1,2%) e la gran parte delle risorse andrà impegnata per sterilizzare l'aumento dell'Iva. La coperta è corta. Il Mef lavora all'ipotesi di rivedere alcune aliquote Iva, così come alla trasformazione - nell'ambito della riforma Irpef - del bonus 80 euro in riduzione fiscale. Ma M5s e Lega non vogliono che passi l'idea che si alzano tasse per coprire le loro misure.
Il premier Giuseppe Conte, che con Tria si è impegnato a tenere dritta la barra dei conti, trascorre la giornata al lavoro a Palazzo Chigi, prima della pausa ferragostana. Salvini, che è in vacanza alle isole Tremiti, lascia a verbale, in un'intervista a un giornale cattolico on-line, la richiesta di avviare la flat tax a iniziare da partite Iva e imprese ma anche aumentare la pensione agli invalidi civili e, in prospettiva, puntare a introdurre un quoziente familiare. Per «blindare» gli impegni, avanza l'ipotesi di accompagnare al Def un programma di legislatura in cui inserire le misure che non si potranno avviare subito e dar loro corpo nella manovra triennale. Ma l'opposizione ha buon gioco a incalzare: «Il governo - dice l'ex premier Paolo Gentiloni - ci è già costato 5 miliardi per il raddoppio dello spread, l'incertezza è totale. I costi per gli italiani potrebbero crescere prima dell'autunno: non c'è molto tempo per lanciare l'alternativa».
Però tra le grane da risolvere subito dopo la pausa agostana ce n'è già una che sembra agitare alcuni sindaci pentaleghisti: l'emendamento sulle periferie al decreto Milleproroghe, che ha sollevato le proteste dell'Anci («Faccia ricorso», dice il sindaco di Milano Beppe Sala). «Si è cercato di mettere una toppa a un errore del passato», dice il sindaco M5s di Livorno Giuseppe Nogarin.
Mentre la sindaca di Roma Virginia Raggi difende la misura: «Noi abbiamo e avremo i nostri 18 milioni per tre progetti importanti», afferma. «O la Raggi mente - ribatte dal Pd la deputata Enza Bruno Bossio - o svela che per Di Maio esistono sindaci di serie A e di serie B».
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