Il partito che manca ai giovani

di ​Mauro Calise
Lunedì 10 Giugno 2019, 07:29 - Ultimo agg. 11:43
4 Minuti di Lettura
Passata la bufera elettorale, rieccoci al copione iniziale. I due vice-premier procedono di comune accordo contro i loro due principali nemici: l’aritmetica e l’Ue. A Tria che, vittima dei suoi cinquant’anni di esperienza, sosteneva che i mini-bot non funzionano, Salvini ha risposto sbrigativo di trovare un’altra soluzione. Un po’ come certi parenti isterici che, di fronte al chirurgo sconsolato che gli comunica che il paziente è deceduto, gli ordinassero di resuscitarlo. 

La differenza è che, per molti elettori, l’economia – come per Salvini - è diventata la scienza del possibile. Anzi, dell’impossibile. Basta volerlo con determinazione, e l’intendenza dei conti pubblici seguirà. Non è il caso, però, di sorridere con sussiego di questa convinzione, ampiamente consolidata nelle masse, come farebbe volentieri Calenda. E come continuano a fare molti opinionisti à la page. Perché, se si dovesse arrivare alla stretta dello scontro con l’Unione, le soluzioni sono soltanto due. O i gialloverdi fanno un passo indietro, o si rivolgono al giudizio del popolo.

Nel primo caso, Conte si tiene pronto per inciarmare un compromesso. Ed è probabile che, dietro le quinte, già ci stia lavorando, di concerto col Quirinale e la Bce, i due attori con le spalle forti e la testa sulle spalle per farlo. Ma se, invece, complice la confusione e i troppi fronti aperti, la situazione sfuggisse di mano, la domanda fondamentale torna a essere cosa ne pensano gli elettori. E, almeno per il momento, gli elettori sono in maggioranza dalla parte di Lega e Cinquestelle. È questo il rebus che l’opposizione deve provare a risolvere, invece di trastullarsi con l’ipotesi che sia Bruxelles a cavarla dall’impaccio. Già è successo una volta con Monti, e sappiamo come è andata a finire.
Al momento, numeri alla mano, ci sono – direbbe il grande Totò - due totali diversi, a seconda di quale somma si fa. Se si sommano i voti espressi, c’è poco da farsi illusioni. L’opposizione è minoritaria e, soprattutto, molto più divisa di quanto siano oggi i gialloverdi. Si può continuare a discettare delle possibili prospettive di un partito centrista moderato, cui punterebbero le speranze dell’ala renziana del Pd e di quella di Forza Italia non ancora transumata alla Lega. Ma – da vent’anni che se ne parla – ancora non si intravede la leadership e il modello organizzativo con cui dovrebbe scendere in campo. Senza contare che, in larga misura, finirebbe col drenare consensi ai poveri Zingaretti e Berlusconi, che già ne sono abbastanza a corto. E il totale dell’opposizione – secondo il principe De Curtis - cambierebbe di poco o niente.

Tutt’altra somma ci sarebbe se, invece, guardassimo ai due grandi assenti della scena politica italiana. Dal lato della domanda, gli astenuti, gli elettori rimasti a casa, che alle ultime europee assommano a quasi la metà del totale. E, dal lato dell’offerta, l’area di gran lunga più dinamica degli ultimi anni in Europa, l’ecologismo che in Germania ha raccolto oltre il 20%, diventando il secondo partito e in odore di cancelleria, e in Francia è arrivato terzo con il 13. Ciò che colpisce di questo movimento, è il suo appeal trasversale e pragmatico, e lo straordinario sostegno che sta raccogliendo tra i giovani. La generazione Greta, quella che ancora non ha il diritto di voto ma che, nei prossimi anni, avrà in mano il destino dell’Europa e di molti governi nazionali, ha appena cominciato a mobilitarsi. E, se opportunamente intercettata, potrebbe diventare un fiume in piena.

Al centro delle richieste dei giovani, ci sono due grandi temi. Un futuro sostenibile per il pianeta – visto che loro ci vivranno a lungo – e la centralità della formazione – visto che l’innovazione tecnologica costringerà tutti a un aggiornamento continuo. Sono due temi del tutto marginali nei programmi dei partiti attuali, al governo come all’opposizione. Tutti ne parlano – abbastanza a vanvera – ma per nessuno hanno la priorità e la cogenza per farne una bandiera ideologica.

Aggiungi che, su questi temi, in Europa come negli Stati uniti, si stanno sviluppando nuove leadership – prevalentemente femminili – che sfruttano al meglio le risorse di comunicazione massiva della rete, e si capisce come la vera sfida per l’alternativa al governo non la giocheranno i partiti che oggi siedono in parlamento. 
Alexandra Ocasio-Cortez, la giovanissima deputata del Bronx e un anno fa un’illustre sconosciuta, oggi ha tre milioni di follower, uno in più di Nancy Pelosi, speaker della Camera e in politica da mezzo secolo. Nuove leadership cresceranno, più prima che poi, anche in Italia. In un’era di cambiamenti rapidissimi, quelli cui abbiamo assistito sono soltanto l’inizio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA