Fase 2, il maxi decreto rallenta: scontro sulle imprese. Conte: «Serve un patto»

Lo scontro rallenta gli aiuti. Il maxi decreto frena, scontro sulle imprese. Conte: «Serve un patto»
Lo scontro rallenta gli aiuti. Il maxi decreto frena, scontro sulle imprese. Conte: «Serve un patto»
di Andrea Bassi e Giusy Franzese
Mercoledì 6 Maggio 2020, 00:37 - Ultimo agg. 15:58
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Giuseppe Conte vede i sindacati e non nasconde le difficoltà. Il decreto che il governo prepara da oltre un mese e che ancora non riesce ad approvare per le divisioni nella maggioranza, spiega che non sarà «la panacea di tutto quello che stiamo vivendo». Arriveranno momenti difficili. L'intervento del governo sarà «cospicuo», spiega. E l'intenzione del governo è di preservare l'occupazione. Ma poi aggiunge: «non sarà possibile farlo per intero». Una parte dei posti di lavoro sarà bruciata dalla lunga chiusura delle attività economiche. I prossimi mesi saranno difficili dal punto di vista sociale. Per questo il presidente del Consiglio ai sindacati chiede «un nuovo patto sociale, equo e moderno». Una sfida alla quale i sindacati si sono detti pronti: «Bene andare oltre l'emergenza» ha dichiarato la leader Cisl Annamaria Furlan. «Pronti a ridisegnare il Paese» ha concordato il numero uno Uil Carmelo Barbagallo. 

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Ma non tutti i tasselli del provvedimento sono a posto. Se sul Reddito di emergenza è stato trovato un accordo nella maggioranza (sarà ribattezzato «contributo di emergenza» per sottolineare che durerà due mesi e poi scomparirà), il capitolo sulle imprese non è ancora chiuso. L'approvazione del testo potrebbe non arrivare nemmeno domani. Il neo presidente degli industriali, Carlo Bonomi (stamane l'incontro con il premier) ha già detto chiaro e tondo di non condividere la strategia del governo tutta «debito e sussidi». Forse sempre domani, ci sarà un nuovo vertice di maggioranza per provare a chiudere il cerchio. Si vedrà. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha illustrato il provvedimento, o almeno i suoi capitoli principali, ai sindacati. Ha spiegato che ci sarà uno stanziamento di 3,25 miliardi per la sanità. Servirà a potenziare le terapie intensive e a creare un sistema decentrato territoriale. Ha detto che arriveranno contributi consistenti per Comuni, Regioni e Città metropolitane. Ma soprattutto ha dettagliato il pacchetto imprese. 

Ci saranno 12 miliardi di euro per il pagamento dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione. Saranno stanziati 30 miliardi per le garanzie che Sace rilascerà alle banche per i prestiti alle imprese (incideranno sul saldo netto da finanziare). E ci saranno 4 miliardi per il Fondo Centrale (che peseranno sul deficit), per i prestiti alle piccole e medie imprese, compresi quelli da 25 mila euro. Ha confermato che per le imprese di dimensioni più piccole, quelle con un fatturato fino a 5 milioni di euro, ci saranno aiuti a fondo perduto legati alla perdita dei ricavi. E ha mostrato una grande prudenza sulla misura più divisiva, le ricapitalizzazioni delle imprese con ricavi tra 5 e 50 milioni, dove il progetto del governo prevede l'ingresso dello Stato nel capitale attraverso Invitalia. Su questo punto, Gualtieri, ha detto che c'è una valutazione in corso. Anche su altri strumenti. Ma ha voluto sottolineare che lo Stato non avrebbe avuto influenza sulla governance delle imprese, nonostante poi abbia parlato di «un minimo livello di condizionalità».

Per le imprese più grandi, invece, l'intervento sarà attivato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, che avrà a disposizione un fondo di 50 miliardi. La Cdp interverrà con tre meccanismi: direttamente nel capitale delle imprese (con aumenti di capitale, prestiti subordinati o obbligazioni convertibili); acquisterà azioni di società strategiche in Borsa in caso di attacchi ostili; e interverrà in operazioni di ristrutturazione aziendale per le imprese in crisi ma con prospettive di sviluppo. Il ministro del lavoro Nunzia Catalfo ha confermato il rifinanziamento della Cig, l'allungamento di 2 mesi della Naspi e il blocco dei licenziamenti per 5 mesi. Catalfo ha anche perorato una norma per ridurre l'orario di lavoro dei dipendenti a parità di stipendio, con un finanziamento dello Stato per impiegare le ore in formazione.
 

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