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Pivetti, dai vestiti monacali al sequestro delle Ferrari

di Gigi Di Fiore
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 19 Novembre 2021, 09:49 - Ultimo agg. : 10:14
4 Minuti di Lettura

Più vite in una. E ora, a 58 anni, per Irene Pivetti si apre anche il nuovo capitolo dell'inchiesta giudiziaria della Procura milanese, per riciclaggio e frode fiscale con conseguente sequestro di 4 milioni e 3 Ferrari Gran Turismo. Secondo l'accusa, nel 2016 il gruppo «Only Italia», presieduto dalla Pivetti, avrebbe fatto da intermediario nelle compravendite di attrezzature, marchio e sito web di una società del pilota Leonardo Leo Isolani. Obiettivo sarebbe stato occultare al fisco beni consistenti, tra cui le tre Ferrari.

Figlia del regista Paolo Pivetti e dell'attrice Grazia Gabrielli, sorella dell'attrice Veronica, Irene si laurea in Lettere con 110 e lode all'Università cattolica di Milano. Poche le notizie sulla sua giovinezza da consulente editoriale attraversata da fidanzati veri e presunti, ma soprattutto da una rigida adesione al credo cattolico diventata proverbiale. A sedici anni, conduce un programma di musica folk a Radio A, l'emittente della Curia milanese. Il suo periodo monacale culmina nell'adesione alla Lega lombarda, poi Lega nord, fulminata dal verbo di Umberto Bossi. Per lei la Lega inventa la Consulta cattolica di cui diventa responsabile. Fa parte della pattuglia dei primi deputati leghisti, negli anni d'avvio di Tangentopoli. Diventa deputato nel 1992, poi confermata per altre due legislature fino al 2001. Il 15 aprile 1994, è lei la prescelta alla presidenza della Camera, eletta al quarto scrutinio. È la seconda donna a presiedere l'aula di Montecitorio dopo Nilde Jotti. Il look è castigato, con i capelli cotonati, tailleur assai sobri, rigidità nei regolamenti. Si distingue anche per una campagna di censura su alcuni quadri affissi nei suoi uffici che raffigurano corpi nudi. Fa togliere la «Composizione» di Mario Sironi, con una donna che mostra un po' di seno e ben tre uomini nudi. Poi una «Venere dormiente» senza veli, nientemeno che di Luca Giordano. Quando lasciò l'incarico, i quadri tornarono al loro posto.

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Abbandona la Lega, fonda un suo partito che confluisce presto nell'Udeur di Mastella, ma il passaggio dalla Camera alle telecamere è alle porte e arriva agli inizi del 2000, insieme con l'annullamento del primo matrimonio. Lo decide la Sacra Rota, perché lei dichiara di non volere figli. Il diritto canonico non lo consente, così come in teoria il suo conclamato cattolicesimo. Di fatto, dopo due anni, non è più moglie di Paolo Taranta suo collega di Università. Nei mesi successivi, i rotocalchi rosa cominciano a occuparsi sempre più di lei. È mistero su una foto che la ritrae nuda con altre persone in spiaggia pure prive di costume. Un'immagine di nudisti, proposta a «Novella 2000» e rifiutata, o bloccata. E le rincorse giornalistiche ai suoi amori. «Mi sono innamorata più di quanto valesse la pena» dichiara a Lucia Castagna. Si risposa con Alberto Brambilla, più giovane di 10 anni, suo ex collaboratore. Con lui avrà due figli, poi si separeranno. L'inossidabile Milly Carlucci la porta a «Ballando con le stelle». Irene si classifica quarta, sensuale un suo tango in abito nero con spacco. È l'inizio del periodo televisivo, con partecipazioni e conduzioni di programmi Mediaset come «Bisturi» insieme con Platinette, trasmissione che documenta i mutamenti fisici da interventi chirurgici. Per una foto in copertina su «Tv sette» settimanale del Corriere della sera, in corpetto di pelle nera stile sadomaso e capelli a spazzola, scatena un servizio ironico di Giulio Golia delle «Iene». C'è chi sintetizza questa svolta di vita, definendo Irene Pivetti «prima cattolica, poi leghista, poi donna». Ida Magli con malizia parla della sua femminilità come una «mascolinità femminea». Ma già ai tempi della politica in Parlamento, Indro Montanelli aveva scritto di lei: «Di tutti gli uomini nuovi, il più nuovo e il più uomo è lei».



Non sono finite le evoluzioni della ex presidente della Camera. Arriva la terza fase, quella della donna d'affari. Si trasforma in «consulente in strategie di sviluppo, valorizzazione risorse e relazioni istituzionali per imprese di diversi settori». E il campionario dei settori è variegato. La «Only Italia» si occupa di importazioni dalla Cina ed è la società da cui arrivano i guai giudiziari. Un anno fa, l'inchiesta sull'importazione dalla Cina di 15 milioni di mascherine non certificate. Nel look di donna d'affari con capelli sale e pepe e un accenno di rossetto, al giornalista Marco Oliva di Telelombardia dice: «Le mie mascherine sono a posto, vanno bene all'estero e andrebbero bene anche in Italia se le importasse qualcuno che non si chiama Pivetti». La donna dalle mille vite.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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