Ischia, Renzi contro Conte: «Nel 2018 fu un condono»

«Non era un condono ma una procedura perché si espletasse più celermente l'esito delle pratiche sul terremoto», si giustifica l'ex premier

Giuseppe Conte ospite della trasmissione Rai di Lucia Annunziata
Giuseppe Conte ospite della trasmissione Rai di Lucia Annunziata
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 28 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 20:35
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«Non era un condono ma una procedura perché si espletasse più celermente l'esito delle pratiche sul terremoto», si giustifica ieri pomeriggio l'ex premier Giuseppe Conte negli studi di Rai 3. Prima, appena un'ora prima, si è acceso uno scontro politico sul decreto dell'ottobre 2018 che aprì, accusa Matteo Renzi, un mini condono ad hoc per l'isola di Ischia funestata dalla tragedia di sabato notte. E così si va avanti per tutta la giornata tra un silenzio imbarazzante dei grillini allora al governo con la Lega e dei democrat (prima sulle barricate, ora alleati con Di Maio che volle quella sanatoria). 

Era giusto 4 anni fa.

Bisogna riavvolgere il nastro quando il Paese era ancora sotto choc per il crollo del ponte Morandi a Genova di due mesi prima. E il governo vara un decreto proprio per l'emergenza ligure. Ma dietro l'angolo c'è altro e lo denunciano, nell'ordine, prima le associazioni ambientaliste con in testa Legambiente, poi la Cgil e i parlamentari del Pd e di Leu. Contro, ma perché vorrebbero maglie più larghe ancora, c'è Forza Italia.

Ed ecco come dentro il decreto per Genova viene inserito un mini-condono edilizio per Ischia. Con una prima stranezza che subito salta agli occhi: 20 articoli riguardano proprio l'isola contro gli 11 dedicati al capoluogo ligure che è la vera emergenza.

E lì, all'articolo 25 («Definizione delle procedure di condono») viene previsto che per gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, vengano conclusi i procedimenti di condono ancora pendenti. L'M5s, in testa i ministri Di Maio e Toninelli, si giustificano spiegando che si tratta di un'operazione per velocizzare la ricostruzione post sismica del terremoto. Peccato però che i criteri a cui far riferimento sono quelli del primo condono del 1985. In pratica le lancette dell'orologio si spostano a 32 anni prima quando premier era Craxi e Nicolazzi ministro dei lavori pubblici. Ed in un colpo solo non valgono più le norme in materia di tutela paesaggistica e idrogeologica introdotte successivamente, si azzerano tutte le prescrizioni limitative introdotte con i due successivi condoni, e si ritorna alla molto più permissiva sanatoria craxiana. In un territorio dove pendono già 600 ordinanze di demolizioni per altrettante case abusive e 27mila domande di sanatoria (di cui 8530 istanze a Forio, 3506 a Casamicciola e 1910 a Lacco Ameno).

Ed ecco che nella notte del 30 ottobre alla Camera passa il decreto con il sì di Lega, M5s ed Fdi mentre si astiene Forza Italia e votano no Pd e Leu. Dopo uno scontro durissimo in cui in Aula si è sfiorata la rissa, il governo sembra addirittura traballare, si registra l'imbarazzo del ministro dell'Ambiente grillino Costa costretto a digerire il decreto caro al vice premier mentre De Falco e la Nugnes votano contro gli ordini di partito.

Con l'opposizione che accusa l'allora maggioranza M5s-Lega di usare la tragedia del ponte Morandi per inserire una sanatoria nel collegio elettorale dell'allora vice premier Di Maio. Il risultato? Secondo i dati di Legambiente dopo il Decreto il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono ad oggi circa 1000. Le pratiche, quindi, invece di diminuire aumentano addirittura. A luglio 2018, invece, sempre il governo Lega-M5s chiuse per decreto «ItaliaSicura», un'apposita unità di missione presso la presidenza del Consiglio con il compito di curare coordinamento, pianificazione e gestione del rischio idrogeologico in Italia. «Costava 900 milioni», si giustificò il ministro Costa nel 2020 ma, conti alla mano, il budget era di circa 800 mila euro l'anno.

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Naturale, quindi, che ieri quella vicenda torni prepotentemente a galla. E lo fa il leader di Iv Matteo Renzi a prima mattina: «Il disastro di Ischia richiama anche le folli scelte del 2018 su condono e unità di missione». A lui si aggiungono i suoi che, sui social, postano i video degli interventi in Aula di Renzi (allora nei democrat) contro il decreto. Mentre Carlo Calenda di Azione parla di un provvedimento pericoloso: «Entrambi gravi errori, ma cercare a posteriori di prendere in giro gli italiani con eloquio stile azzeccagarbugli è anche peggio», attacca dopo le giustificazioni di Conte. Dal Pd che poi si è alleata con Di Maio, ieri nessun commento. Niente. L'unica eccezione è il senatore Carlo Cottarelli: «Quello fatto dal governo 5 stelle-lega nel 2018 per Ischia fu l'ennesimo condono edilizio. Le carte parlano. Il testo della legge parla di condono. Non si può riscrivere la storia a piacere a seconda di come tira il vento». Replica l'M5s a tarda sera con una nota: «Solo sciacallaggio». 

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