Iva, Tria: c'è margine di manovra per disinnescare clausole, 6-8 miliardi di deficit in meno

Iva, Tria: c'è margine di manovra per disinnescare clausole, 6-8 miliardi di deficit in meno
Iva, Tria: c'è margine di manovra per disinnescare clausole, 6-8 miliardi di deficit in meno
Domenica 25 Agosto 2019, 17:11 - Ultimo agg. 17:13
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Per disinnescare le clausole di aumento Iva, «ci sono margini di manovra». Lo dice il Ministro dell'Economia uscente Giovanni Tria in un'intervista al Corriere della Sera. «Anche a leggi vigenti, senza altre misure, il deficit per il 2020 sarebbe sostanzialmente inferiore al 2,1% del prodotto lordo (Pil) previsto nel Documento di economia e finanza di aprile scorso. Siamo molto sotto quel livello», spiega. I saldi di bilancio sono stati mantenuti «sotto controllo» e il deficit 2020 dovrebbe essere almeno dello 0,3% del Pil, inferiore al previsto: «Ovviamente sono previsioni, soggette a correzioni legate all'andamento dell'economia e alle aspettative» precisa. Le clausole di salvaguardia «penso sarebbero minori dell'ammontare delle clausole di salvaguardia previste per il 2020 dai programmi del governo precedente».

Dal governo M5s - Lega a copertura di pensioni a quota 100 e reddito di cittadinanza «sono state aumentate, ma ho sempre pensato fosse inutile: era prevedibile che la spesa sulle due misure sarebbe stata minore del previsto». In sostanza «si oscilla tra i sei e gli otto miliardi» di deficit in meno rispetto alle stime, sul 2020. Un possibile risultato che «dipende da noi, se sapremo conservare la calma sui mercati e quindi uno spread fra titoli italiani e tedeschi sui livelli attuali o poco più bassi». Tuttavia vanno trovati 15 miliardi in autunno: «Possibilmente di più, per finanziare la prima fase di una riforma fiscale». L'obiettivo «non è solo evitare gli aumenti dell'Iva, ma una riduzione fiscale in direzione della cosiddetta flat tax».

Per Tria è possibile intervenire «senza colpire le varie classi sociali», ma distribuendo «gli aggiustamenti il più ampiamente possibile tra le voci di bilancio». Il Ministro da un punto di vista economico non considera il deficit «un tabù. E' uno strumento di politica economica, e purtroppo l'Europa lo ha dimenticato»; conta «cosa se ne vuole fare». All'Italia interessa e conviene di più «una forte politica espansiva degli altri Paesi europei che hanno spazio di bilancio. Avremmo l'impatto positivo, senza il maggiore indebitamento». Nei mesi di governo, il Ministro ha subito vari attacchi ma non ha mai pensato a dimettersi: «Mi sono detto che sarei rimasto fin quando mi fossi sentito utile, in qualunque situazione». 

 
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