Rispunta l’identità di genere e il governo ci mette la fiducia

Rispunta l’identità di genere e il governo ci mette la fiducia
Rispunta l’identità di genere e il governo ci mette la fiducia
di Emilio Pucci
Venerdì 5 Novembre 2021, 11:00
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La trappola è stata evitata per un soffio. Fratelli d'Italia, in concorso con la Lega, ha fiutato la possibilità di mettere in difficoltà il governo presentando un emendamento in Aula al decreto infrastrutture sul quale la maggioranza sarebbe andata probabilmente sotto. All'articolo 1 del provvedimento, sulle disposizioni urgenti per la sicurezza della circolazione dei veicoli e di specifiche categorie di utenti, nel corso dell'esame in commissione alla Camera il Pd ha fatto inserire anche una norma - firmata dalla deputata dem Rotta - che prevede la censura di messaggi discriminatori sulla pubblicità. Ovvero è stato introdotto «il divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche». La proposta di Fdi puntava a cambiare il testo: «È vietata - così nella modifica - sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi violenti o lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica». Insomma, scompariva ogni riferimento all'identità di genere.

Il presidente del Senato Casellati aveva dato sostanzialmente il via libera alla possibilità di votare a scrutinio segreto, da qui la decisione del governo, dopo una riunione di maggioranza a palazzo Madama, di porre la questione di fiducia.

Causando la protesta di Fdi ma anche del partito di via Bellerio. «Viene introdotta una misura ideologica che limita in modo ambiguo e per questo particolarmente pericoloso la libertà di espressione», l'ira di Malan. «Gli emendamenti erano davvero pochi, in questo caso solo 30, e potevano essere votati in poco tempo. Perché si continua a voler esautorare il Parlamento?», la rabbia del leghista Romeo. Lo scontro è andato in scena nell'emiciclo di palazzo Madama mentre il gruppo del Pd si dibatteva sull'esito del ddl Zan. 

«Sarà ancora possibile affermare in una pubblicità che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine? Che un bambino nasce da una mamma e un papà? Che l'utero in affitto è una pratica barbara?», insorge ora Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia. «Il governo e la maggioranza hanno reintrodotto furbescamente alcuni elementi della legge contro l'omofobia, bocciata la scorsa settimana dall'aula di palazzo Madama», sostiene il centrodestra. Ma l'irritazione cresce proprio per la scelta dell'esecutivo di ricorrere ancora allo strumento della fiducia. I numeri a sostegno del governo sono sempre alti: i sì al decreto legge sono stati 190, ma l'asticella è sicuramente più bassa rispetto al plebiscito che Draghi ottenne a palazzo Madama (262 i voti favorevoli) quando presentò il suo governo. Un segnale del malessere che colpisce tutti i partiti che sostengono l'ex numero uno della Bce. 

È una insofferenza che rappresenta per il governo un campanello d'allarme in vista del voto sulla legge di bilancio ma anche sul Quirinale. Il Movimento 5 stelle ha presentato una interrogazione parlamentare al premier per chiedere una maggiore trasparenza sul Pnrr. E al Senato sono tanti i pentastellati che non hanno votato il Dl infrastrutture. Pure il Pd, tramite canali informali, ha fatto sapere al presidente del Consiglio che deve lasciare maggiori margini di spazio alla discussione sulle leggi. Nessuna intenzione di disturbare il manovratore ma la stessa Forza Italia non ha nascosto le proprie perplessità per come il governo gestisce l'iter dei provvedimenti. Nel centrodestra c'è chi riferisce che la protesta legata all'eccessiva decretazione d'urgenza potrebbe presto coinvolgere il Colle. 

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Con il voto di ieri è stato approvato definitivamente il provvedimento su infrastrutture e trasporti che contiene misure come i parcheggi rosa, la stretta sui monopattini, le regole per i moto-taxi e a creazione di una newco per gestire le concessioni autostradali fino alla riforma dell'Anas. Norme che entreranno in vigore con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale

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