La via stretta del governo di tutti

di Bruno Vespa
Sabato 17 Marzo 2018, 09:19
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«Tu quoque, Brute, fili mi...». Cesare era un uomo fortunato. Ha visto in faccia i suoi assassini e se ne è andato sapendo tutto quello che c’era da sapere. Poco distante dall’antico Senato, nella stessa Roma dei Cesari, Silvio Berlusconi s’aggira invece assai inquieto nei saloni damascati e tetri di palazzo Grazioli alla ricerca dei Bruti che, nell’ordine: 1) gli hanno nascosto la devastante situazione di Forza Italia nel Mezzogiorno dove modesti, ma potenti ras locali hanno fatto il bello e il cattivo tempo con i risultati che abbiamo visto.

2. Gli hanno impedito di fare una pur limitata campagna elettorale per rendersi conto di persona di quanto stava accadendo e di mettervi un qualche riparo. 
3. Hanno escluso dalle liste persone degne infilandovi famigli e fatto eleggere nel nome di Berlusconi gente ignota allo stesso Berlusconi. 
4. Hanno formato all’interno di Forza Italia un «partito del Nord» col risultato di perdere nel Settentrione con la Lega e consegnare l’intero Mezzogiorno ai Cinque Stelle.
Berlusconi ancora non si rassegna a vedere Salvini come leader del centrodestra, anche se lealmente ha mantenuto il patto di riconoscerlo come candidato premier. I rapporti tra i due alternano momenti di forte tensione a dichiarazioni distensive. Il capo della Lega ha ottenuto un risultato di altissimo peso politico, ma sa bene che il suo 17,4 per cento è molto inferiore al 37 per cento ottenuto dalla coalizione. Rompere con Berlusconi per fare il numero 2 di Di Maio? Difficile. 
In realtà, a una settimana esatta dall’apertura delle nuove Camere, nessuno sa realmente come la storia andrà a finire. Il M5S chiede legittimamente la presidenza della Camera. Ma non ha i numeri per eleggere da solo il proprio candidato. Li avrà dalla Lega? Dal Pd e perfino da Forza Italia per garbo istituzionale? Chissà. Il centrodestra potrà invece eleggere da solo il presidente del Senato. Forza Italia dice a Salvini: tu sei il candidato premier, perciò la presidenza spetta a noi. Replica Salvini: sapete bene che difficilmente da candidato diventerò premier, perciò non posso rinunciare alla presidenza del Senato in cambio di nulla. Si metteranno d’accordo o salterà l’alleanza? 
Se salta l’alleanza, Berlusconi rischia l’emigrazione di molti dei suoi verso la Lega. Il Cavaliere deve giocare con cautela le sue carte. Mai lui e il Pd si sono amati come in questo momento. Ma sono fidanzati poveri e non hanno i soldi per sposarsi. Entrambi debbono sperare perciò che i tentativi di Di Maio e di Salvini falliscano per arrivare al «governo di tutti», che – con la scusa della nuova legge elettorale – rinvii le elezioni anticipate il più a lungo possibile. 
Oggi tutti i partiti sembrano mosche impazzite all’interno di un vaso sigillato. Quando il 3 aprile il presidente della Repubblica toglierà i sigilli, vedremo quante mosche saranno ancora in buona salute e con quali intenzioni.
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