Castelli: «Autonomia, pericolo di aumento della spesa pubblica»

Castelli: «Autonomia, pericolo di aumento della spesa pubblica»
di Simone Canettieri
Venerdì 28 Giugno 2019, 08:28 - Ultimo agg. 20:32
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Laura Castelli, viceministro dell'Economia, la relazione del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi mina l'impianto dell'Autonomia differenziata. La Lega attacca voi 5 Stelle: accusandovi di nascondervi dietro i burocrati. Come pensate di uscirne?

«Dobbiamo sbrogliare i punti sottolineati nella relazione e trovare una soluzione chi dia voce alle richieste che hanno espresso i cittadini di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con il referendum, mettendo in sicurezza la finanza pubblica e l'unità del Paese».

Appunto. Ma la relazione commissionata dal premier Conte non mette nero su bianco una lunga serie di perplessità su questa riforma?
«Dobbiamo superare alcune questioni reali che non sono capricci. Molti di questi punti non sono mai stati affrontati».

Ma dunque l'impianto delle bozze presentate dal ministro per gli Affari regionali Erika Stefani sono da rifare? Va tutto riscritto e ricalcolato?
«Ritengo di no, si può continuare a lavorare su quei testi, continuando a farlo in maniera molto seria, come è stato fatto fino ad ora. Lo stiamo facendo, anche in queste ore, per arrivare pronti all'appuntamento di mercoledì, come ha chiesto il presidente Conte, portando le soluzioni ai problemi riscontrati. L'obiettivo è quello di chiudere: stiamo individuando i punti di caduta sui rilievi tecnici».

Sull'Autonomia incombe l'aumento della spesa pubblica: conferma?
«L'aumento della spesa pubblica c'è in tanti casi, se si propone il costo medio quello è un criterio che la aumenta. Significa che se oggi in una regione che chiede l'Autonomia si spende 80 e in una regione ordinaria 120, a quella che chiede l'Autonomia dai 100 e a quella ordinaria dai 20 in meno, se devi tenere i conti in ordine. L'unico modo per tutelare l'efficienza e il fabbisogno è quello di utilizzare i costi standard, perché è un criterio che garantisce l'unità nazionale, la tutela delle diversità territoriali e che qualifica la spesa nella sua efficienza. Non crea diseguaglianze e le regioni riescono a mantenere i loro livelli di assistenza, facendo lotta agli sprechi. L'aumento della spesa pubblica, inoltre, rischia di essere causato anche dai costi storici».

Un esempio?
«Prendiamo il costo dell'istruzione: aumenta tutti gli anni perché deve tener conto degli scatti dei docenti. Se congelo il costo storico della Lombardia come pago gli scatti stipendiali? Anche se il tema dell'Istruzione mi sembra superato dall'accordo che il Ministro Bussetti ha firmato con i sindacati tempo fa».
Ma non c'è di fondo un tema sulla richiesta eccessiva di materie da parte delle regioni? Il Veneto ne chiede 23.
«Il tema non è la richiesta in sé delle materie, ma la richiesta di fondi che oggi sono ripartiti su base progettuale o con altri criteri e che invece viene chiesto di gestire su scala regionale».

L'Autonomia rischia di far cadere il governo?
«È un tema di cui si discute dal 2011 e che fino ad oggi non ha mai trovato un Governo che mettesse in ordine, in modo serio, le Autonomie, il federalismo fiscale, fabbisogni e costi standard. Questo Governo lo vuole risolvere in maniera definitiva e sostanziale, che quindi è in grado di andare avanti 4 anni, un passo alla volta come stiamo facendo. Se non si è riuscito a risolvere fino ad oggi è evidente che è molto complesso, continueremo a lavorare giorno e notte: il momento di dare a questo Paese fabbisogni e costi standard».

Tutto questo nervosismo nel Carroccio come lo giudica? Il ministro Stefani e il governatore Zaia scalpitano.
«Tra di loro c'è un po' di nervosismo, va detto anche che ci sono visioni diverse tra Lombardia e Veneto, e dalla lettura dei testi questo un po' si percepisce. Ci sono impianti differenti. Lo abbiamo scritto nel Contratto di Governo, perché vogliamo farlo. Io vengo da una regione del Nord, so cosa vuol dire pensare di velocizzare alcuni processi, come in alcuni casi fa l'Autonomia. Sono ottimista che si riesca a chiudere velocemente».

Entro l'autunno?
«Ci sono una serie di passaggi da rispettare. Inoltre, non sono stati sciolti i nodi sull'iter istituzionale, trattandosi della prima volta che si fa, penso al coinvolgimento del Parlamento. La procedura non è chiara, ma questo non compete a me, io mi limito alle materie di mia competenza. Su questa materia i Comuni sono molto più avanti, il tema della quantificazione della spesa si era posto anni fa e questa cosa si gestì con un processo, non ancora concluso, partito con il Fondo di solidarietà comunale, per delineare i fabbisogni e costi standard. Sugli Enti locali ci fu una spinta politica molto più forte».

Dobbiamo aspettarci anche nuovi rilievi della Ragioneria?
«C'era una prima nota dello scorso marzo, sulla base della quale sono già stati fatti degli aggiustamenti. Le ultime versioni comprendono già i correttivi ad alcuni rilievi che la Ragioneria suggeriva per questioni di finanza pubblica. C'è da fare il punto, stiamo facendo i conti. Inoltre, è difficile chiedere alle strutture della burocrazia, che ha invocato Salvini, di fare con un clic il totale di quanto oggi sia il costo storico di un determinato servizio. C'è una difficoltà reale nella presentazione di alcune stime e questo mette in difficoltà la politica, perché se esistessero tutti i dati avremmo già chiuso».
 
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