La legge Spacca-Italia impantanata: l'autonomia slitta a dopo le Europee

La legge Spacca-Italia impantanata: l'autonomia slitta a dopo le Europee
di Alberto Gentili
Domenica 10 Marzo 2019, 08:30 - Ultimo agg. 18:54
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Matteo Salvini continua a dirsi «ottimista». Ma ieri, a margine della sua festa di compleanno a Milano, il leader della Lega non ha nascosto che i tempi dell'autonomia differenziata sono destinati a dilatarsi: «Una settimana prima o dopo non fa molta differenza, stiamo valutando la procedura. Alla fine la riforma si farà, tranquilli».

Il problema per la Lega è il quando. Dopo l'altolà del capo dello Stato Sergio Mattarella - che ha condiviso con i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, le forti perplessità riguardo a un percorso di approvazione dello Spacca-Italia che tagliasse fuori il Parlamento - è ormai evidente che l'autonomia differenziata per forza di cose dovrà essere vagliata dalle aule parlamentari. Come, però ancora non si sa.
 
Il premier Giuseppe Conte venerdì ha indicato una strada: il coinvolgimento delle Commissioni competenti cui spetterebbe il compito di valutare ed eventualmente correggere le bozze di intese con le Regioni, prima che queste vengano siglate tra governo e i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E dopo, secondo questa linea, al Parlamento spetterebbe soltanto il compito di ratificare o di bocciare gli accordi, come accade per le intese tra Stato e confessioni religiose e per i trattati internazionali.

Questa road map non ha però ancora ottenuto il via libera di Fico e della Casellati. Così la Lega, preoccupata di vedere la propria riforma impantanarsi nelle Commissioni, pressa i due presidenti per ottenere un passaggio più rapido: esposizione in Parlamento delle intese, dibattito e voto di una risoluzione di indirizzo che impegni il governo nella stesura definitiva degli accordi. «Piuttosto che alle Commissioni», spiega Igor Iezzi, luogotenente di Salvini nell'Affari costituzionali della Camera, «pensiamo a una giornata dedicata dall'Aula di Montecitorio e del Senato all'autonomia differenziata, che si chiuda con una risoluzione di maggioranza».

Da vedere cosa diranno Fico e Casellati che ancora non sono giunti a una determinazione sull'iter, essendo la procedura del tutto nuova. E senza precedenti. Così di certo c'è solo, appunto, che i tempi si allungano e che la riforma con ogni probabilità slitterà a dopo le elezioni europee di giugno: Luigi Di Maio non ha alcuna voglia di presentarsi al voto del 26 maggio, avendo appena ingoiato lo Spacca Italia che rischia di penalizzare pesantemente il Centro-Sud e il ruolo della Capitale, aree in cui i 5Stelle un anno fa risultarono il primo partito.

La Lega, schivata la crisi sulla Tav e in attesa del voto del Senato sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il Caso Diciotti, sembra farsene una ragione: «Non abbiamo fretta, l'importante è fare le cose per bene», afferma Iezzi, «se a qualche ministro serve qualche settimana in più per definire le competenze da trasferire alla Regioni, nessun problema. L'importante è che non sia solo un espediente per rinviare la riforma sine die».

Il riferimento ai ministri è dedicato ai grillini Giulia Grillo (Sanità), Alberto Bonisoli (Cultura) Danilo Toninelli (Infrastrutture), Sergio Costa (Ambiente) che ancora resistono e non intendono cedere a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna le competenze sui costi della Sanità, sulle sovrintendenze, su strade e reti ferroviarie e sulle autorizzazioni ambientali: un ulteriore prova del pantano in cui è finito lo Spacca-Italia. Un'altra è che nessuno sa indicare un timing del percorso parlamentare: «Non si sa ancora nulla», dicono i capigruppo dei 5Stelle, Francesco D'Uva (Camera) e Stefano Patuanelli (Senato). In più la Casellati, intenzionata ad ascoltare il parere di diversi costituzionalisti prima di discutere della riforma cara alla Lega, solo domani comincerà a valutare i nomi degli esperti. E non è dato sapere quando scatteranno di audizioni.
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