Leu, il nodo a Bassolino a Roma: i veti frenano la corsa dell'ex governatore

Leu, il nodo a Bassolino a Roma: i veti frenano la corsa dell'ex governatore
di Paolo Mainiero
Venerdì 19 Gennaio 2018, 10:08 - Ultimo agg. 15:42
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L'unica certezza è che a Napoli, al tavolo regionale di Liberi e uguali, l'ipotesi di una candidatura di Antonio Bassolino non è mai stata posta. E infatti nelle indicazioni trasferite a Roma il nome dell'ex governatore e dell'ex sindaco non compare. Del resto, si fa notare, non poteva essere altrimenti visto che Bassolino non è iscritto a Mdp né a Sinistra italiana né a Possibile, i tre soci fondatori di LeU. «Se sarà candidato, sarà deciso a Roma», osservano a Napoli, dove hanno comunque fatto rumore le parole di Pietro Grasso. «Bassolino? So che è un ex sindaco», ha detto il presidente del Senato, frase che ha ricevuto una doppia interpretazione: di chiusura da parte di chi non gradisce la candidatura dell'ex presidente della Regione; di porta lasciata aperta da parte di chi spinge per una discesa in campo.

Fatto sta che già questa doppia interpretazione spiega che il nome di Bassolino divide. Divisione peraltro nota. Possibile e Sinistra italiana sono contrari, Mdp è favorevole. Pippo Civati e Nicola Fratoianni avrebbero addirittura posto un veto sull'ex sindaco. Per i demoprogressisti, al contrario, Bassolino è una risorsa, come è stato più volte sottolineato da Arturo Scotto e Francesco Dinacci e soprattutto dall'europarlamentare Massimo Paolucci. In realtà, presunti veti a parte e al di là delle filosofiche discussioni sul rinnovamento («perchè D'Alema e Bersani sì e Bassolino no?», è una domanda ricorrente), il vero nodo sono i posti, anzi i posti più o meno sicuri.
 
Poiché la battaglia nei collegi è difficile, se non impossibile, l'unica strada che può condurre in Parlamento è la candidatura nel plurinominale. Da capolista, ovviamente, perchè il numero due in lista non garantisce affatto l'elezione. Sondaggi alla mano, LeU in Campania non eleggerebbe più di tre o quattro parlamentari. Ma le aspirazioni sono molte. A partire da quelle degli uscenti. Due di loro, hanno spontaneamente fatto un passo indietro: sono Luisa Bossa, alla seconda legislatura, e Giorgio Piccolo. In bilico c'è Nello Formisano: approdato a Mdp da Centro democratico, il deputato vorrebbe ricandidarsi ma è frenato dal suo lungo excursus parlamentare: quattro legislature, con un record difficilmente battibile; è stato eletto con tre partiti diversi: nel 2001 con la Margherita, nel 2006 e nel 2008 con Italia dei Valori, nel 2013 con Centro democratico. Sicuri invece di una candidatura sono Arturo Scotto e Michela Rostan (Mdp) e Peppe De Cristofaro (Si). Tra gli uscenti ci sarebbe anche Guglielmo Epifani, eletto in Campania nel 2013 e che in Campania vorrebbe essere candidato.

Come far quadrare le caselle? Come e dove inserire Bassolino? L'idea potrebbe essere la candidatura al Senato nella circoscrizione di Napoli (Campania 2). Ma su quella casella c'è già l'opzione di De Cristofaro, senatore uscente. Poichè è difficile immaginare una candidatura in Campania 3 (circoscrizione che va da Ercolano fin giù a Sapri) e Campania 1 (Avellino, Benevento, Caserta) l'alternativa per Bassolino potrebbe essere la Camera. Già, ma dove? Scotto e Epifani saranno sicuramente capilista e forse lo saranno in più circoscrizioni. E comunque, posti da capolista spettano anche alle donne (Michela Rostan e Elisabetta Gambardella le favorite). C'è poi una questione di equilibri interni: non tutti i capilista potranno essere espressione di Mdp, che esprime anche il capolista alla Camera a Salerno: Federico Conte, figlio di Carmelo, ex ministro socialista. Una soluzione potrebbe essere la battaglia in un collegio uninominale, senza paracadute: ma Bassolino accetterebbe?

Il puzzle è di difficile composizione. Le scelte finali saranno compiute tra domani e domenica e saranno fatte tutte a Roma. Ed è lì che si conoscerà il destino di Bassolino (che, va detto, mai ha ufficialmente e pubblicamente avanzato una sua candidatura). Per lui si batterà fino in fondo il fidato Paolucci, magari contando sulla sponda di Massimo D'Alema. «Le valutazioni non spettano a me ma Antonio è un grande personaggio», ha detto l'altro giorno a Castellammare di Stabia l'ex premier. Se son rose fioriranno.

 
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