Ligabue: deluso dal Pd, non voterò alle primarie

Luciano Ligabue
Luciano Ligabue
Venerdì 22 Novembre 2013, 16:22 - Ultimo agg. 23 Novembre, 10:09
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l'indignazione a dare forma alla 'Mondovisione' di Ligabue. Lui, solitamente lontano tanto dalla cronaca quanto dalla politica, «perché - spiega presentando il suo nuovo album a Milano - invecchiano le canzoni», questa volta è «arrivato a un punto dove sono arrivati un po' tutti: non se ne può più - sbotta - per questo ho dato voce a uno sfinimento». Politicamente Luciano si confessa «deluso dal Pd» e annuncia che non voterà alle primarie; vede come «necessario» il Movimento 5 Stelle anche se questo «non vuol dire che abbia le risposte per questo paese». Una stoccata che arriva dopo quelle, recenti, di Antonello Venditti e Francesco De Gregori. Quest'ultimo ad agosto ha detto chiaro e tondo: «Per questa sinistra io non voterò più».



«Quel che è certo è che «è sotto gli occhi di tutti la disaffezione per la politica, è facile aver voglia di un cambiamento anche drastico - riflette Ligabue - dopo tanti anni». Che questo disco, che arriva a tre anni da 'Arrivederci, mostro!?', fosse più diretto del solito si era capito già dalla copertina, dove campeggia un mappamondo tutto accartocciato, e dal singolo 'Il sale della terra' che «è una canzone sull'esercizio del potere: tutti - spiega il rocker, in blazer e jeans - ricordano la celebre frase di Andreotti 'il potere logora chi non ce l'ha', ma per me il potere logora e basta, perchè chi ce l'ha ha paura di perderlo e agisce di conseguenza».



A rafforzare il messaggio, un suono molto diretto e un brano come 'Il muro del suonò, dove Ligabue punta il dito contro la giustizia e gli avvocati, ma soprattutto contro «chi doveva pagare e non ha mai pagato»: «il caso Cancellieri è troppo fresco, non potevo prevederlo, ma è sotto gli occhi di tutti - dice - che chi doveva pagare per la crisi mondiale non ha pagato, così come è sotto gli occhi di tutti che in Italia il sistema giudiziario abbia dei problemi e che permetta agli avvocati di sentirsi Dio per delle vittorie improbabili». Anche per questo «l'indignazione oggi è molto più dolorosa di quella espressa in 'A che ora è la fine del mondò, che era dettata dall'incredulità, mentre 'Il sale della terrà non è ironica, ma - sottolinea - drammatica».



'Il muro del suono', comunque, «non solo si può, ma si deve rompere: stiamo seppellendo la vita vera - considera - sotto quintali di chiacchiericcio e di pensieri inutili, c'è bisogno di fare breccia». A preoccupare l'artista è soprattutto «la velocità a cui stiamo andando, che non è compatibile con i bisogni umani». Attenzione però - avverte - a non prenderlo come un oracolo perchè le sue, per quanto ispirate, «sono solo canzoni e il fatto che vi si cerchi ciò che la politica o in certi casi la religione non danno lo trovo eccessivo, fin aberrante, porta a fraintendimenti fin troppo facili». Anche per questo, nonostante si confessi un irrequieto per natura «che altrimenti non mi sarei avventurato nel rock», Ligabue racconta di aver sempre cercato di far sì che nei suoi pezzi «la tensione non si trasformasse in rabbia».



«È un pensiero più mio, altri sono più liberi» dice, pensando soprattutto «a chi ti vuol dire che si nasce per morire»: un «nichilismo troppo facile - stigmatizza - soprattutto se cantato da chi vive una vita confortevole» e cui lui risponde per le rime con l'inno alla vitalità 'Nati per viverè. Perchè il dolore fa parte della vita, ma si può superare, come insegnano i brani 'Ciò che rimane di noì, incentrato sull'elaborazione di un lutto, e 'La terra trema, amore miò, dove il rocker di Correggio ha trasposto l'esperienza del terremoto, un evento talmente scioccante che «una volta provato non torni più indietro», ma che può illuminare all'improvviso sul senso della vita perchè quando «la terra trema - canta - i figli vanno tenuti in braccio».



Così lo squasso del terreno diventa una metafora di questi «tempi duri di smarrimento, dove fatichi a trovare il centro, ma poi è lì, accanto a te». Ed è la coppia, la famiglia, cui Ligabue dedica anche l'ispirata «Tu sei lei», scelta come nuovo singolo; «La neve se ne frega», come il suo omonimo romanzo; la ballata 'Per sempre'. A dargli un po' di gioia c'è anche l'amata Inter: Ligabue è «entusiasta» del fatto che «la squadra sia una squadra, soprattutto in un anno in cui non deve vincere per forza». Lo stadio della sua Inter sarà uno di quelli che ospiterà il nuovo tour, in partenza il 30 maggio dall'Olimpico di Roma, con tappe a San Siro il 6 e 7 giugno e chiusura a Salerno il 23 luglio. Tempo per il cinema, invece, non ce ne è: «per un film sacrifichi almeno un anno di vita, io di anni ne ho già qualcuno, dovrei essere folgorato da un'idea così forte che se non realizzo un film muoio, ma - conclude il regista di 'Radiofreccia' - è un'ipotesi ardua».
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