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Lorenzo Fontana della Lega in pole position come presidente della Camera. Il Pd: «Ha rapporti con Putin»

Il Carroccio fa sponda con FdI. Fi ancora sotto choc, Barelli: «Penso che voteremo Fontana»

Lorenzo Fontana in pole position come presidente della Camera. Il Pd: «Ha rapporti con Putin»
Lorenzo Fontana in pole position come presidente della Camera. Il Pd: «Ha rapporti con Putin»
di Emilio Pucci
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 14 Ottobre 2022, 08:36 - Ultimo agg. : 12:12
4 Minuti di Lettura

Lorenzo Fontana - Salvini ha comunicato la sua decisione ai vertici del partito ieri mattina e poi in serata, dopo una sorta di Federale ristretto, l'ha ufficializzata: Molinari resterà capogruppo della Lega, Giorgetti andrà al governo e per la presidenza della Camera si punta su Fontana che aveva assicurato la sua disponibilità, pur premettendo di non voler sgomitare per il ruolo della terza carica dello Stato. «Io non ho mai proposto Molinari», ha detto ai suoi, «ho letto il suo nome sui giornali». Poi in una nota Salvini ha spiegato che l'esponente piemontese del Carroccio - una vita al fianco del Capitano - è più strategico alla guida dei deputati. Nel pomeriggio il vicesegretario Crippa aveva spiegato che l'ipotesi Molinari che era stata rilanciata pure da Meloni non era in discussione. Sorpresa generale in Fratelli d'Italia - che vedeva di buon occhio la candidatura - e anche nel partito di via Bellerio. Qualche esponente ex lumbard la motiva come una exit strategy dettata da esigenze di equilibri interni (Fontana è veneto), altri propendono perché il prescelto è ancora più vicino al Capitano, altri ancora sostengono che avrebbe potuto oscurare la leadership di Matteo.

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Senato, Calderoli: «Bene così, la maggioranza è più ampia del previsto»
Meloni: «I ministri ora li decido io». I paletti della leader: a FI solo Esteri e qualche casella “minore”

Lorenzo Fontana verso la Presidenza della Camera, chi è l'ex ministro fedelissimo di Matteo Salvini

Fatto sta che la virata potrebbe creare ulteriori fibrillazioni interne. La prima incognita di oggi è quindi legata al comportamento dei leghisti in Aula, la seconda all'atteggiamento di Berlusconi e di FI. «Penso che voteremo Fontana», si è sbilanciato il presidente dei forzisti alla Camera, Barelli. E lo stesso ex presidente del Consiglio non intende fare uno sgambetto a Salvini, anche se molti esponenti azzurri non nascondono l'irritazione pure nei confronti del leader della Lega che «ha giocato di sponda con Fdi». Ma il Pd insorge: «Fontana? Una provocazione, scelta più estremista e discutibile non potevano fare», fanno sapere dal Nazareno.

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LA RIUNIONE


Ma il Cavaliere dopo quanto successo a palazzo Madama, con FI che si è sfilato su La Russa per mandare un segnale, guarda al di là del voto. In serata nella sua residenza romana ha riunito i senatori e i fedelissimi. È su tutte le furie. «Mi ha preso in giro», si è sfogato. In realtà da Fdi assicurano che ieri nell'incontro avuto con Meloni l'ex presidente del Consiglio avrebbe assicurato il sostegno a La Russa e che siano stati i suoi ad appiccare il fuoco, della serie «è una umiliazione contro di te, dobbiamo difenderci». E ora? Dunque fino a ieri pomeriggio la strategia era quella di replicare la presa di distanza decisa al Senato. Perché «Meloni non ha fatto un accordo di maggioranza, vuole decidere i nostri ministri, si sta dimostrando peggio di Draghi, vuole spaccarci», il refrain. Ma l'orientamento è quello di non creare un'ulteriore distanza con gli alleati. Villa Grande in ogni caso ribolle, due giorni fa pure Gianni Letta aveva consigliato Berlusconi di alzare la posta. E dopo lo smacco dei numeri a palazzo Madama sulla votazione a La Russa il Cavaliere comunque non ha cambiato opinione. «Meloni deve fare i conti con noi, a meno che non decida di fare gli accordi con Calenda e Renzi, vendendosi due poltrone tra segretari d'Aula e presidenze di Commissione», il ragionamento. Ma in realtà il partito è spaccato: una parte non condivide quanto accaduto. «È stata una riunione caotica dice un senatore -, nessuno sapeva cosa fare, tutti credevano che La Russa non sarebbe passato». Sulla presidenza della Camera «non è un problema di nomi. Noi non personalizziamo e non mettiamo veti. Noi...», dice l'azzurro Cattaneo. Ma da qui alla nascita del governo la strada per Meloni la promessa del Cavaliere sarà lastricata d'ostacoli. Non si tratta di puntare sull'appoggio esterno, «ma se siamo rilevanti o meno. E lei ha dimostrato di volerci chiudere la porta in faccia». Nell'incontro tra Salvini e Meloni si è discusso anche della votazione di oggi. Il Capitano leghista ha invitato il presidente del Consiglio in pectore a trovare un compromesso con il Cavaliere (magari sulla Giustizia) ma Fdi non tratta. «Ci sarà una maggioranza stabile», il convincimento. Al momento l'ipotesi è che il centrodestra non vada unito alle consultazioni al Quirinale. «Per ora no», dicono da FI.

 

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