M5S, asse a Napoli per Di Maio: «Deve tornare leader del Movimento»

M5S, asse a Napoli per Di Maio: «Deve tornare leader del Movimento»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 23 Febbraio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 18:53
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«Se Di Maio non vuole ricandidarsi alla guida del Movimento organizziamo una raccolta firme e lo convinciamo». A parlare è Luigi Iovino, deputato nolano degli M5s, che da qualche mese ricopre anche la carica di «facilitatore regionale» per le relazioni interne dei grillini. Il giovane parlamentare pensa così di aiutare al grande rientro l'ex capo politico. Il piano viene confessato durante la passeggiata a Secondigliano di venerdì scorso dove tanti big grillini erano a Napoli per sostenere la campagna elettorale delle suppletive per il seggio napoletano del Senato: il candidato è lo storico amico di Di Maio, Luigi Napolitano. Il segnale che, mentre si allontana sempre di più la data per tenere gli stati generali M5s, le truppe vicine al titolare della Farnesina cominciano a muoversi per rimetterlo in sella.

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A Napoli, venerdì, c'era tanta parte del gotha grillino: il capo politico succeduto a Di Maio, Vito Crimi, ma anche Laura Castelli, Giancarlo Cancelleri, Francesco D'Uva, più una truppa di parlamentari campani. Nel corso della «passeggiata elettorale» sul corso di Secondigliano, dietro Crimi, il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e Luigi Iovino. «Ma è vero - chiede Tofalo - che gli stati generali sono rimandati a giugno?». E Iovino fa cenno di non saperlo, poi invoca il ritorno di Di Maio mentre Crimi, pochi metri più avanti, non sente o finge di non aver ascoltato la conversazione. «Per me - spiega Iovino - Luigi deve ritornare». Tofalo lo ferma dicendogli che però Di Maio non ha alcuna intenzione di rimettersi in corsa e così Iovino ipotizza di far partire una raccolta di firme per sostenere l'ex capo politico. «Io - dice Iovino sorridente - sono dimaiano».
 

Il tema della leadership tiene banco in casa M5s da quando Di Maio ha rassegnato le dimissioni. Il successore è stato deciso che sarà indicato dagli stati generali. Inizialmente la grande assemblea avrebbe dovuto svolgersi entro il mese di marzo (dopo essere stata già rinviata una volta), ma ora diventa sempre più probabile che possa essere rimandata a luglio. Fino a giugno andranno al voto alcune Regioni, tra queste la Campania. I grillini vorrebbero per questo rimandare gli stati generali che finirebbero per essere nessuno ormai lo nasconde una sorta di resa dei conti interna con esiti imprevedibili. Tra le ipotesi mai sottaciute anche quella che il Movimento possa spaccarsi, divorato ormai da divisioni e visioni differenti tra i vari gruppi e sottogruppi in cui si è balcanizzato ormai il partito. Più passa il tempo e così viene letto tra i grillini più Di Maio avrà modo di organizzare le sue manovre e capire se possono realmente crearsi le condizioni per un rientro. Anche per questo l'idea dello slittamento a giugno non piace a tutti. «In questo momento il nostro Paese e il nostro Movimento ha scritto ieri il deputato irpino M5s, Michele Gubitosa - stanno affrontando una fase molto delicata. Penso si debbano fare gli stati generali il prima possibile. Non possiamo perdere altro tempo, rischiamo solo di indebolirci ulteriormente. Quella attuale è una fase di transizione e tale deve rimanere. Ci serve una leadership di spessore, con una linea politica chiara e non possiamo continuare a vivacchiare». Una riflessione che sminuisce soprattutto la figura di Crimi che, comunque, si giocherà le proprie carte per essere riconfermato nel ruolo ereditato da Di Maio.

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E se Di Maio scalda i motori con diversi fedelissimi pronti ad organizzare una raccolta firme per farlo rientrare, gli altri non restano assolutamente fermi. Alla finestra resta Paola Taverna che appena una settimana fa si è intestata la manifestazione romana contro i vitalizi in piazza Santi Apostoli. Così come organizza le sue truppe il sindaco di Torino, Chiara Appendino, molto seguita ed apprezzata dalla base. E poi c'è quella che viene ormai definita anche tra i grillini «la mina vagante», Alessandro Di Battista. L'ex deputato ci ha preso gusto a comunicare al mondo attraverso i commenti con i suoi follower di Instagram, ben sapendo che quelle parole sono poi riprese dalla stampa. «Sono uscito dal palazzo perché non mi ha mai affascinato molto - ha scritto ieri Dibba - Ho voglia di dare una mano, ma non chiederò nessuna poltrona». Non poltrone dice ma intanto nel suo post fissa un vero e proprio programma politico e potrebbe far leva sulle preghiere degli attivisti che lo invocano a rientrare. C'è però da fare i conti con l'amico di un tempo, Di Maio, pronto a tornare alla guida grazie alla raccolta firme dei fedelissimi. Le manovre sono appena cominciate. 
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