M5S, gli scenari del dopo-Grillo: Di Battista per il voto anticipato, Di Maio blinda la legislatura

M5S, gli scenari del dopo-Grillo: Di Battista per il voto anticipato, Di Maio blinda la legislatura
M5S, gli scenari del dopo-Grillo: Di Battista per il voto anticipato, Di Maio blinda la legislatura
di Simone Canettieri
Martedì 16 Giugno 2020, 12:49 - Ultimo agg. 17 Giugno, 09:29
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Ma esiste davvero una manovra nel M5S per far cadere il premier Giuseppe Conte? A parole tutti, a partire da Alessandro Di Battista, dicono di no. Ma gli scenari sono diversi a seconda dei protagonisti in campo. L'ex parlamentare se dovesse conquistare la leadership del Movimento, nonostante lo stop di Beppe Grillo, diventerebbe una spina nel fianco del governo. Dibba è da sempre contrario all'alleanza con il PD e, tra i big, è il meno incline alle mediazioni necessarie per tenere in piedi l'esecutivo. Una sua guida del M5S fiaccherebbe comunque l'esecutivo, mandando fuori sincrono tutta la compagine ministeriale.

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Se la situazione dovesse precipitare Di Battista tiferebbe per il voto anticipato per diventare così il capo di una formazione battagliera, senza più gli attuali big che da Statuto non si potrebbero più candidare. In questo scenario trova l'asse con Davide Casaleggio. Diversa la posizione di Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri in tutte le dichiarazioni pubbliche blinda Conte, anzi lo spinge a dare una mano al M5S, magari come futuro candidato premier. Ma allo stesso tempo, se la situazione economica dovesse precipitare, Di Maio vede comunque il continuo della legislatura. Un mese fa in un'intervista al Messaggero ha detto: "Se cade Conte c'è il voto anticipato? Non esistono automatismi". Ovvero: si potrebbe trovare un altro premier, magari con la stessa maggioranza. A nessuno è sfuggito nei giorni scorsi l'attivismo politico del titolare della Farnesina che si è visto con Matteo Renzi e sabato ha lasciato gli Stati generali con Dario Franceschini. Sospetti, dietrologie, manovre. C'è poi un altro aspetto: a oggi il M5S è la principale forza del parlamento e, dopo il referendum di settembre e con i sondaggi in discesa, non riuscirebbe mai a riportare alle Camere lo stesso numero di eletti. Un dato che fa stare ancora più tranquillo Conte.

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