Alla Camera al momento sono 13 e hanno formato una componente con tanto di nome, L'alternativa c'è, e di logo, una ruota dentata con all'interno una stella tricolore. Al Senato sono sei quelli che hanno aderito al progetto ma in realtà si punta ancora a costituire un gruppo sotto l'insegna dell'Italia dei valori del segretario Messina. Il mondo ex pentastellato si muove e pensa in grande. «Presto spiega un senatore uscito da M5S arriveranno altre adesioni». A fare da detonatore il convincimento - sarà il tema dei rendiconti. La stretta è già in programma e chi non è al passo con le regole sta pensando di fare le valigie.
I big del Movimento non si voltano indietro: «Chi non verserà quanto dovuto andrà fuori», la linea.
Con il nuovo governo Draghi diversi grillini temono che legandosi al Pd finirebbero per essere schiacciati e per perdere ulteriori consensi. Per ora il Movimento pensa al presente, la partita sui sottosegretari (la pattuglia in gran parte sarà espressione del Mezzogiorno) potrebbe creare ulteriore fibrillazione interna e ingrossare così la componente creata a Montecitorio dai deputati espulsi per aver detto no all'esecutivo guidato dall'ex numero uno della Bce. L'ala che guarda a Di Battista come punto di riferimento non ha aderito. Del resto Dibba ha spiegato di volerne stare fuori. «Noi dovremo essere sottoposti a una votazione on line» perché «a seguito del pronunciamento dei probiviri bisogna sempre passare attraverso la ratifica della rete», dice il senatore Morra.
Chi è stato espulso mira a porre il tema del conflitto d'interessi di Crimi e Dadone che fanno parte del Collegio dei probiviri, anche se questa la tesi il primo è ancora capo politico e la seconda ministra. I ribelli grillini hanno affidato a un avvocato il mandato di procedere contro il Movimento 5 Stelle chiedendo l'annullamento della delibera di espulsione e il risarcimento dei danni.