M5S, non solo Dessì: è caos tra ricorsi, ritiri e impresentabili

M5S, non solo Dessì: è caos tra ricorsi, ritiri e impresentabili
di Stefania Piras
Sabato 3 Febbraio 2018, 09:54 - Ultimo agg. 18:31
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L'incubo impresentabili ritorna. Come quando in Sicilia alle ultime regionali un candidato M5S fu raggiunto da un arresto. Di quell'indagine i vertci regionali e nazionali del M5S furono messi al corrente ma dissero che i documenti rilasciati dal Tribunale erano puliti (il 335) e quindi non intervennero. Per queste parlamentarie invece ci sono decine e decine di candidati che si sono ritrovati esclusi, giudicati impresentabili senza alcun motivo, e con il 335 pulito. Ora pretendono una spiegazione e soprattutto la pubblicazione dei risultati delle votazioni online che Casaleggio ha detto in un'intervista al Fatto che non pubblicherà per motivi di privacy. Ma l'impresentabile, e la sua privacy, sono sempre dietro l'angolo.

Stavolta, siamo nel Lazio dove il candidato al Senato Emanuele Dessì è stato prima criticato per un video con Domenico Spada, poi per aver ammesso in un post su Facebook di aver picchiato un ragazzo rumeno, ma quel che ha messo in bilico la sua candidatura è stata la scoperta che paga l'affitto di una casa popolare a sette euro al mese dal 1999. Affitto regolare come per qualsiasi nullatenente, stando alle precisazioni del sindaco di Frascati di cui Dessì festeggiò l'elezione un anno fa. Perché l'aspirante senatore abita lì e lì dice anche di fare l'imprenditore, quindi non esattamente un nullatenente. La candidata presidente M5S del Lazio Roberta Lombardi ieri ha fatto capire che era pronta a mollarlo: «Credo che il candidato debba assolutamente chiarire, stanno emergendo opacità».

IL DOCUMENTO
E anche Di Maio lo ha già mezzo espulso. Ora Dessì dovrebbe firmare un documento in cui certifica che, anche se fosse, eletto, rinuncerebbe al seggio. Lo firmerà? Di Maio arrivando ieri a Catania ha detto: «Se dovesse essere vero quello che sta emergendo, queste persone non possono stare nel movimento». Dessì è stato considerato «virtualmente fuori» per tutta la giornata. Virtualmente, appunto. Perché il suo nome è stato regolarmente inserito nelle liste depositate lunedì in Corte d'Appello a Roma.

Il Movimento è ripagato con la stessa moneta che ha messo in circolo finora. In Veneto, ma non solo, le direttive della comunicazione M5S sono molto chiare: «Bisogna fare campagna negativa sui partiti e sui candidati». In una chat riservata si leggono le istruzioni impartite ai candidati: «Ognuno di voi va a cercarsi e questo vale sia per l'uninominale che per il plurinominale i diretti concorrenti e tira fuori tutto il peggio che si può tirar fuori. Nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro. Buon divertimento». Questo zelo non è stato impiegato però per fare la «rigida scrematura» delle parlamentarie. A Torino l'economista Paolo Turati, nome forte schierato all'uninominale, con passate simpatie forziste, sui social paragonava gli arrivi dei migranti a Bardonecchia a quello dei Mori nel Medioevo. In Veneto Sara Cunial, è stata depennata dalle liste perché aveva accostato i vaccini al genocidio. Ma l'imbarazzo è durato pochissimo: Cunial è di nuovo in splendida posizione, capolista nel listino proporzionale.

A detta della deputata palermitana Chiara Di Benedetto che ha deciso di uscire dal M5S, ormai ci sono solo riciclati, «ex assessori pd, ex uomini di segreterie politiche, ex qualsiasi cosa». Dalla Puglia il comitato che chiede l'annullamento delle parlamentarie (oltre 500 persone) a breve terrà una riunione a Bari: «ci sono attivisti che si ritengono diffamati e truffati» e che con una diffida a Casaleggio pretendono di conoscere il parere vincolante del capo politico Di Maio che li ha esclusi dalle candidature.

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