La partita sul capogruppo al Senato è rinviata alla prossima settimana ma le fibrillazioni restano altissime tra i Cinquestelle. A Palazzo Madama è ancora in bilico la conferma del contiano Ettore Licheri, che al primo scrutinio ieri ha ottenuto 36 voti, tanti quanti la sua sfidante, Mariolina Castellone. Più o meno quante le firme dei senatori M5s che hanno sottoscritto oggi un'interrogazione al premier Mario Draghi denunciando «assenza di trasparenza» nei confronti di «Parlamento e cittadini» sull'avanzamento del Pnrr. Giuseppe Conte parla di «sana dialettica», rifiutando la tesi della spaccatura.
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Mentre all'interno dell'esecutivo i ministri 5s provano a difendere Reddito di cittadinanza e Superbonus, in Parlamento l'ex premier vorrebbe evitare che la scelta dei due capigruppo - figure cruciali nella delicata partita per il Colle, sempre più vicina - si trasformi in un confronto sulla sua leadership.
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Il nodo sul nome di Licheri
Alla Camera, Conte spinge per sostituire Davide Crippa e a dicembre l'elezione del nuovo capogruppo si annuncia non meno complessa di quella in scena al Senato, dove rischia di saltare il piano del leader di confermare Licheri. La candidatura a sorpresa di Castellone (considerata più vicina a Luigi Di Maio, lei si dice «perfettamente nel solco del nuovo corso di Conte») ha intercettato il dissenso interno: una divisione rispecchiata dai 36 voti a testa del primo scrutinio. Erano assenti due senatrici, Grazia D'Angelo e Giulia Lupo, che pare orientata a votare Castellone. Si è deciso di evitare subito il secondo scrutinio (in cui serve ancora la maggioranza assoluta, quindi 38 preferenze, dal terzo basta quella dei votanti) facendolo slittare a martedì. Una soluzione «per trovare la sintesi», è la spiegazione ufficiale. Saranno giorni di trattative per provare a sbloccare lo stallo. Non si esclude il passo indietro di uno dei due contendenti, né che emerga un terzo nome.
Ettore Licheri
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Molto più complicata è l'ipotesi che Licheri e Castellone condividano il direttorio. «Ô il sintomo positivo di una dialettica interna sana e costruttiva», è la lettura data ieri sera da Conte alla fumata nera, mentre Di Maio invitava a «evitare il gioco delle divisioni e delle spaccature». Tante fibrillazioni celano diversità di vedute anche sulla leadership. «Se io avessi avuto intenzione» di sostituire Conte «non mi sarei dimesso da capo politico del movimento - ha chiarito il ministro degli Esteri -. Sostengo pienamente questo nuovo corso. Questi retroscena sono veline trasmesse non so da chi, che fanno male alla forza politica, di certo non a me». E, come spesso accade nei momenti di difficoltà del M5s, fa sentire la sua voce Alessandro Di Battista spiegando tra l'altro che si chiede un nuovo MoVimento. «Far parte del governo Draghi è stato un tradimento da parte dei miei ex colleghi del Movimento», ha detto tra l'altro a Tpi sostenendo che «i dirigenti del Movimento dovrebbero fare un recall per verificare se gli iscritti M5s, a distanza di mesi, siano ancora a favore».