Riforma giustizia, Dadone: usciamo dal governo. Conte la costringe al dietrofront

Riforma giustizia, Dadone: usciamo dal governo. Conte la costringe al dietrofront
Riforma giustizia, Dadone: usciamo dal governo. Conte la costringe al dietrofront
di Adolfo Pappalardo
Sabato 24 Luglio 2021, 08:30
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È un brivido quello che corre per la schiena della maggioranza ieri mattina. Quando la ministra M5S Dadone minaccia le dimissioni se dovesse passare la riforma della giustizia così come è. Con il voto di fiducia, insomma, come due giorni fa ha annunciato proprio Draghi in Cdm. Passaggi che, comunque, possono minare la tenuta di una maggioranza così eterogenea così come è quella di Draghi. A pochi giorni poi dal semestre bianco: quel lasso temporale in cui il Quirinale non può più sciogliere le Camere. E, quindi, diventa anche impossibile agitare proprio questo spettro per tenere in riga questa maggioranza. 

Venerdì sera l'ex presidente della Bce ha preso il piglio del leader politico. Chiedendo la fiducia e ammonendo Matteo Salvini che continuava a strizzare l'occhio ai no vax: «L'appello a non vaccinarsi è un invito a morire». È la prima scossa interna alla maggioranza mentre ieri mattina è il turno della seconda quando si parla della riforma Cartabia.

Perché i grillini non ne voglio sapere della fiducia. «L'appoggio dei ministri del movimento M5S al governo dipende da queste modifiche». L'obiettivo di velocizzare i processi, dice «ce l'abbiamo tutti ma si rischia di creare delle fasce di impunità e le stesse audizioni in Commissione Giustizia hanno evidenziato dei problemi». Al punto di arrivare alle dimissioni dei ministri cinque stelle? La risposta della Dadone è netta: «Se la riforma passa così com'è? Eventualmente sarà una ipotesi da valutare con Conte». 

A stretto giro arrivano le bordate, pesanti, dei renziani. «Sono strani questi grillini, la ministra Dadone ieri condivide e appoggia in consiglio dei ministri la richiesta di fiducia sul testo della riforma Cartabia, oggi annuncia che se non cambia pensano alle dimissioni. Mi sembra ci sia un po' troppa schizofrenia e poco senso dello Stato», dice subito il presidente di Italia Viva Ettore Rosato. «Le dichiarazioni della ministra Dadone rischiano di rivelarsi un vero e proprio atto di infantilismo politico. In una fase complessa e delicata - analizza invece l'eurodeputata democrat Pina Picierno - occorre uno sforzo comune per costruire una sintesi. Se il dialogo tra Pd e M5S inizia a vacillare su riforme decisivesignifica che qualcuno intende chiudere quel dialogo prima che inizi». Stessa linea anche quella di Forza Italia. 

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A gettare acqua sul fuoco, da Napoli, è il segretario del Pd Enrico Letta che, comunque, non vede terremoti nell'esecutivo. «Il governo non scricchiola. È naturale che di fronte a passaggi complessi ci siano discussioni. Questo è un passaggio complesso come lo sono stati altri e lo saranno altri», assicura l'ex premier che però afferma sicuro: «È importante che prima della pausa estiva si approvi alla Camera la riforma». Perché, spiega ancora «quella della giustizia è fondamentale: tutti i soldi che arrivano dall'Europa sono tanti, ma sono condizionati da alcune riforme che dobbiamo fare e che da troppi anni non si facevano. Mancano solo piccoli aggiustamenti, l'ultimo miglio è assolutamente fattibile e poi ci sarà il voto di fiducia che - assicura - chiuderà la vicenda e consentirà di andare in autunno all'approvazione finale del testo. Sono molto fiducioso, è una grande e importante missione approvare la riforma della giustizia». 

Anche se a stretto giro la ministra delle politiche giovanili fa marcia indietro sull'ipotesi di dimissioni, quasi smentendo le sue parole: «La riforma della giustizia così come presentata rischia di avere delle fasce di impunità, c'è una chiara apertura del Presidente Draghi e della ministra Cartabia di cui va preso atto. Non è nel mio stile minacciare - prosegue la grillina Dadone - quindi respingo al mittente i titoli apparsi in tal senso ma è nel nostro stile dialogare e confrontarci. Lo stanno facendo Draghi e Conte che sono due persone di alto profilo e sono certa troveranno punti di incontro». Ma è chiaro che, più che la tenuta della maggioranza, a pesare è la tenuta interna dei grillini. Con il leader Giuseppe Conte stesso che si è ritrovato spiazzato dall'ipotesi di fiducia prospettata da Draghi sulla riforma Cartabia. Ma da ieri proprio Conte ha iniziato a intavolare una trattativa con Draghi per evitare fratture pericolose nel Movimento. Lo conferma lui stesso ieri sera uscendo da Montecitorio. Una mediazione sulla riforma della giustizia è possibile? «Ci stiamo lavorando», risponde l'ex premier cucendosi però la bocca sul caso Dadone.

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