M5S, riparte la diaspora: i leader sotto processo e Conte incontra Grillo

M5S, riparte la diaspora i leader sotto processo. E Conte incontra Grillo
M5S, riparte la diaspora i leader sotto processo. E Conte incontra Grillo
di Emilio Pucci
Venerdì 26 Febbraio 2021, 08:30 - Ultimo agg. 13:13
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Polveriera M5S: dopo la nascita del governo Draghi e le espulsioni (partono i ricorsi in tribunale), l'esito della partita sui sottosegretari causa un ulteriore terremoto tra i 5Stelle. Lascia il senatore Dessì e altri sono pronti a mollare. Potrebbero inoltre partire nuove espulsioni per i parlamentari assenti al voto di fiducia al governo. I big del Movimento lavorano intanto a blindare la futura leadership di Giuseppe Conte.

L'ex premier ha detto sì a Grillo all'offerta di fare il capo politico M5S, apprezza gli appelli dei vertici a rientrare in gioco (l'ultimo quello di Di Maio, «è personalità, non può stare in comitato a 5») ma vuole capire le regole di ingaggio per non restare imbrigliato in una rete di norme statutarie: e vuole convergenza totale sulla sua leadership e sul percorso dell'alleanza con il Pd e Leu.

Nel frattempo oggi tornerà in cattedra nella sua prima lezione di diritto da ex premier a Firenze. Nel weekend, probabilmente domenica, è previsto un nuovo incontro con Grillo e con i vertici dei 5Stelle per chiudere la partita. 

Ma nel frattempo il Movimento è sempre più nel caos. Mercoledì sera una decina di senatori e un gruppo di deputati (tra questi l'ex sottosegretario al Mef Villarosa) si sono visti a palazzo Toniolo a Roma con un legale, hanno deciso di far partire una causa contro il capo politico M5S Crimi, ritengono che il suo potere di espulsioni sia nullo, che in una fase di interregno del Movimento non possa decidere alcunché, si appellano alla sentenza del tribunale di Cagliari. Ma sul dopo i dissenzienti sono divisi: è vero che alla Camera e al Senato si è formata una componente nel Misto dal nome Alternativa c'è, ma la prospettiva a palazzo Madama di creare un gruppo sotto l'insegna di Italia dei Valori è tramontata, nonostante sia arrivato l'ok per l'utilizzo del simbolo. E pure a Montecitorio c'è chi tratta in proprio. L'obiettivo della maggioranza degli espulsi è quello di tornare nel Movimento tramite le vie legali; altri, invece, come Crucioli e Granato sono per l'addio, mentre Morra e Lezzi restano fermi (il primo non si può muovere perché perderebbe la presidenza della Commissione Antimafia), e del resto Di Battista non vuole intestarsi (perlomeno per ora) alcuna battaglia. 

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Il fatto però è che gli addii aumentano. Ieri ha fatto le valigie il senatore Dessì: «M5s non è più casa mia, vado via. Lasciare compagni di viaggio a cui voglio un mondo di bene non è facile, 15 anni di storia comune non si cancellano facilmente», ha spiegato. Un abbandono che si somma a tanto malcontento. Come quello espresso da Buffagni, escluso dalla squadra dei sottosegretari: «Non lascio la casa che ultimamente è stata mal tenuta, ma va risistemata e va fatto in fretta. La gestione è stata disastrosa». Oppure di Spadafora: «Sulla situazione politica parlerò nei prossimi giorni. Intanto lo Sport non è stato delegato a nessuno». L'ex ministro, insieme ad altri pentastellati (tra cui i deputati Trizzino e Cataldi) nei giorni scorsi ha incontrato Carelli, fuoriuscito dal Movimento qualche settimana fa. «M5S non è una forza moderata e liberale, non lo è mai stata e non lo diventerà. Punto», osserva il senatore Cioffi, attaccando Di Maio. «È tempo di evoluzione», gli risponde Battelli.

Da lunedì ricomincerà il valzer delle fuoriuscite. «Ormai osserva un big siamo nella fase del contiamoci. L'uno contro l'altro, così non ne usciamo». Grillo tenta di volare alto, «dobbiamo raddoppiare la velocità della transizione ecologica», taglia corto. Ma è irritato e non poco e lo ha detto ai fedelissimi: «Tutti guardano all'io, nessuno che mette prima le esigenze del Paese». Ecco il motivo per cui Conte a un deputato ha confidato che per mettere pace a questa lotta intestina servirebbe più un commissario che un leader. L'ex presidente del Consiglio vorrebbe mettersi alla testa delle truppe ma vorrebbe un esercito unito, non diviso. Eppure M5S studia come rilanciarsi. L'ipotesi è quella di affidare proprio a Conte il manifesto politico per un nuovo Movimento. Anche passando attraverso una sorta di congresso.
 

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