ROMA Mettere il simbolo in una teca e far riposare il Movimento 5 stelle in un mausoleo? No grazie. M5S prepara le contromosse all’offensiva di Beppe Grillo che ha chiesto di rivotare alla consultazione online che ha sancito con Nova, la kermesse tenutasi al palazzo dei Congressi dell’Eur, l’eliminazione della figura del garante, il superamento del doppio mandato e l’apertura alle alleanze su basi programmatiche. Una call con i dirigenti due giorni fa, ieri il Consiglio nazionale: Giuseppe Conte chiama alla mobilitazione generale, gli iscritti torneranno a pronunciarsi sui quesiti che riguardano lo statuto dal 5 all’8 dicembre. E servirà il raggiungimento del quorum. Nessuna scorciatoia, «con il nuovo voto non ci saranno più ingerenze e interferenze, nessuno riuscirà a mettere all’angolo chi vuole la democrazia», il refrain di chi è convinto di portare tutti gli attivisti dalla sua parte. L’asticella è fissata a 45mila votanti, lo scorso fine settimana i sì sono stati 34mila, occorre alzare la quota. Ed è questa la sfida. «Sarà quella finale», la promessa del giurista pugliese. Contro l’ex comico c’è stata una sollevazione generale e anche coloro che hanno giocato la mozione degli affetti opponendosi al ‘parricidio’ ora potranno eventualmente posizionarsi. Non è piaciuto a molti quell’ammissione di Danilo Toninelli secondo il quale Grillo preferirebbe che il M5S muoia piuttosto che vada avanti senza di lui. «Faccio un appello a coloro che sono incazzati neri: gettate il telefonino in quei giorni, non votate. Se non si dovesse raggiungere il quorum, Conte dovrebbe dimettersi, ha subito tante sconfitte elettorali ma ha deciso di rimanere in sella. Meglio trent’anni di battaglia di fronte ad un tribunale che una morte ingloriosa da democristiani», ha detto l’ex ministro. La guerra è (anche) sul simbolo: «È dell’Associazione del 2008, penso di Casaleggio e Grillo», rilancia Toninelli. «Appartiene a M5S, agli iscritti. Non è mio e neppure di Grillo che è obbligato anche contrattualmente a non rivendicarlo», sostiene l’ex premier. L’avvocato di Volturara Appula ieri è stato tranchant: «Grillo vuole strozzare la partecipazione e portare via il pallone, chiudere il campo di calcio, gli spogliatoi, dire “andate tutti a casa perché devo continuare a decidere”». La battaglia legale? «Ho smesso di fare l’avvocato. I cavilli giuridici li lasciamo al fondatore che predicava la democrazia». Ed ancora: il Movimento 5 stelle continuerà a chiamarsi così «fino a quando gli iscritti vorranno. La comunità è sovrana. Non siamo passati da grillini a contiani. Oggi siamo una forza che vuole continuare a incidere e a cambiare il Paese».
I NODI
L’ex premier difende la rivoluzione in atto. Dal tema delle alleanze («Non siamo una costola del Pd. Siamo una cosa diversa, progressisti indipendenti significa alternativi a questa destra») allo sdoganamento del limite dei due mandati: «Sono state tolte le rigidità ma non siamo diventati carrieristi». Ma contro il presidente M5s si abbatte anche l’ira di Davide Casaleggio: «Se si gestisce tutto con lo scontro, se non si trova un sogno da perseguire, si finisce a carte bollate. Il Movimento Cinque Stelle di Conte si è allontanato così tanto dai suoi principi che lasciarlo in mano a lui sarebbe come fare la Coca-Cola blu, non ha senso». E ancora «M5S è diventato esclusivo mentre è nato come inclusivo. La sua storia deve essere onorata e non distorta e utilizzata per raccattare qualche voto. Ora rischia di avere più mandati che elettori». Casaleggio jr difende Grillo: «Non è un sabotatore». Ma che il fondatore rinunci ad ulteriori ricorsi dopo il nuovo voto, per ora, è solo un auspicio.
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