M5S, il piano Di Maio: nuovo gruppo Ue ma Verdi e Varoufakis si sfilano

M5S, il piano Di Maio: nuovo gruppo Ue ma Verdi e Varoufakis si sfilano
di Simone Canettieri
Lunedì 22 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:27
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La competition con la Lega si è già spostata in Europa. Se Matteo Salvini ha annunciato di volersi candidare alla guida della commissione Ue, Luigi Di Maio ieri dal palco ha spiegato che vuole creare un nuovo gruppo e che pensa «a un manifesto per mettere insieme nuove forze che stanno nascendo ovunque». Detta così sembra facile, ma al momento lo scouting non sta riscuotendo grande successo.
 
«I Verdi - racconta Di Maio - hanno un loro gruppo e non abbiamo avuto interlocuzioni positive. L'idea è un gruppo che abbia unito i delusi di destra e sinistra». Ecco perché nel M5S stanno provando «l'effetto esca». E cioè proporsi in Europa a movimenti più piccoli, proponendosi come federatori a guida del progetto. In Francia e Spagna la strada è abbastanza sbarrata dalla polarizzazione Macron-Le Pen e da quella tra Podemos e Ciudanodos. Dunque rimane la parte più centrale dell'Europa, che va dalla Germania dei pirati e arriva fino all'Olanda e l'Austria spingendosi a Est. Il vicepresidente del parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo parla di «work in progress» e «che saremo alternativi sicuramente al Ppe e ai Socialisti». Già ma con chi si può costruire un accordo? Yanis Varoufakis, leader del movimento transnazionale Diem25, esclude in maniera netta un'alleanza con il movimento 5 Stelle. L'ex ministro delle Finanze greche: «Troppo tardi, Di Maio ha scelto Salvini e adesso viva insieme a lui» e ai suoi alleati Le Pen, Orban, Kurz». In un recente viaggio dei Sergio Battelli e Simone Valente in Germania, il M5S ha provato a riallacciare i contatti con i Verdi ma, almeno per ora, invano. Per i Verdi tedeschi (tra i più filo-Ue in Europa) l'alleanza con la Lega è un ostacolo non superabile.

La ricerca, insomma, non è facile. E forse quello lanciato da Di Maio più che una previsione è un appello. Il primo a cercare la svolta movimentista è stato però Roberto Fico. Il presidente della Camera, proprio per dare forza al ragionamento «mai accordi con la Lega alle prossime elezioni», già sabato ha lanciato questa idea. Ribadita appunto da Di Maio, un asse che sembra essersi molto rinsaldato grazie allo scontro delle ultime ore con Matteo Salvini. E dunque il M5S una volta trovati gli alleati, seppur piccoli, lancerà questo manifesto. L'appuntamento è per febbraio. Nel 2014 non fu proprio brillante la performance dei pentastellati tanto che Grillo fu costretto a prendersi il «Malox» in un celebre video, ora la colpa andrebbe a Di Maio. Lo stesso vicepremier aggiunge: «Come è successo in Italia diventeremo ago della bilancia anche nel parlamento Ue».

Con un obiettivo, essere decisivo per l'elezione del presidente della commissione Ue. E allora, però, il M5S più che andare oltre i tradizionali schieramenti Ppe-Pse, dovrà scegliere a chi dare una mano. Per questo la sfumatura del colore della Rete che vorranno formare Di Maio & Co diventa decisivo.

Il tema della sfida in Europa è stato centrale e dalle parole di Grillo in versione battitore libero è emerso più volte in maniera netta. In un collaudato gioco delle parti è toccato dunque al fondatore richiamare la compagine di governo a «maggior coraggio» non solo adesso in fase in manovra ma anche sugli impegni elettorali che per il momento non sono stati rispettati, quello sulla Tap per ora è il più clamoroso. Uno spartito già rivisto culminato ieri nell'incidente con il Quirinale accolto con una smorfia un po' da tutti i ministri, vista la relazione comunque complicata tra la sponda grillina del governo e il M5S. «Ma Beppe si sa: è così, e meno male che c'è lui», si sfogano da dentro.

Polemiche destinate a smorzarsi ma anche ripetersi: sempre Grillo nei giorni delle trattative Ilva auspicava l'apertura di un grande parco giochi al posto del complesso industriale di Taranto. Anche in quella occasione Di Maio e il resto dei ministri furono costretti a fare un passo indietro, lasciandolo solo nella sua intemerata. Ma anche queste sembrano questioni secondarie, visto che ormai il problema è con la Lega. E con l'alleato Matteo Salvini addirittura potenziale «Spitzenkandidaten», i pentastellati non possono abbassare la guardia. Altrimenti nel migliore dei casi si preannuncia un rimpasto molto doloroso.

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