Veti di Renzi e fuga Cinquestelle: il Milleproroghe è a rischio

Veti di Renzi e fuga Cinquestelle: il Milleproroghe è a rischio
di Marco Conti
Lunedì 6 Gennaio 2020, 00:41 - Ultimo agg. 16:49
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ROMA Uno scontro sulla durata della prescrizione - che inevitabilmente vedrebbe il ministro degli Esteri Luigi Di Maio tra i protagonisti - mentre nel mondo si discute della possibilità di una terza guerra mondiale può sembrare paradossale. Senza avere in tasca l'intesa è meglio quindi far slittare l'incontro previsto per domani. Anche perché di carne al fuoco ce ne è tanta e invece di rischiare di bruciarsi i polpastrelli per togliere dal fuoco una sola castagna, è meglio prender tempo sperando che la fiamma si abbassi.

M5S, Conte in ansia per la fuga parlamentari (e Iv minaccia di non votare il Milleproroghe)

LA SFINGE
I tempi lunghi delle verifica made in Conte, prevedono quindi una serie di mini-vertici su singoli problemi con i dossier che ormai sono tutti, o quasi, finiti a palazzo Chigi. Oltre alla prescrizione, la revoca delle concessioni autostradali ai Benetton è attualmente il dossier più spinoso nelle mani del premier. Conte fa dipendere la decisione che porterà in consiglio dei ministri dall'istruttoria effettuata su Autostrade, ma poiché le conclusioni spettano alla politica il meccanismo seguito ricorda un po' la ormai famosa analisi costi-benefici che alla fine spinse il governo giallo-verde a dare il definitivo via libera alla Tav.
Il problema che ha ora in più Conte è calibrare la sua decisione alla reazione che potrebbe avere una forza politica, il M5S, molto più debole di sei mesi fa o a quella che nelle aule parlamentari potrebbe scatenare Italia Viva. Sull'argomento grillini e renziani sono ai ferri corti. I primi restano convinti che si debba procedere alla revoca delle concessioni, mentre Italia Viva rifiuta di votare il provvedimento contenuto nel Milleproroghe che considera una sorta di ritorsione per la caduta del ponte Morandi. Sul piatto ballano decine di miliardi e un contenzioso legale che rischia di trascinarsi per anni e di provocare il fallimento della società concessionaria con conseguenze pesanti anche per i settemila occupati. 
La linea dura del Movimento deve però fare i conti con i numeri di Palazzo Madama che, proprio per l'esodo di molti senatori grillini, risultano particolarmente sul filo. La diaspora M5S non sembra conclusa e il gruppo Misto del Senato potrebbe alla fine risultare decisivo per sostenere la maggioranza, ma anche per affossare quella norma contenuta nel Milleproroghe che ridimensiona i risarcimenti dovuti ad Autostrade in caso di revoca. Poichè il decreto Milleproroghe scade ad inizio del mese di marzo, Conte ritiene di avere davanti tutto il tempo necessario per inserire il tema nell'agenda della verifica che prenderà corpo solo dopo le elezioni regionali di fine mese in Calabria ed Emilia Romagna.
Un percorso prudente - di fatto agevolato dall'emergenza internazionale scattata dopo il blitz americano in Iraq - che permette a Di Maio di affrontare con maggiore tranquillità la vicenda dei mancati rimborsi, ma al tempo stesso permette la costruzione a palazzo Madama di quel gruppo di responsabili che potrebbe spostare un po' più al centro l'azione del governo. 

IL QUADRO
Qualche segnale si è già avuto al momento del voto sugli ordini del giorno relativi al Meccanismo europeo di stabilità, ma un nuovo gruppo potrebbe presto venire allo scoperto alla Camera quando di dovrà votare la proposta del forzista Enrico Costa che punta a ripristinare la riforma Orlando sulla prescrizione. Scricchiolii non in grado di far precipitare il Paese verso il voto anticipato, ma possibili detonatori di un cambiamento progressivo del quadro politico a danno del M5S e del suo peso. La crisi interna ai grillini, le difficoltà che incontra Di Maio a gestire contemporaneamente Farnesina e il Movimento, hanno spinto il leader del Pd Nicola Zingaretti a fissare con lo stesso Di Maio una sorta di agenda della ripresa che alla fine affida al presidente del Consiglio Conte l'ultima parola. La triangolazione Conte-Zingaretti-Di Maio, non mette però al riparo la maggioranza dalle incursioni dei renziani che sono pronti a votare in aula no sia alla norma sulle concessioni contenuta nel Milleproroghe, sia al progetto di autonomia differenziata messo a punto dal ministro Francesco Boccia.
Una sorda guerra di nervi combattuta sul filo della legislatura che alla fine potrebbe però spezzarsi malgrado tutti, nella maggioranza, dicano di non volere le urne.
 

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