M5S verso la scissione: il gruppo si chiamerà “Alternativa”. Uno su 3 pronto all’addio

M5S verso la scissione: il gruppo si chiamerà “Alternativa”. Uno su 3 pronto all’addio
M5S verso la scissione: il gruppo si chiamerà “Alternativa”. Uno su 3 pronto all’addio
di Emilio Pucci
Sabato 20 Febbraio 2021, 00:24 - Ultimo agg. 13:48
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“Alternativa”. Il nome per il nuovo gruppo già c’è, si vedrà se il progetto a cui pensa chi ha avuto il cartellino rosso dopo i distinguo sulla fiducia al governo Draghi si concretizzerà sul serio. Il pianeta pentastellato sta andando in frantumi, tanti piccoli satelliti che racchiudono un’area di dissenso che però rischia di diventare una vera e propria galassia. Perché non ci sono solo gli espulsi dal Movimento che si stanno organizzando. 

Polvere di CinqueStelle, in tre anni la frana del Movimento: già fuori 94 dei 339 eletti

Ieri sono stati cacciati ventuno deputati, ai quali vanno sommati gli altri ventidue di palazzo Madama.

Un piccolo esercito che potrebbe ingrossare presto le proprie fila: fino a un grillino su tre. Quei sì sofferti in poco più di una settimana possono tramutarsi in un no a Draghi e alla linea di Grillo. Al Senato sono rimasti in 70 ma altri quindici sono pronti a lasciare, senza considerare i mal di pancia dei contiani. Alla Camera sono ancora di più. Ma la strategia dei vertici M5S è per il pugno duro. Hanno provato a mediare alcuni big come la vice presidente del Senato Taverna, ma nessuno è riuscito a scalfire la posizione dettata dallo stesso fondatore M5S. Il parricidio è compiuto. «Non ci riconosciamo più nel rivoluzionario di un tempo», il refrain.

Sul banco degli accusati finisce Crimi, tacciato come un dittatore, nelle chat parlamentari c’è chi parla di «operazione fascista» ma è pur vero – sottolinea un esponente dell’ala governista – che non si poteva creare un precedente. «Perché devo essere accusato io di aver tradito i principi del Movimento e chi è uscito o non è venuto in Aula deve avere la coscienza pulita?», si sfoga un altro pentastellato. Tutti contro tutti. Di Maio ha aperto la strada ai governisti ma – dice un deputato a lui vicino – «non può essere sempre lui a sbrogliare la matassa, c’è bisogno che gli altri big ci mettano la faccia». 

Per ora Conte è in silenzio, si tiene lontano dalle beghe, al Senato lo evocano un po’ tutti, scissionisti e non, con i primi che punterebbero su di lui anche qualora volesse attuare un appoggio esterno. Lezzi e Morra sono gli oltranzisti, la prima ancora pensa di concorrere per il direttorio a 5, convinta di poterlo fare in quanto espulsa dal gruppo e non dal Movimento. C’è chi sta raccogliendo una petizione per mettere in votazione la decisione dell’espulsione, altri fanno affidamento sulle divisioni interne al collegio dei probiviri (uno dei membri, Andreaola, ha chiesto che la procedura di espulsione nei confronti dei parlamentari dissidenti sia fermata fino all’elezione della nuova governance), accusano Crimi di conflitto d’interessi in quanto ne fa parte. 

Insomma, M5S è una maionese impazzita e l’immagine dello sbigottimento di chi puntava ad una mediazione è legata alla cacciata della deputata Menga, 26 anni, i vertici puntavano su di lei, la consideravano in rampa di lancio. Sul banco degli accusati pure la vicepresidente della Camera, Spadoni. Scutellà figura nell’elenco ma ha presentato un certificato medico, gli altri – da Cabras a Forceniti, da Colletti a Sarli, da Corda a Maniero – sono fuori. «Ora tocca muoversi, se Di Battista vuole darci una mano e fungere da catalizzatore è il benvenuto», spiega un deputato. Il gruppo “Alternativa” è pronto ma la verità è che ognuno sotto traccia tratta per conto proprio, mentre al Senato gli espulsi puntano a servirsi del simbolo di Italia dei Valori. L’incontro con il segretario Messina risale alla settimana scorsa. Ma, regolamento alla mano, per poter usare uil simbolo IdV e fare gruppo al Senato, dovrebbe entrarne a far parte... Pier Ferdinando Casini, unico eletto con il cartello elettorale di cui i dipietristi facevano parte. Ipotesi, ovviamente, a dir poco bizzarra. «Sono uscito dal Movimento, vivo la mia vita, non mi occupo di correnti, scissioni, nuove forze politiche. Ho solo idee diverse dalle vostre. Rispettatele senza comportarvi da infantili avvelenatori dei pozzi», taglia corto Di Battista a chi lo accusa di voler fare come Renzi con il Pd. Ma anche senza di lui lo smottamento andrà avanti. 
 

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