Restituzioni, espulsioni, nomine. Sono questi i tre nodi, da sciogliere, attorno a cui ruota il futuro del Movimento 5 Stelle. I Probiviri, organo interno di controllo del gruppo 5 Stelle, hanno infatti comunicato, in via informale, che chi non perfezionerà le dovute restituzioni che gli eletti del Movimento hanno l'obbligo di versare ogni mese, sarà espulso. La comunicazione ufficiale arriverà entro poche ore, ma la vicenda interesserà direttamente moltissimi deputati: Iorio, Lovecchio, Mariani, Rossini, Sarli, Scagliusi, Trizzino, Dessì, Pesco, Puglia e Del Grosso sono soltanto alcuni dei nomi di chi ha restituito poco o niente e rischia di essere defenestrato dal gruppo parlamentare. Un cospicuo taglio dei parlamentari operato per questioni amministrative e burocratiche che, per alcuni all'interno del gruppo, è ormai urgente e necessario. Perché «nel Movimento non si può più andare avanti in questo modo - spiega una fonte qualificata - ormai nessuno segue più le regole, è meglio dividersi». Ecco perché le prossime ore potrebbero essere caratterizzate da grandi polemiche e diatribe interne. Niente di nuovo rispetto al recente passato in casa 5 stelle.
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La vicenda restituzioni fa il paio con l'espulsione dei 45 tra deputati e senatori che hanno votato contro la fiducia al governo Draghi. E tuttavia, anche in questo caso il dibattito interno è infuocato perché c'è chi esprime con forza un certo dissenso rispetto alla decisione insindacabile dei probiviri. Lo fa, per esempio, il senatore Daniele Pesco: «Se l'idea era quella di frantumare il Movimento ci si sta riuscendo veramente bene. Chi ha votato No a Draghi non ha leso l'immagine del Movimento perché si è ispirato a principi fondanti del M5S e il voto sulla fiducia è stato, secondo me, un voto di coscienza oltre che di ubbidienza democratica al voto espresso dagli iscritti. Le espulsioni vanno bloccate, è necessario riflettere prima di compiere scelte contrarie al bene del Paese e al bene del Movimento». E in effetti, se oggi espulsioni e scissioni sembrano una necessità, già un anno fa, ai piani alti del Movimento qualcuno le auspicava come soluzione a tutte le continue e fragorose liti interne.
Ma è il nodo delle nomine, in queste ore, ad accendere il dibattito tra i governisti. Ad occuparsene sono quasi esclusivamente Vito Crimi, il presidente Fico e Riccardo Ricciardi, membro del direttivo m5s alla Camera. Le nomine date per certe negli ambienti 5 stelle sono Laura Castelli e Carlo Sibilia che sarebbero i più quotati per ricoprire un ruolo da sottosegretari. Ed in effetti gli sforzi dei 5 stelle nella trattativa si starebbero concentrando su Ministeri quali trasporti, lavoro e transizione ecologica che sarebbero «più di peso» e permetterebbero ai grillini di contare di più. Anche per la delega allo sport, contesa un po' da tutti i partiti e che sarebbe ad oggi l'equivalente di un ministero, c'è stata un'accelerazione nelle ultime ore e si fa il nome di Simone Valente del Movimento 5 Stelle, ex sottosegretario alla presidenza nel governo Conte I. Le nomine arriveranno ormai a ore, ma l'ultima parola spetterà al presidente Draghi. E mentre Luigi Di Maio, in una diretta Facebook replica velatamente alle dichiarazioni delle ultime ore dei dissidenti illustri Lezzi e Morra, si fa strada l'idea di portare le nomine dei sottosegretari nel consiglio dei ministri di questa mattina alle 9.30, convocato a palazzo Chigi. Ma una certezza resta, Conte potrà scegliere di quale Movimento 5 Stelle essere il futuro leader: se del primo governista e responsabile, o del secondo ribelle e ortodosso. Oppure la terza via sarà svuotare il Movimento 5 Stelle prendendo da tutte le correnti per formare il suo partito. Fonti qualificate dicono che quest'ultima sia la strada più percorribile per l'ex premier, uscito soltanto temporaneamente di scena, ma pronto a tornare.