C’è chi le chiama le “anime perse” del Movimento. Sono i 49 parlamentari cinquestelle immolati da Beppe Grillo sull’unico altare della coerenza pentastellata rimasto in piedi dopo il terremoto di due legislature, e cioè quello sul limite ai mandati degli eletti. Uno spauracchio ri-agitato dal comico nei giorni scorsi, consacrandolo come «luce nelle tenebre» e «antibiotico» alla casta.
Un ricambio generazionale che ora appare ingiusto a chi ne resterà vittima. E cioè a quei volti simbolo del M5S sbarcati tra Montecitorio e palazzo Madama con la gioia irridente del «Nun valete gnente» urlato da Paola Taverna ai colleghi parlamentari appena conosciuti nel 2013. I “non-politici” del “non-statuto” che ora si ritrovano alla ricerca di una non-sistemazione.
Del resto lo stesso Grillo aveva dispensato rassicurazioni a piene mani durante l’incontro con gli eletti a Roma prima della crisi di governo. «Vi trovo un altro posto» e «Non abbandono nessuno» le frasi mandate a memoria da deputati e senatori.
Ma come potrà farlo davvero? L’ipotesi delle mini-deroghe ad personam richieste da Giuseppe Conte per un manipolo di big e fedelissimi è già tramontata.
I riposizionamenti invece, con la migrazione verso Luigi Di Maio o altri lidi, al momento sembrano sospesi. E se il capogruppo Davide Crippa pare ormai out dopo le posizioni filo-draghiane espresse, i ministri come Federico D’Incà e Fabiana Dadone non è così scontato se ne vadano. I dubbiosi infatti sono in stallo. «Vediamo che dice Grillo» è il messaggio che rimbalza sulle chat in attesa di comprendere la portata della benevolenza dell’Elevato. In pochi però possono sperare in una sorta di salvacondotto.
Il presidente della Camera, Roberto Fico ad esempio, dopo l’essere stato in predicato di fare il candidato sindaco a Napoli e aver già strappato un ruolo nel Comitato di garanzia, a via Campo Marzio si vocifera di un vestito su misura da coordinatore dell’intero Sud grillino. E qualche speranza in più di un ruolo nella scuola di formazione, nutrono anche il presidente della Commissione Industria Gianni Girotto, l’ideatrice del Reddito di cittadinanza per come lo conosciamo Nunzia Catalfo (ex ministra del Lavoro), e Riccardo Fraccaro, estensore del Superbonus.
Ma sulla zattera di salvataggio non c’è spazio per tutti. Che ne sarà quindi di Vito Crimi? Il reggente “distratto” che ha salvato Giuseppe Conte dal Tribunale di Napoli, diventato celebre per aver partecipato assieme a Grillo e Roberta Lombardi a quella che resta nella storia come l’unica vera diretta streaming dall’interno del palazzo (con davanti Bersani e Letta).
E cosa invece di Laura Bottici, Carlo Sibilia, Maria Edera Spadoni, Gianluca Castaldi, Claudio Cominardi, Sergio Puglia o Alberto Airola? Torneranno ad essere rispettivamente contabile, biotecnologo (ma complottista), assistente di volo, arbitro di beach soccer, tecnico informatico, consulente del lavoro e operatore televisivo? Nessuno lo pensa davvero.
Intanto c’è anche da capire chi saranno le nuove linee che contenderanno agli eletti al primo mandato (e confermabili) un posto in Aula. Al netto dei volti noti - Conte stesso, Virginia Raggi (su cui pesano i dubbi sul terzo mandato al Comune di Roma), Chiara Appendino, Rocco Casalino e al professor Alessandro Orsini - servirà una nuova pattuglia. Se Grillo vorrebbe delle Parlamentarie, nelle ultime ore ha preso corpo l’ipotesi di un sistema «ibrido» sullo stile delle Europee 2019, quando Di Maio scelse i capilista e dal web furono pescati gli altri candidati.