Mara Carfagna, intervista al Mattino: «No al rinegoziato del Pnrr, il Sud può perdere i fondi»

Mara Carfagna, intervista al Mattino: «No al rinegoziato del Pnrr, il Sud può perdere i fondi»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 21 Settembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 22 Settembre, 07:30
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Onorevole Carfagna, da candidata di Azione-Italia Viva, ha rivendicato più volte il lavoro svolto da ministro del Sud per essere riuscita a destinare il 40% di risorse al Mezzogiorno. Ma ora il centrodestra annuncia di voler rinegoziare con l'Ue i progetti previsti: quali conseguenze comporterebbe questo per il Mezzogiorno?
«La regola è molto chiara. Se riapri il negoziato con l'Europa fermi l'erogazione dei fondi, quindi i bandi e i cantieri. Sarebbe una conseguenza pressoché automatica e ovviamente gravissima soprattutto al Sud, che rispetto al Centro e al Nord è destinatario della quota maggiore di interventi. Poi si dovrà capire quale sarà l'oggetto di questo nuovo negoziato delle destre: tagliare alcune opere per spostare altrove i fondi? Nulla è stato detto in proposito. Ai meridionali viene chiesto di firmare una cambiale in bianco: spero che non ci caschino».

Si sente rassicurata dal fatto che Salvini abbia annunciato di non voler toccare il Patto per Napoli?
«Le azioni di un eventuale governo delle destre, che peraltro non è scontato come sembrava fino a dieci giorni fa, non sono prevedibili: le loro folli promesse agli italiani valgono 180 miliardi di euro, anche se ne volessero realizzare la metà della metà dovranno rastrellare soldi ovunque.

Ogni precedente impegno è a rischio».

Più preoccupata sul versante dell'autonomia differenziata? Quali conseguenze avrebbe per il Mezzogiorno?
«La linea che propongono, prima l'Autonomia, poi il fondo di perequazione e i Livelli essenziali di prestazione è potenzialmente disastrosa. Le due cose devono andare insieme, se no diventa davvero la secessione dei ricchi. Con il governo Draghi abbiamo dimostrato che si può fare, fissando e finanziando per legge i tre Lep sugli Asili Nido, gli assistenti sociali, il trasporto scolastico degli alunni con disabilità. Abbiamo aperto una strada: l'unica praticabile per non spaccare l'Italia a metà».

Tutti hanno detto di non voler abolire il reddito, ma al massimo di modificarlo. Lei come lo cambierebbe?
«La proposta di Azione-Italia Viva è semplice. Prevede l'ingresso delle agenzie private nel meccanismo dell'offerta di lavoro e l'indicazione di un salario minimo a 9 euro l'ora. Servono segretarie, magazzinieri, saldatori? Si propone ai disoccupati una formazione specifica, e poi l'offerta di impiego vera e propria: chi rifiuta perde l'assegno. Ovviamente il sussidio resta per chi non è in grado di lavorare: un sussidio di povertà è previsto in tutti gli Stati europei, è una misura di civiltà e solidarietà».

Cosa bisogna fare per il Mezzogiorno e per Napoli? Quali misure sono più urgenti?
«Di sicuro portare a termine il Pnrr, e poi una grande opera anche simbolica, che dia l'immagine plastica della rinascita: penso alla bonifica di Bagnoli. L'abbiamo riattivata nominando Commissario il sindaco, dotandolo di poteri e risorse, azzerando il contenzioso. Ora si può e si deve fare, più rapidamente possibile».

Lei è stata ministro con Berlusconi e con Draghi. Quali le similitudini e le differenze tra i due?
«Mi perdonerà, ma questo paragone non lo faccio. Sono due storie, due epoche, due biografie imparagonabili. So solo che il Berlusconi di quell'epoca tra Draghi e Salvini avrebbe scelto Draghi».

Che scenario si prospetta il 26 settembre con il centrodestra in vantaggio secondo i sondaggi?
«Vedremo. Il palese nervosismo di Giorgia Meloni mi fa pensare che non giudichi più così scontata la sua vittoria. E invito tutti gli italiani, soprattutto quelli che temono un nuovo salto nel buio, quella quota altissima che rimpiange già il governo Draghi, ad andare a votare: riportarlo a Palazzo Chigi non è impossibile».

Il suo collegio a Napoli la vede in competizione con Di Maio, l'ex ministro Costa e la Rossi... Sfida molto complessa.
«Non ho mai misurato le mie sfide sugli avversari, non sono una che fa campagna contro. In questi 18 mesi da ministro ho fatto moltissimo per Napoli e per il Sud, chiedo fiducia, consenso, voti in nome del mio lavoro e del programma del Terzo Polo».

È la sua prima campagna elettorale da mamma. È stato difficile coniugare i due impegni?
«Ovviamente sì, ma non mi lamento. È una campagna elettorale molto breve, presto in famiglia potremo riprendere ritmi più normali». 

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