Verso Sud, Carfagna lavora per il «nuovo Mezzogiorno» ma la strada è in salita

Verso Sud, Carfagna lavora per il «nuovo Mezzogiorno» ma la strada è in salita
di Nando Santonastaso
Domenica 15 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 19:50
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Il cambio di paradigma è possibile. Visto dal Forum «Verso Sud» conclusosi ieri a Sorrento, il Mezzogiorno che da cenerentola d'Italia diventa un'opportunità per la crescita del Paese e persino dell'Europa, nella dimensione del Mediterraneo allargato, non sembra affatto una chimera. «È l'area che può dare di più e da Sorrento è emerso un Sud determinato, tenace, che non chiede privilegi e assistenza ma diritti e opportunità» dice il ministro Mara Carfagna chiudendo la due giorni da lei stessa fortemente voluta e alla fine pienamente riuscita (i complimenti di tutti gli ospiti, italiani e stranieri, sono stati sinceri e motivati). Il seme gettato a villa Zagara, in quella che è già stata ribattezzata la Cernobbio del Sud («Potrebbe essere un appuntamento annuale e quindi un giorno diventare come Cernobbio» dice il ministro) ha bisogno però di scelte, percorsi e obiettivi condivisi per germogliare davvero. Perché la strada resta in salita, al di là delle migliori intenzioni. Lo ricorda il ministro dell'Economia e del Tesoro, Daniele Franco: «Il Pil pro capite del Mezzogiorno è il 55% di quello del Centronord, al Sud si produce solo il 22% della ricchezza nazionale, la qualità dei servizi pubblici è in media molto inferiore a quella delle altre aree del Paese. E rispetto al numero di studenti che completano il ciclo dell'istruzione la differenza in negativo è di 7 punti percentuali».

C'è di che deprimersi ma Sorrento insegna che cambiare paradigma vuol dire rifiutare vecchie tentazioni. E guardare oltre. Al Pnrr, ad esempio, pur sapendo, come puntualmente ricorda anche stavolta il ministro Franco, «che non basterà a ridurre il divario». Perché funzioni meglio delle politiche di convergenza adottate finora, c'è allora bisogno di «utilizzare le risorse disponibili e fare funzionare le misure adottate», a partire dal «coordinamento dei soggetti in campo che dovranno gestire il Piano». Non sarà facile ma nemmeno impossibile. E di suo il Mezzogiorno può mettere molto, come ricorda Anna Roscio, Direttore della divisione Sales&Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo: «Il nostro Gruppo è in prima linea per valorizzare le potenzialità del Mezzogiorno, che rappresenta l'ottava area europea in ambito manifatturiero e ospita un quarto delle filiere del Paese».

Il cambio di paradigma passa però soprattutto per la crescita delle competenze. E qui il Sud, come emerge dal Libro Bianco di Ambrosetti su cui interviene Patrizia Lombardi, presidente della rete italiana delle università per lo sviluppo sostenibile, fa riflettere: «I livelli di istruzione del Sud sono ancora sotto la media nazionale ed europea dice -.

L'innovazione va bene sul piano dell'export ma produce pochissimi brevetti. Il nodo delle competenze insomma rischia di frenare il nuovo ruolo del Mezzogiorno: servono più ITS e più partnership tra gli atenei di tutta l'area mediterranea perché senza i Paesi della sponda Sud non avremo il capitale umano necessario, visto l'allarme demografico che riguarda l'Italia». 

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Ne è consapevole anche Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione: «Servono grandi investimenti in capitale umano e sociale», dice, confermando che a livello europeo si sta già discutendo di un Next Generation Eu bis per ampliare il raggio di intervento e adeguarlo alle emergenze degli ultimi mesi, il rincaro dell'energia e le conseguenze della guerra in Ucraina. Brunetta però è fiducioso sulla capacità del Sud di essere all'altezza della nuova sfida nel Mediterraneo allargato: «Con Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Mediocredito centrale abbiamo dato vita ad una grande piattaforma di assistenza tecnica straordinaria, in particolare per il Sud, per l'attuazione del Pnrr. Una super tecnocrazia che richiama l'origine della Cassa per il Mezzogiorno. Si chiama Capacity Italy e partirà dal prossimo mese. Ma l'obiettivo è di allargarla a tutta l'Europa del Mediterraneo perché i 9 Paesi che ne fanno parte hanno avuto risorse ingenti per le transizioni digitale e green e per istruzione e ricerca». L'Italia in sostanza si candida ad un ruolo strategico per l'attuazione e il supporto al Next Generation Eu di tutta l'area, puntando a diventare un hub di formazione attraverso la Sna, la Scuola nazionale di amministrazione guidata da Paola Severino che ha sede nella Reggia di Caserta e si occupa dei rapporti con i Paesi Mena (Medioriente e Nord Africa). «È l'ora di abbandonare le pigre soluzioni che cercano di mettere una toppa ai problemi. Il soluzionismo senza visione non serve più», sottolinea opportunamente Bernardo Mattarella, Ad di Mediocredito centrale.

 

Naturalmente le emergenze del momento inducono alla prudenza. E tra esse la guerra in Ucraina è sicuramente la più angosciante, fino al punto da far temere conseguenze pesantissime per il blocco dell'export di grano, come spiega il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. «Noi lavoriamo per la pace, le sanzioni servono a portare Putin al tavolo» ribadisce in videocollegamento dalla Germania il ministro degli esteri Luigi Di Maio. Che conferma la linea scelta dal governo italiano per sganciarsi il prima possibile dal gas e dal petrolio di Mosca: «Dobbiamo mirare alla diversificazione di fonte energetiche e non dobbiamo perdere di vista tutte le partnership che possiamo fare nel Mediterraneo per quanto riguarda le energie rinnovabili». «Abbiamo concordato una linea europea comune per l'acquisto e lo stoccaggio di gas, poi abbiamo lavorato a un piano di sicurezza energetica dell'Italia che guarda necessariamente a paesi come Algeria, Angola, Congo e tutti quei paesi africani con cui stiamo lavorando, ma anche ad altre aree di questo Mediterraneo allargato. Abbiamo in alcuni casi firmato nuove partnership energetiche che ci permettono di diversificare le fonti di approvvigionamento». 

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