«Alcune Regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». L’affondo di Mario Draghi, con il consueto tono sommesso ma deciso, arriva all’inizio del discorso che pronuncia in Senato in vista del Consiglio europeo di oggi e domani.
In tempo di pandemia Draghi si dice «pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni il successo sarà pieno» e possibile se si fa come «il Regno Unito». «Quello che abbiamo da imparare - aggiunge - è che una volta che abbiamo una logistica efficiente, e l’abbiamo, con meno requisiti formali e con un maggior pragmatismo» si va più veloci.
Proprio in nome di quella collaborazione e della necessità di trasparenza che il presidente del Consiglio annuncia che «il governo renderà pubblici tutti i dati sul sito della Presidenza del Consiglio, regione per regione, categoria di età, per categoria di età.
Draghi rivendica anche il cambio di passo rispetto al precedente esecutivo che si era concentrato più sulle “primule” che sulla campagna vaccinale: «Nelle prime tre settimane di marzo, la media giornaliera delle somministrazioni è stata di quasi 170 mila dosi al giorno, più del doppio che nei due mesi precedenti». Questo è avvenuto nonostante il blocco temporaneo delle somministrazioni di AstraZeneca», «ma il nostro obiettivo è portare presto il ritmo di somministrazioni a mezzo milione al giorno». In questo quadro di comprende il ruolo cruciale che ha l’Europa nel piegare alcune case farmaceutiche al rispetto degli impegni. Ed è qui il motivo principale del summit a distanza dei Ventisette. «In sede europea, dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali», sostiene il premier che poi chiede all’Unione Europea di far «pieno uso» di tutti gli strumenti disponibili, «incluso il Regolamento Ue per l’esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio».
L’esigenza di costruire una «filiera» europea che renda i Ventisette non vulnerabili dalle decisioni «che vengono dall’esterno», si accompagna all’iniziativa assunta dal governo per avviare una produzione nazionale del vaccino. Perché sui vaccini «il coordinamento europeo va cercato e bisogna far di tutto per rafforzarlo, se poi non funziona vanno trovate altre strade», ammonisce pragmaticamente il premier.