Da Mastella la chiamata per le «truppe» di centro: apre a Renzi, no a Salvini

Da Mastella la chiamata per le «truppe» di centro: apre a Renzi, no a Salvini
di Valentino Di Giacomo
Domenica 5 Giugno 2022, 07:56
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«Le coalizioni dormono negli stessi letti, ma fanno sogni diversi». Clemente Mastella rilancia il progetto di un grande centro in vista delle prossime elezioni politiche nazionali e lo fa con una convention in grande stile riempendo in ogni ordine di posto la sala Newton di Città della Scienza a Napoli con pullman in arrivo da tutta la Campania e da altre regioni meridionali. L'evento segue quello di Roma dello scorso dicembre al teatro Brancaccio, lì dove al debutto della nuova sigla Noi di centro, l'ex guardasigilli voleva rilanciare la «Margherita 2.0». A Napoli la Margherita raddoppia e l'ex partito rutelliano dovrà diventare - negli auspici del sindaco di Benevento - «4.0». L'obiettivo resta però sempre lo stesso: «Voglio rompere le scatole ad un bipolarismo ormai storpio», annuncia chiedendo una nuova legge elettorale in senso proporzionale per rendere più facile l'aggregazione delle sigle centriste.

Al fianco di Mastella c'è la compagna di vita e di politica, la senatrice Sandra Lonardo. Ma soprattutto ci sono il coordinatore nazionale di Italia al Centro, Gaetano Quagliariello - che ha già avviato una reunion con Cambiamo, il partito di Giovanni Toti - e la renziana di Italia Viva, Annamaria Parente, presidente della commissione Sanità del Senato. Ed è proprio Matteo Renzi il primo nome che pronuncia Mastella pensando a chi possa riaggregare la galassia centrista: «Matteo - dice l'ex ministro della Giustizia - deve fare meno tattica e scegliere. Ha detto che ci sta pensando, gli ho parlato». Chiede una prova di coraggio, a sinistra come a destra: «Ognuno esca allo scoperto, anche Mara Carfagna e Mariastella Gelmini». E, citando le due ministre di Forza Italia, Mastella spiega che «dopo il Covid e dopo la guerra avremo disuguaglianze sociali ed economiche impressionanti». Poi, quando nel corso del dibattito gli editorialisti di Mattino e Corriere della Sera, Massimo Adinolfi e Marco Demarco, gli chiedono cosa accadrebbe se invece la legge elettorale non cambiasse, Mastella spiega: «Nel caso siamo pronti anche a presentarci da soli, ma comunque - ve lo metto per iscritto - con questa legge elettorale, al Senato, nessuna coalizione avrà la maggioranza».

La convention di Mastella: «Romperemo le scatole al bipolarismo»

Di certo Mastella non chiede di essere lui a guidare il rassemblement in salsa centrista: «Che sia Renzi o Toti non importa, scegliamo colui che sia in grado di portarci più voti».

E quando gli viene chiesto di Pierferdinando Casini: «Sarebbe stato e potrebbe essere un eccellente presidente della Repubblica, credo lui non abbia adesso la voglia di girare l'Italia a pescare voti». Non viene chiusa la porta al leader di Azione Carlo Calenda, «semmai le riserve - viene spiegato da Mastella - sono dall'altra parte. Calenda dice che è contro il Movimento 5 Stelle, ma è contro Renzi, la sua è una politica vanitosa, ha avuto anche un buon risultato alle elezioni comunali di Roma prendendo il 20 per cento, ma poi è rimasto isolato, vuole fare il pariolino».

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Arriva poi il sondaggista Antonio Noto per mandare in visibilio la platea e, soprattutto, il parterre dei relatori. «C'è voglia di centro e - sottolinea Noto - se oggi le forze centriste riuscissero ad aggregarsi potrebbero raggiungere un risultato a doppia cifra, si può arrivare al 18 per cento». Sul palco arriva poi il presidente dell'Unione industriali napoletana, Costanzo Jannotti Pecci. Una testimonianza per chiedere alla politica «più infrastrutture al Sud, ma soprattutto - con i fondi del Pnrr in arrivo - di coinvolgere maggiormente i corpi intermedi della società puntando sul partenariato pubblico/privato». Come più coinvolgimento chiede pure la segretaria di Cisl Campania, Doriana Bonavita. Mentre da mesi infuria il dibattito su una possibile piattaforma da costruire per consentire al premier Mario Draghi di proseguire la sua opera a Palazzo Chigi, Mastella la pensa invece diversamente. «Ho grande stima per Draghi che farei senatore a vita per quello che ha fatto come servizio al Paese, ma la politica deve tornare a fare la politica. Draghi viene da un mondo diverso e la guida del governo deve avere una responsabilità politica, non tecnica». Se la pandemia e l'invasione dell'Ucraina hanno cambiato completamente anche la società italiana, per Mastella serve quindi un cambio di paradigma anche a livello parlamentare. «Il mio appello - spiega - è fatto a tutti quelli che hanno idee di centro e che vogliono creare qualcosa di diverso, che sono atlantisti, italiani fino in fondo, che vogliono recuperare la dimensione del Sud, risolvere i problemi degli italiani».

Stoccate ne ha per il leader della Lega: «Con Salvini - dice Mastella - la vedo un po' dura, abbiamo modi opposti di ragionare. Uno che fa politica ogni tanto deve fermarsi, se uno corre sempre non riesce neanche a pensare. Se si fosse fermato anziché giocare e fare politica estera a moscacieca, senza avere la possibilità di avere qualche risvolto serio, avrebbe creato meno problemi». Ma parole al curaro arrivano anche per il Pd: «Non vince un'elezione dal 2006, ora Letta dice che qualunque sarà la legge elettorale sarà comunque alleato con il Movimento 5 Stelle, ma come si fa a stare insieme se uno è per l'invio delle armi in Ucraina e Conte no?». La sfida per disaggregare le attuali coalizioni è solo all'inizio, le prove di grande centro possono continuare.
 

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